Quanto costa lo smart working a New York? Secondo i dati del gruppo WFH Research dell’Università di Stanford, diffusi da Bloomberg, i lavoratori di Manhattan spendono circa 12,4 miliardi di dollari in meno all’anno a causa del 30% di giorni in meno in ufficio. Questa cifra, calcolata dal gruppo guidato dall’economista Nicholas Bloom, è stata raggiunta moltiplicando la perdita annua di spesa per lavoratore, corretta per l’inflazione, per i circa 2,7 milioni di pendolari e residenti stimati dall’US Census Bureau che hanno lavorato a Manhattan nel 2019.
Scomponendo i dati un lavoratore medio spende quindi 4.661 dollari in meno all’anno per pasti, shopping e intrattenimento nei pressi del proprio ufficio a New York. Una cifra più alta rispetto a quella di San Francisco (3.040 dollari) e Chicago (2.387).
La perdita di 12,4 miliardi di dollari all’anno si traduce in mancate entrate per ristoranti, negozi al dettaglio e altre attività commerciali che sono il motore economico di New York. Gli uffici lasciati sfitti dalle aziende rappresentano inoltre un grave problema per il mercato immobiliare americano.
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La situazione in Italia e in altri Paesi
Tra settimana corta e smart working si stanno muovendo anche diverse grandi aziende italiane: Intesa Sanpaolo, Lavazza e Tim sono infatti le principali realtà che hanno deciso di inseguire un nuovo modello lavorativo basato sull’estensione dello smart working e sull’introduzione della settimana corta.
Ciò che accade a New York anticipa in qualche modo gli altri centri finanziari del mondo: Secondo i dati diffusi da Bloomberg, solo il 6% dei londinesi che hanno usufruito dello smart working durante la pandemia è stato richiamato in ufficio per cinque giorni alla settimana. A Tokyo inoltre, secondo Indeed, circa il 14% delle offerte di lavoro era prevalentemente a distanza, rispetto al 3% del 2019.
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