BASILEA – La fiera d’arte svizzera, con i suoi 291 espositori, si conferma appuntamento di grande interesse per il collezionismo italiano ed internazionale. Fra le corsie vediamo girare collezionisti di tutto il mondo, intenti a valutare le opere esposte, di cui alcune di notevole pregio. Fra queste spicca lo splendido Basquiat esposto dalla galleria Levy Gorvy di New York. “Si tratta di un’opera di grande valore storico del 1992, proveniente dalla galleria svizzera di Bruno Bischofberger. Per l’occasione Basquiat – la cui fama in quegli anni stava aumentando esponenzialmente – mischia i tag provenienti dalla strada con la citazione dei capolavori della storia dell’arte, fra cui la Monna Lisa di Leonardo, in un tentativo di nobilitazione della street art da cui proveniva”, ci spiega Emilio Steinberger, partner della galleria. L’opera, che è un collage in una cornice di canna di bamboo, è in vendita per 17.5  milioni di dollari.

La fiera di quest’anno propone un’ampia rassegna dei maestri dell’arte americana (da Lichtenstein, a Gagosian a Rauschenberg alla Pace Gallery), inglese (Allen Jones, Joe Tilson, Eduardo Paolozzi, Hazlitt Holland Hibbert) ed europea. Fra gli stand della fiera si nota un’ampia gamma di opere di Picasso. Fra i numerosi lavori presentati dalle gallerie spicca quello esposto da Di Donna: si tratta di un autoritratto, intitolato Tête, del 1972. Notevole è poi la raccolta di disegni di Egon Schiele e di Gustav Klimt alla Gallerie St. Etienne, con prezzi “abbordabili” per il mercato, a partire dai 20mila euro. Fra le opere più belle, infine, si nota una testa di George Condo (The Actress, 2018) artista americano fra i classici del contemporaneo da Skartestedt, un’opera quotata oltre il milione di dollari. Fra le stelle al livello di prezzo, gli artisti del gruppo Gutai (a cui ampio spazio era stato dedicato dalle ultime edizioni della fiera: quest’anno sono un po’ meno rappresentati). Fra gli stand spicca un’opera di Sadamasa Motonaga alla galleria Natalie Seroussi.

Dal punto di vista dell’arte nostrana, in fiera c’è fiera una cospicua presenza italiana, sia in gallerie italiane e straniere. L’artista italiano al centro dell’attenzione generale quest’anno è Alberto Burri, di cui Tornabuoni espone un nucleo di otto Plastiche, nere, trasparenti e rosse, realizzate tra il 1962 e il 1965. A Burri è anche dedicato uno spazio all’interno della sezione Unlimited, realizzato dalla galleria Luxembourg & Dayan in collaborazione con la Fondazione Burri di Città di Castello, in cui trovano posto otto Cellotex neri, risalenti agli anni ’80. Il secondo artista italiano più amato è certamente Lucio Fontana: la galleria di Karsten Greve espone alcune sue splendide ceramiche e il classico Morandi: di lui una piccola tela del 1952, Fiori, è in vendita per 680mila euro. Tega propone una selezione di opera esposte alla Biennale di Venezia del 1968: oltre ai classici di Fontana e di Burri, espone anche artisti nostrani meno popolari meno noti al grande pubblico, come Osvaldo Licini. Rudolf Stingel – meno presente degli anni passati – è rappresentato da un’opera, (Untitled del 2004, alla galleria Mnuchin gallery) in vendita per 3,6 milioni di dollari.

Alberto Burri, Rosso Plastica.

L’altro artista italiano che nell’edizione 2018 gode di grande attenzione è Kounellis, membro significativo dell’Arte Povera italiana, morto l’anno scorso. La galleria Antony Meier di San Francisco espone un nucleo rilevante di opere degli anni ’60, con cifre da capogiro: un’opera che rappresenta un’elegantissima rosa nera viene proposta che 5,5 milioni di dollari, con una splendida rosa nera su tela, di notevole bellezza e rarità. Alla galleria zurighese Gmurzynska, invece si fa notare una splendida opera in bronzo di Francesco Vezzoli, omaggio a Boccioni e alle sue Forme uniche di continuità nello spazio: l’artista bresciano ha messo alla celeberrima scultura in bronzo un paio di ammiccanti tacchi a spillo.

Per tornare alle gallerie internazionali di maggiore spicco, segnaliamo fra le proposte fieristiche più interessanti lo stand della Metro Pictures di New York, coraggiosamente monografico, omaggio al grande maestro dell’arte americana Robert Longo, i cui lavori giganteschi in carboncino bianco e nero offrono un punto di vista drammatico sul tema dell’immigrazione. Infine, fra gli stand più belli quello della galleria tedesca Spruth Magers, che espone una bellissima pittura di George Condo (Green and Purple Head Composition, 2018), assieme a una foto gigantesca di Andreas Gursky e un’opera altrettanto grande di Barbara Kruger (Untitled, I win you lose, 2017). Nella Sezione Features una novità interessante è lo stand della galleria Richard Saltoun dedicato a Helen Chadwick, artista influente sulla scena inglese morta a soli 42 anni: i suoi Piss Flower in gesso di carattere corrosivo e femminista hanno ispirato la YBA al femminile degli anni ’80.

La sezione Unlimited è sempre molto interessante con opere fuori misura destinate ai musei e alle grandi collezioni. Fra tutte spicca l’opera del giovane Sam Moyer, che fonde pittura e scultura in un’unica tavola astratta; la scultura di fragilità immateriale di Lygia Pape, artista brasiliana, che modernizza alla luce della sua sensibilità la tradizione modernista brasiliana. Fra i fotografi è senza sbavature invece il lavoro  di ricerca sociologica di Mikheal Subotzkzy & Patrick Waterhouse, sull’edificio di Ponte City in Johannesburg e le storie dei suoi abitanti. Infine molto toccante è il video di Richard Mosse dedicato all’immigrazione (Incoming, 2016, un video in hd in tre canali, con sound surround), in cui le tecnologie della fotografia di guerra sono funzionali alla drammatizzazione del racconto di un viaggio di immigrazione.

Non mancano i grandi classici del contemporaneo come Ai Wei Wei, Lee Ufan, Dan Graham, Richard Long, Francis Alys e Rashid Johnson, la cui spettacolare installazione, con un pianista che suona nascosto all’interno di un giardino, attira costantemente l’attenzione del pubblico. Grande spazio, per finire, è dedicato a Daniel Buren dopo il successo della spettacolare installazione alla Fondazione Louis Vuitton di Parigi nel 2016: la sua opera Una cosa tira l’altra, una rozza impalcatura di 8,7 metri sulla quale ha applicato la sua celebre pittura a strisce adesive, tuttavia a nostro modo di vedere non centra l’obiettivo di interpretare in modo originale lo spazio.

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