Articolo di Rachel Sandler apparso su Forbes.com
Apple si sarebbe offerta di ridurre le commissioni per avere l’app Amazon Prime Video sui suoi dispositivi mobile e sulla Apple TV. Un accordo che sembrerebbe contraddire ciò che il ceo Tim Cook ha detto al Congresso mercoledì durante l’audizione dell’antitrust, in cui ha sottolineato che Apple non applica trattamenti speciali ad alcuna particolare app o sviluppatore.
Aspetti principali
- Per app come Spotify e Hulu, Apple riceve normalmente una commissione del 30% nel primo anno dagli acquisti in-app e una commissione del 15% per ogni anno successivo al primo.
- Secondo le e-mail rilasciate dal sottocomitato antitrust del House Committee on the Judiciary (il comitato giudiziario della Camera degli Stati Uniti), Apple, per avere l’app Amazon Prime Video su dispositivi iOS e Apple TV, avrebbe ridotto la commissione al 15% per il primo anno, senza considerare i clienti che si erano già abbonati al servizio.
- Apple ha affermato che prenderebbe solo il 15% dai clienti che acquisteranno servizi come Showtime o Starz tramite l’app di Amazon.
- L’accordo, in realtà, è stato negoziato nel 2016 e l’app Amazon Prime Video è stata introdotta sulla Apple TV a dicembre 2017, anche se alla fine non è chiaro se quelli fossero i termini finali.
- L’offerta sembra contraddire lo spirito di ciò che Cook ha detto durante un’audizione antitrust mercoledì davanti al Congresso: “Applichiamo le regole uniformemente a tutti gli sviluppatori”, ha detto Cook.
Citazione rilevante
“Una commissione del 15% per i clienti che si iscrivono utilizzando l’app (servendosi del nostro sistema di pagamento); nessuna percentuale sui profitti per i clienti che già si sono abbonati”, ha scritto il dirigente Apple Eddy Cue a Jeff Bezos nel novembre 2016.
Notizia correlata
Cook, Bezos, Sundar Pichai, ceo di Google, e Mark Zuckerberg, ceo di Facebook, hanno testimoniato in un’audizione online davanti al Congresso mercoledì. I repubblicani hanno approfondito le denunce di pregiudizi anti-conservatori mentre il rappresentante Jerrold Naddler (D-N.Y.) ha chiesto a Cook se il continuo addebito ad aziende come ClassPass e Airbnb di una commissione del 30% durante la pandemia non sia sciacallaggio.
Contesto chiave
Apple è sfuggita a gran parte delle critiche alle Big Tech indirizzate invece a Facebook e Google, ma i competitor, grandi e piccoli, si sono molto adirati, sia pubblicamente che privatamente, per via delle politiche dell’app store che favoriscono i propri servizi. Epic Games e Spotify si sono lamentati della cosiddetta “Apple tax” ovvero della commissione del 30% che Apple prende dagli acquisti in-app. Il conflitto è di recente venuto alla ribalta pubblicamente per via dello scontro tra Apple e Basecamp, un servizio di project management. Apple ha rifiutato un aggiornamento dell’app di posta elettronica di Basecamp perché non utilizzava il sistema di pagamenti di Apple, e il fondatore di Basecamp ha descritto le regole come “politiche ricattatorie capricciose, predatorie e incoerenti”.
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