Di nuovo a Buenos Aires: siamo nel pieno autunno dorato dell’emisfero australe. Il sole sfiora il parquet nella suite del Hub Porteño, il nostro hotel in una delle vie più belle della capitale, la Rodriguez Peña. Tornano in mente i versi autunnali di Ruben Dario: quando va il mio pensiero verso te, si profuma (cuando mi pensiamento va hacia ti, se perfuma).
L’Hub Porteno si basa su un concetto più facile a dirsi che a farsi. Ma le ragazze che curano l’hotel, Lujan, Barbara e Catalina ci sono riuscite perfettamente. Farti sentire in albergo come nel tuo appartamento (ideale). Infatti le camere non hanno numero e ti accolgono come se fossero la tua dimora privata. Un luogo che il tuo angelo custode ha pensato, disegnato e arredato per te.
Il legno lapacho e i tessuti pregiati (le lane, i metalli argentini) scandiscono le ore e le tonalità della giornata, anche negli spazi comuni, dove ti sorprendi a leggere un libro, o solamente a sfogliarlo (un’arte anche questa, mi riprometto di scriverne un giorno) mentre sorseggi il Mate, oppure un Malbec di Mendoza. Proprio comme chez toi, l’ Hub Porteño è uno di quei luoghi privilegiati dove puoi decidere di uscire in città o restare in camera (perché no nella terrazza privata della Grand Suite?), in ogni caso farai la scelta giusta.
Leaving Buenos Aires never easy, mentre in volo American Airlines offre wi-fi gratuito (per accedere dai propri dispositivi elettronici alla piattaforma di intrattenimento a bordo), il paradiso per qualsiasi manager o social influencer, ma confesso di essere all’antica e mi piace che l’aereo sia ancora un luogo dove il mio smartphone resta a riposo.
Il problema di Miami Beach, inutile negarlo, è l’ormai dilagante attitudine #miamibitch. Disinvoltura che riguarda donne e uomini ma dalla quale si può cercare riparo nel quartiere di Little Havana, nel Life House Little Havana Hotel. Boutique, ottone e legno (color Havana, appunto), speakers Marshall in ogni stanza e prodotti da bagno dell’acclamato laboratorio newyorkese Le Labo (so you can smell like you’re paying a lot more for your room than you really are).
D’altronde i proprietari – giovani, svegli, eco-friendly – sono newyorkesi con tanta voglia di cose ben fatte e di riscoprire il significato di un quartiere non solo cubano, ma anche punto di riferimento per tutti i latini in cerca di fortuna senza essere ancora in possesso della lingua inglese che oramai a Miami, si può dire, è la seconda lingua.
Nell’hotel dove prima c’era il parcheggio ora c’è un giardino, per passare le serate ascoltando artisti emergenti, molto lontani dal divertimento forzato di Miami Beach, fondato sulla liturgia della santa trinità cafona: selfie, sgommate e dubbio gusto musicale.
Hotel smart che si prenota con una app e nell’app offre una chat per superare anche il concetto di recensione: chiunque entri a far parte della community troverà sul suo telefono non solo la chiave digitale per la propria stanza, ma anche i pareri degli altri ospiti.
“Parcela” è invece il nome del Caffè interno: una parola che a Cuba significa orto urbano e qui vuol dire prodotti dal piccolo vivaio che sorge sul retro e tazze di caffè altrettanto curato e aromatico.
Non amo arrivare in aeroporto all’ultimo momento. Per fortuna hanno inventato le lounge e American Airlines, con la sua Admiral Flagship Lounge, permette al viaggio di iniziare bene. Molto bene. Con una doccia ad esempio e poi una scelta di piccoli assaggi (per chi ama i piccoli assaggi, chi invece volesse fare un pranzo matrimoniale deve solo accomodarsi) e ottimi vini che, ogni volta, non mi permettono di passare alla selezione di whisky. Sarebbe un omaggio a Hemingway, che non lontano da qui, a Key West, consolidava il proprio mito e la fama di gran bevitore.
Qui tutto è ovattato, perché ognuno rispetta il viaggio dell’altro, ed è affascinante incantarsi a guardare il timetable delle partenze: un caleidoscopio del mondo disegnato da AA dove Milano incrocia New York, Buenos Aires è accanto a Londra, poi la costa orientale e l’Asia e infine, in coincidenza, l’Africa.
Ma è tempo di andare al gate. In questo viaggio ho volato con tre aeromobili diversi e differenti configurazioni di Business Class, e mi chiedo quale preferisco. L’instant classic dei Boeing 767 o gli strepitosi ambienti dei nuovissimi 777? Tutti, come diceva Oscar Wilde: “I’m a man of simple tastes. I’m always satisfied with the best.”
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