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Tim Cook, 750 milioni di dollari per festeggiare i 10 anni da ceo di Apple

Cinque milioni di azioni, vendute per più di 750 milioni di dollari: così Tim Cook ha festeggiato i dieci anni da amministratore delegato di Apple. L’entità del premio, previsto dall’accordo stipulato al momento della nomina, è stata stabilita in base all’andamento in Borsa di Apple negli ultimi tre anni, confrontato con quello di altre società dell’indice S&P 500.

Come si legge in un documento depositato alla Securities and exchange commission (Sec), l’ente federale statunitense che vigila sulla Borsa, Cook avrebbe ottenuto il massimo numero di azioni se il titolo avesse fatto meglio dei due terzi di quelli che compongono l’indice. Un traguardo ampiamente raggiunto: Apple, con una crescita del 191,8% nel triennio, è risultata 13esima su 442 società. Nel corso dei dieci anni sotto la guida di Cook, il titolo di Apple è salito del 1.200%.

Quanto vale il patrimonio di Tim Cook

Quello appena incassato da Cook era l’ultimo pacchetto di azioni previsto dal contratto siglato dieci anni fa. Nel 2020, tuttavia, l’ad ha firmato un altro accordo, che prevede l’assegnazione di ulteriori premi azionari fino al 2026.

Forbes stima il patrimonio di Cook in 1,4 miliardi di dollari. Come scrive la Bbc, “nel 2015 Cook ha dichiarato che avrebbe donato la sua intera fortuna prima di morire, ed è noto come abbia destinato decine di milioni di dollari alla beneficenza”. L’ultima donazione da circa 10 milioni di dollari, attestata da altri documenti della Sec, è avvenuta la scorsa settimana. Nell’occasione, Cook non ha indicato la destinazione, anche se “in più occasioni ha parlato delle sue preoccupazioni legate a questioni come l’Hiv e l’Aids, il cambiamento climatico, i diritti umani e l’uguaglianza”.

Dieci anni da ceo

Cook, già chief operating officer di Apple ed ex dirigente di Compaq, Intelligent electronics e Ibm, diventò amministratore delegato il 24 agosto 2011, dopo che Steve Jobs si dimise a causa della malattia che lo avrebbe portato alla morte nell’ottobre successivo.

In occasione del decennale dell’avvicendamento, molte testate hanno stilato bilanci della gestione di Cook. Cnet ha riassunto il tutto in tre “più”: più politica, più prodotti, più ambizione. “Dieci anni fa, era inusuale vedere un dirigente dell’industria tecnologica scambiare parole che non fossero convenevoli con un leader mondiale”, si legge nell’articolo. “Poco dopo avere dichiarato la propria omosessualità, tuttavia, Cook cominciò a esporsi su molte questioni legate ai diritti umani”. Scrisse infatti “un articolo uscito sul Washington Post, in cui affrontava il problema della discriminazione contro gay, lesbiche, bisessuali e transgender”. Durante l’amministrazione Trump, Cook è stato più volte critico nei confronti del presidente. “Ma è stato anche astuto”, prosegue lo stesso articolo, “tanto da partecipare a vertici con Trump e da invitarlo addirittura a visitare lo stabilimento in cui vengono prodotti i MacPro a Austin, in Texas”.

La società da 2.400 miliardi

Sul piano economico, Cook guida la società con la più alta capitalizzazione di mercato al mondo: più di 2.400 miliardi di dollari, contro i 2.240 di Microsoft e i 1.890 di Alphabet. “Apple vale più del petrolio”, ha sintetizzato The Verge, “ed è perché Tim Cook ha plasmato con cura la catena di fornitura in tutto il mondo, tramite contratti con produttori come Foxconn”.

“Cook, di fatto, svolgeva il ruolo di ceo già prima di assumere la carica in via ufficiale”, ha scritto invece la Cnbc. “La differenza tra i dati dell’ultimo trimestre prima della sua nomina e quelli dell’ultimo trimestre per cui sono disponibili le cifre, però, dimostrano quanto Apple sia cresciuta”: da 28,5 a 81,4 miliardi di dollari.

Secondo un analista citato dalla Cnn, “quello tra Jobs e Cook è stato forse il passaggio di consegne di maggiore successo nella storia delle multinazionali. Apple aveva bisogno di una cheerleader e di un politico, più che di un fondatore stressato che voleva controllare tutto. Si trattava di conservare un impero, non di costruirlo”.

I critici di Tim Cook

Nei suoi dieci anni al vertice, Cook è stato tuttavia attaccato per la gestione di alcune controversie. “Una delle questioni più critiche è quella delle continue accuse di condotte anti-competitive legate all’App Store, mirate a mantenere il monopolio del mercato delle app”, scrive Fox Business. Le accuse sono arrivate sia dalle autorità statunitensi, sia da quelle europee.

Negli ultimi anni, Apple ha dovuto pagare centinaia di milioni di dollari per il cosiddetto Batterygate, ossia per avere rallentato di proposito i vecchi iPhone. L’accusa era di avere peggiorato le prestazioni dei dispositivi per indurre i consumatori ad acquistarne altri. La società sosteneva invece di volere preservare le batterie dei telefoni.

Due anni fa Apple si è dovuta scusare per avere permesso ai dipendenti di alcune aziende di ascoltare i messaggi vocali degli utenti a Siri. Diversi dipendenti, come ricorda Cnet, hanno accusato inoltre l’azienda “di avere gestito in modo scorretto questioni di sessimo, razzismo e altre problematiche”. Sul sito web che raccoglie le loro testimonianze si legge che “è tempo di pensare diversamente”, citazione della storica campagna pubblicitaria Think different della stessa Apple.

Poche settimane fa un articolo di Forbes ritornava anche su una delle decisioni più criticate di Cook: quella di non incontrare Elon Musk per discutere di una possibile acquisizione di Tesla. Una scelta che “potrebbe essere costata all’azienda 640 miliardi di dollari”.

Il vigile e il visionario

Sul piano personale, alcuni hanno contestato a Cook di non possedere la stessa genialità del suo predecessore. Nel 2016 l’analista e critico Bob Lefesetz scriveva: “Tim Cook deve essere rimpiazzato. Apple non ha bisogno di un vigile urbano che dirige il traffico, ma di un visionario. L’esecuzione è importante, ma viene dopo l’ispirazione. Non bisogna mai dimenticare che ciò che più conta è l’idea”.

Fu del resto lo stesso Jobs a esortare il suo successore a lavorare secondo le sue idee, anziché tentare di imitarlo. “Uno degli ultimi consigli che mi diede”, ricordò Cook nell’ottobre 2011, in una cerimonia per commemorare il fondatore di Apple, “fu di non chiedermi mai che cosa avrebbe fatto lui. ‘Fai semplicemente quello che ritieni giusto’, mi disse”.

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