L’Italia è tra i paesi europei con le più elevate disuguaglianze. Nel 2020 è anche quello che ha il calo più elevato nel tasso di attività femminile (persi quasi 2 punti a fronte di una sostanziale stabilità nella media Ue). Ma uno dei dati più allarmanti è che nel nostro Paese il 23% dei giovani tra i 15 e i 29 anni è Neet (Neither in Education or in Employment or Training), cioè non studia, non lavora e neanche lo cerca. Sono questi i dati più rilevanti e allarmanti che emergono da I Colori dell’Inclusione. Valorizzazione del sociale, il Rapporto sulle nuove fragilità e su buone pratiche di innovazione sociale presentato da Intesa Sanpaolo. Si tratta di una ricerca sulla solidarietà post Covid-19 (realizzata dalla Direzione Studi e Ricerche con Ipsos) che analizza la situazione socio-economica del Paese con l’obiettivo di supportare la programmazione delle iniziative sociali della banca.
Un punto di partenza per contrastare le disuguaglianze
Il rapporto I Colori dell’Inclusione rappresenta uno strumento di analisi e approfondimento su alcuni aspetti significativi del mondo del sociale ma anche di raccolta delle migliori prassi attivate dai differenti soggetti che operano nel settore, in Italia e all’estero. Rappresenta inoltre un’importante chiave di lettura dell’impegno della Banca per la definizione di iniziative di solidarietà e inclusione che puntano a contrastare le disuguaglianze. Obiettivo del lavoro di analisi e sistematizzazione dei trend è costituire uno strumento funzionale alla progettazione di attività sociali, consentendo inoltre di individuare interventi per l’inclusione in coerenza con le sei missioni del Pnrr. Il documento si compone dell’analisi di 14 aree tematiche collegate all’emergere delle fragilità nel Paese: transizione ecologica e circular economy, digital inclusion, persone con disabilità, housing sociale, inserimento lavorativo, agricoltura sociale, terza età, dipendenza, violenza di genere, povertà infantile, beni confiscati, riqualificazione delle periferie, ripopolamento aree disabitate, valorizzazione dei beni culturali.
La forza del Terzo settore il contributo dei privati
Il Terzo settore rappresenta un patrimonio inestimabile per la società italiana, da tutelare e valorizzare anche alla luce del ruolo prezioso che può svolgere nel sostegno alle famiglie in difficoltà e, più in generale, nella tenuta del Paese. Ma la solidarietà non è territorio esclusivo del Terzo settore ed è sempre più importante il ruolo dei privati nella co-progettazione e nell’individuazione, insieme ai soggetti non profit, di obiettivi e soluzioni.
“Ci siamo posti il tema di non essere solo dei filantropi come siamo sempre stati, ma dei progettisti in ambito sociale – è il commento di Elena Jacobs, responsabile valorizzazione del sociale e relazioni con le università di Intesa Sanpaolo – e per essere dei progettisti bisogna conoscere la realtà. Quindi abbiamo iniziato a studiare quelle che sono le fragilità dei territori del nostro Paese. Abbiamo preso tutti i dati pubblici, abbiamo aggregato il senso e abbiamo provato a interpretarli e leggerli con intelligenza. Così è nato I colori dell’inclusione, un documento che aiuta le nostre persone ad individuare le priorità, aree di assoluta urgenza di intervento. Questo ci consente di interpretare in modo concreto la nostra progettualità”.
Cosa fare per ridurre le disuguaglianze
Ma quali sono le azioni chiave per affrontare la questione nella maniera più efficace e concreta possibile? Innanzitutto è fondamentale favorire incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro: a novembre 2021 – giusto per definire l’ampiezza e la profondità della divaricazione – erano attesi 464.950 ingressi nel mondo del lavoro, di cui ben il 39% di difficile reperimento. Questo vuol dire dito puntato sulle strutture di formazione e accademiche che non sono probabilmente in sintonia con le esigenze del mercato del lavoro.
Un altro elemento chiave per una reazione efficace è agire in maniera rapida e illuminata nella gestione del Pnrr italiano (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), considerato un’opportunità unica e irripetibile, anche per ridurre le diseguaglianze sociali. Considerate le risorse finanziare messe a disposizione.
Un altro elemento rilevante per rendere efficaci gli interventi di contenimento e rilancio è legato proprio al ruolo delle imprese private che – come Intesa Sanpaolo – stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante nel supportare il terzo settore.
Intesa SanPaolo, in questo senso, è il primo gruppo bancario in Italia nella gestione di fondi etici e ESG, con una quota di mercato del 22,8% (30,4% con il contributo di Ubi Banca).
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