“Per me è importante evolvere nel tempo. Mi piacciono le sfide e mi stanco a fare sempre le stesse cose“, racconta Brad Pitt. Da star di Hollywood, da tempo ha ormai intrapreso una carriera di successo come produttore e investe in business in cui crede. Agli ultimi Oscar ha premiato l’attrice Yoon Yeo-jeong, prima coreana a vincere la statuetta, per il bellissimo Minari (adesso nelle sale italiane), da lui anche prodotto. Quest’ultimo era già stato il vincitore del premio della giuria e del pubblico al Sundance Film Festival 2020 ed era candidato a ben sei Oscar. L’anno scorso Pitt aveva vinto l’Oscar come attore non protagonista per C’era una volta a… Hollywood di Quentin Tarantino.
“Fa sempre piacere ricevere un riconoscimento, anche se l’importante è non fermarsi mai, continuare a lavorare con la stessa passione e lo stesso interesse”, ha affermato. “Non c’è mai un punto di arrivo per me. Quando mi stancherò di recitare, forse non mi vedrete più e me ne starò dietro le quinte. Al momento, però, ci sono ancora storie che continuano ad appassionarmi”.
Brad Pitt ha fondato la casa di produzione Plan B Entertainment nel 2001 assieme a Jennifer Aniston, allora sua moglie. Prima Brad aveva avuto una relazione con la collega Gwyneth Paltrow e aveva conosciuto Jennifer grazie a un incontro organizzato dai loro rispettivi agenti. Brad ha acquistato interamente Plan B Entertainment dopo il divorzio da Aniston, nel 2005. Come produttore ha avuto, fin dal principio, un successo strepitoso. I suoi primi film nella nuova veste furono La fabbrica di cioccolato e Troy, entrambi capaci di incassare quasi mezzo miliardo di dollari al botteghino. The Big Short, in cui ha anche recitato, ha guadagnato in tutto il mondo 133,3 milioni di dollari e ottenuto cinque nomination agli Oscar. War Machine fu acquistato da Netflix per 60 milioni di dollari. Altri film di successo sono stati The Departed di Martin Scorsese, vincitore dell’Oscar come miglior film, Mangia prega ama, Lost City of Z e Moneyball, per il quale Pitt è stato candidato come migliore attore. Brad tiene a produrre progetti ambiziosi e artistici, tra cui 12 Years a Slave, per cui ha vinto l’Oscar come miglior film in qualità di produttore, Selma, Moonlight e The Last Black Man in San Francisco.
Malgrado il divorzio del 2016 dalla seconda moglie, l’attrice Angelina Jolie, con cui aveva creato la Jolie-Pitt Foundation (che nel 2019 è stata valutata 41 milioni di dollari), i due sono ancora comproprietari di una cantina della famiglia Perrin di Château de Beaucastel in Châteauneuf-du-Pape. Qui, in Francia, avevano acquistato una dimora (Pitt è molto attivo anche negli investimenti immobiliari): il Château Miraval, in Provenza. Nell’autunno 2020, gli ex coniugi hanno lanciato il rosé champagne Fleur de Miraval. Brad vi ha lavorato personalmente, con la famiglia Péters, in un progetto che è durato cinque anni. Già nel giugno 2019, una bottiglia magnum di Miraval era stata venduta a un’asta di beneficenza per 3mila dollari, mentre il loro rosé è stato servito al party della premiere di C’era una volta a… Hollywood. “Dopo il successo del nostro Miraval in Provenza, volevo creare un marchio di champagne rosé”, ha spiegato alla presentazione delle prime bottiglie. “Abbiamo concentrato tutti i nostri sforzi su questo colore, con un risultato, a mio avviso, spettacolare”.
Un altro interesse di Brad Pitt è l’energia pulita, che considera il futuro. Ha investito così in Industrial Heat, una società di energia da fusione fredda. Tra le sue passioni personali ci sono invece i superyacht e le edizioni limitate delle motociclette Ducati. Pitt è anche testimonial per gli orologi Breitling e gli abiti Brioni. Al cinema sarà presto in Babylon, il nuovo film del premio Oscar Damien Chazelle (Whiplash, La La Land), in uscita nel 2022, e in Bullet Train di David Leitch (John Wick, Atomica bionda). Tra i suoi prossimi film da produttore, a giugno 2021 uscirà Kajillionaire e nel corso dell’anno sarà disponibile su Netflix Blonde, sulla vita privata di Marilyn Monroe.
Da tempo lavora per lo più come produttore. Le piace più che recitare?
Ho sempre pensato che recitare sia qualcosa che si fa soprattutto quando si è più giovani, anche se, con le piattaforme digitali, vengono realizzate sempre più storie, film e serie tv e lo spettro dei ruoli si è allargato a tutte le età. Per questo recito ancora, se il progetto mi appassiona. In generale, mi è sempre piaciuto essere molto impegnato. In questo periodo preferisco spesso stare dietro la macchina da presa, perché come produttore fai parte di un team che porta la storia sullo schermo. Posso scegliere progetti ambiziosi, magari perfino difficili da realizzare, in cui gli altri non si sentono di investire, ma in cui io credo.
Come decise di dedicarsi al cinema?
Mi sono sempre piaciute le storie e i film. Ricordo ancora i film di Clint Eastwood e Godzilla, che vidi da ragazzo nei drive in della mia città. Quando ero un ragazzino, mi piaceva La febbre del sabato sera. Crescendo, poi, mi appassionarono Qualcuno volò sul nido del cuculo e Il dottor Stranamore. Tra i film in cui ho recitato o che ho prodotto, mi sento molto legato a L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford. Mi resi conto che volevo essere un attore solo due settimane prima della laurea, perché non vedevo altri sbocchi lavorativi. Amavo recitare, ma non sapevo se potesse diventare una professione seria, che mi permettesse di mantenermi finanziariamente.
Prima di sfondare come attore a Los Angeles ha fatto diversi lavori: ha indossato costume da pollo per fare pubblicità alla catena di fast food El Pollo Loco, è stato autista e traslocatore.
Sì, sono stato autista di limousine per un periodo, per finanziare le lezioni di recitazione. Impiegai oltre sette mesi per trovare un agente. Lavorare in settori diversi mi permise di entrare in contatto con tanti aspetti dell’esistenza, mi insegnò a conoscere l’umanità e a diventare un attore e un uomo migliore. Quando si lavora come produttore si deve prevedere un budget e rendersi conto di tutti gli aspetti, compresi i costi, della realizzazione di un film: queste esperienze sono state molto utili per darmi un senso pratico e concreto, oltre che artistico e creativo. Sono convinto, poi, che il lavoro si impari sul campo.
Nell’era delle piattaforme digitali, come vede il futuro del cinema? Pensa che si debba investire sempre di più nelle nuove tecnologie anche in campo artistico?
Sono contento che le opportunità di lavoro si siano allargate a tanti sceneggiatori, registi e attori emergenti. Mi piace produrre anche per questo: voglio prendere parte attiva a questa evoluzione del cinema e sono molto curioso di esplorare tutti i nuovi canali per raggiungere un pubblico sempre più vasto.
Ha detto di essere diventato attore quasi per caso. A quale altra professione pensava?
In principio studiai giornalismo e arte all’università del Missouri. Pensavo di diventare un art director nel campo pubblicitario. L’architettura è un’altra mia grande passione, fin da quando ero ragazzo. Ho considerato sempre il cinema, invece, come uno strumento di insegnamento, un modo per imparare, poter essere parte di idee e storie. In principio, non era nell’elenco delle prospettive di lavoro a cui avevo pensato, ma, quando ho compreso che avevo talento e che potevo farcela, ho deciso di cogliere l’opportunità.
Nel 2017 ha fondato la Make It Right Foundation per ricostruire le abitazioni distrutte dall’uragano Katrina, investendo in parte anche il suo stesso denaro. Seppure ci siano stati diversi problemi durante questa costruzione, lei ha sempre tenuto a dire che voleva un progetto di edilizia sostenibile.
Avevo promesso agli abitanti del distretto di Lower Ninth Ward di New Orleans che li avrei aiutati a ricostruire le loro case. Mantenere la parola era importante per me. E già da anni promuovevo il green housing: ritengo da sempre che l’edilizia debba essere integrata con l’ambiente circostante in un perfetto equilibrio.
Da dove è nata la sua passione per l’ambiente?
Sono cresciuto nella natura e ho imparato ad amarla fin da bambino (è nato in Oklahoma ed è cresciuto a Springfield, in Missouri, primo di tre figli, padre proprietario di una compagnia di camion e madre avvocato. Da teenager praticava nuoto, tennis e golf, ndr). I paesaggi che ho nella memoria di quel periodo sono un miscuglio della “terra di Mark Twain”, di Jesse James e del mio personaggio nel film In mezzo scorre il fiume, diretto da Robert Redford. Ero circondato da colline, laghi e fiumi. Mi sento sempre bene quando sono immerso nella natura e penso sia un bene incredibile, che l’umanità dovrebbe tutelare e proteggere con tutte le forze.
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