Banca Mediolanum non è in vendita e non pensa a lasciare la Borsa. In un’intervista rilasciata a Reuters, Massimo Doris, figlio del fondatore Ennio e amministratore delegato della banca dal 2008, spiega che Mediolanum vuole continuare a crescere da sola, non ha bisogno di capitali ma resta in borsa perché la quotazione rende più autorevoli e credibili.
Una scelta in controtendenza rispetto a quella fatta da alcune grandi famiglie imprenditoriali italiane che hanno deciso quest’anno di lasciare Piazza Affari: i Della Valle hanno lanciato un’offerta su Tod’s, mentre i Benetton acquisteranno le quote non possedute in Atlantia.
La decisione, come spiega Doris, non viene dalla necessità di finanziarsi sul mercato o di fare fusioni, ma deriva da una visione che era condivisa anche da Ennio Doris, fondatore dell’istituto bancario. “Ritengo – e lo riteneva anche mio padre – che essere quotati significhi essere di più una istituzione, soprattutto per una banca che non ha sportelli”, ha detto Doris nel corso dell’intervista a Reuters. “La quotazione dà istituzionalità e obbliga a strutturarsi, a evolvere continuamente. Dal mio punto di vista porta solo benefici”, ha aggiunto.
Il rallentamento della raccolta non preoccupa
Nonostante Banca Mediolanum, come dichiara Doris, sia la banca rete che ha raccolto di più sul gestito – più remunerativo dell’amministrato – in Italia a fine luglio (dati Assoreti), gli afflussi sono oggi in ulteriore frenata rispetto al 2021. “A settembre la raccolta gestita sta andando bene, sono soddisfatto… ma quest’anno raccoglieremo un po’ meno degli 8 miliardi sul totale e dei 6 miliardi sul gestito sinora indicati”, ha detto Doris, ricordando che le stime di raccolta restano sempre soggette all’andamento dei mercati finanziari.
“Mi aspetto di guadagnare quote di mercato dalle banche tradizionali e dalle altre reti sia quest’anno che l’anno prossimo pur in presenza di mercati complessi”, ha continuato l’ad. Una proiezione, che include anche la Spagna, potrebbe essere oggi intorno ai 5,5 miliardi di raccolta gestita per il 2022, ha aggiunto.
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Il tema dei dividendi
“Un bond per prendere del margine in più senza intaccare la distribuzione di dividendi”. È con questa ragione che Banca Mediolanum sta valutando l’emissione di un bond senior preferred per creare un ulteriore buffer di capitale. Il tutto avviene “nonostante abbia un Cet1 pari al 21,1% – già superiore al requisito Mrel (“Minimum Requirement for own funds and Eligible Liabilities”) per il 2024 del 20,27%”, spiegano dall’istituto.
L’impegno con gli investitori istituzionali è di aumentare la cedola di due centesimi ogni anno, ha ricordato il manager: per il 2022 la promessa è di distribuire un dividendo di 48 centesimi.
Sul fronte Mediobanca, Banca Mediolanum esclude di tornare a riclassificare a “strategica” la propria partecipazione del 3,53% innanzitutto perché si è ridimensionato il peso del patto di sindacato che un tempo tirava le fila dell’istituto.
“Siamo azionisti di lungo corso di Mediobanca, soddisfatti del lavoro di Alberto Nagel“, ha detto Doris. L’ad di Mediobanca, finito nel mirino delle critiche del primo azionista Leonardo del Vecchio, “ha progressivamente ampliato la diversificazione del business oltre ad aver consolidato il primato di banca d’affari, con un ruolo importante nei principali recenti deal”, ha sottolineato Doris.
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