“In un mondo agitato da crisi sempre più profonde, per ottenere un successo duraturo è essenziale far coincidere l’interesse economico con una ricaduta positiva sull’ambiente, sul territorio e sulla comunità”. È l’analisi di Francesco Rattalino, direttore del campus torinese di Escp, la più antica business school al mondo. Un punto di vista che trova oggi ampio riscontro, anche nella letteratura scientifica.
La tesi del professor Rattalino combacia, infatti, con i risultati di uno studio pubblicato quest’anno da Entrepreneurship Theory and Practice, rivista peer-reviewed di riferimento nel settore dell’imprenditorialità. A partire dal caso del Kenya, la ricerca dimostra come gli imprenditori delle economie in via di sviluppo riescano ad aumentare il tasso di crescita aziendale e il profitto solo quando creano un impatto positivo sulla società in cui operano. Per esempio, tramite l’offerta di formazione ai dipendenti, oppure lo sviluppo di associazioni di categoria.
Un approccio che sembra sempre più necessario anche nei Paesi più avanzati. L’insorgere della crisi causata dall’emergenza Covid-19 ha messo infatti ancora più in luce i difetti dei nostri sistemi economici: dal consumo eccessivo delle nostre risorse naturali – il think tank Global footprint network segnala che l’uomo sta sfruttando l’equivalente di 1,75 pianeti Terra – a uno stile di vita caratterizzato dal consumo veloce – dal fast food al fast fashion -, fino all’ingiustizia sociale, solo per citare alcuni esempi.
Generazione Z e Generazione Greta
“Oggi percepiamo due tendenze principali nelle nuove generazioni”, spiega Alisa Sydow, assistant professor di entrepreneurship & innovation all’Escp Torino Campus, uno dei quattro autori dello studio uscito su Entrepreneurship Theory and Practice. “Da un lato, la generazione Z cerca maggiori responsabilità. Dall’altro, osserviamo l’ascesa di quella che potremmo chiamare ‘generazione Greta’, che si batte contro il cambiamento climatico. Entrambe sono guidate dalla volontà di imprimere una trasformazione profonda e di avere un impatto positivo sul mondo. Ora stanno cercando di apprendere strumenti e competenze adeguati a questo scopo”.
Integrare sostenibilità ed etica nella visione strategica e nelle attività educative è una delle sfide della Escp, che dal 1819 ha l’ambizione di formare manager responsabili e futuri leader in grado di affrontare un mondo in continua trasformazione a livello economico, ambientale e sociale. Eccellenza, singolarità, creatività e pluralità sono i valori che guidano la business school, posizionata ai vertici dei ranking internazionali e oggi presente in Europa con sei campus a Berlino, Londra, Madrid, Parigi, Torino e Varsavia. Ogni anno accoglie 7.100 studenti e 5.000 manager di 120 nazionalità diverse, incoraggiati a sperimentare l’approccio multiculturale alla base di un’offerta formativa che spazia dal bachelor al master in management, dall’mba ed executive mba a programmi verticali su settori specifici come food & beverage e hospitality & tourism.
Escp e la sostenibilità
Per coinvolgere consapevolmente gli studenti e invitarli a riflettere sul tema della sostenibilità, centrale in ogni curriculum di studio in Escp, sono state introdotte lezioni di etica del business, responsabilità sociale delle imprese ed economia circolare, oltre a nuovi percorsi specifici, come i master in international sustainability management, proposto dal 2017, e in sustainable entrepreneurship and innovation, attivo a Berlino e Parigi dal 2018. È infatti in aumento la domanda di professionisti che possiedano forti competenze tecniche e, al tempo stesso, abbiano una profonda comprensione e padronanza degli strumenti essenziali per costruire uno sviluppo sostenibile.
Proprio questo è l’obiettivo dell’Impact Entrepreneurship Programme sviluppato dal Campus di Torino assieme al Cottino social impact campus, il primo a livello europeo dedicato all’impact education. Il corso, nato come specializzazione del master in management, intende, infatti, formare esperti di imprenditoria ad alto impatto sociale, in grado di creare valore nelle imprese che contribuiranno a costruire e di diventare agenti del cambiamento, promuovendo una sostenibilità che sia insieme economica e sociale.
L’eredità delle imprese familiari
“La capacità di incarnare questa sensibilità in un’impresa non è un approccio nuovo”, sottolinea Francesco Rattalino. “È alla base della longevità delle imprese familiari che hanno fatto la storia d’Italia e d’Europa. Queste aziende sono sopravvissute a generazioni, guerre e sconvolgimenti di ogni tipo perché condividevano alcuni tratti fondamentali: la passione per il proprio prodotto e il rispetto dei valori della società. Per questo motivo è essenziale trasmettere gli stessi valori alle future generazioni di manager e imprenditori”.
L’impegno di Escp per la sostenibilità non si limita alla proposta formativa: nei piani della business school c’è la riduzione al minimo delle emissioni di carbonio. Oltre a campagne di sensibilizzazione e attività che coinvolgono staff, studenti e docenti, la scuola ha già avviato una politica di rinnovamento delle strutture che prevede l’introduzione di impianti di illuminazione a basso consumo, riciclo delle acque, mantenimento di una temperatura non superiore ai 21° C, l’eliminazione di materiale in plastica, l’incentivazione al riciclo, l’uso delle videoconferenze per limitare gli spostamenti e la creazione di aree verdi. Un antico edificio della sede francese, completamente ristrutturato, sarà inoltre il primo a ricevere il certificato di sostenibilità.
“La crisi derivante dall’emergenza Covid ha rafforzato la nostra convinzione che, ora più che mai, sia essenziale ripensare i modelli di business, anche alla luce dell’emergenza climatica ed ecologica”, spiega Frank Bournois, rettore di Escp Business School. “Siamo consapevoli di svolgere un ruolo fondamentale nella formazione delle future generazioni. Per questo la collaborazione – non solo con gli studenti, ma con tutti gli attori della società – è un elemento chiave della nostra visione strategica per il futuro”.
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