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Scompare Lee Iacocca, il padre della Mustang e l’uomo che salvò la Chrysler

Lee Iacocca è morto all’età di 94. (Photo by Charley Gallay/Getty Images)

Se trovi una macchina migliore di questa, comprala subito”. Parola di Lido, detto Lee, Anthony Iacocca, anni 94, morto martedì per le complicazioni legate al morbo di Parkinson. E’ stato lui, prima alla testa di Ford, poi i Chrysler  il primo a metterci la faccia per vendere le sue auto, compresa la Jeep, ultimo grande successo costellata di intuizioni,  dal  boom di Mustang, “l’auto per uscire con gli amici il venerdì,  rimorchiare le ragazze il sabato e per portate la mamma in chiesa la domenica”, dieci  milioni di pezzi venduti dalla nascita al 2018, al primo Suv della storia, anno 1983, capostipite della serie Voyager. Ingegnere laureato a Princeton ma con un senso dello spettacolo degno del suo amico Frank Sinatra. E grandi colpi che hanno fatto la storia dei marketing. Anno 1946, a 22 anni, assunto da Ford per l’area di Philadelphia lancia una sua campagna: “56 per 56” Ovvero per comprare un modello 56 bastava versare il 20 per cento all’acquisto, per poi versare rate di 56 dollari al mese per tre anni. Un successone, il primo di una lunga serie prima di esser licenziato da Henry Ford II che lo licenzierà nel 1978 dopo una lunga serie di incomprensioni. Prima di risorgere alla testa di Chrysler, azienda già data per spacciata dalle banche, salvata dai contributi federali (1,5 miliardi di dollari dell’epoca) che Iacocca restituirà nel 1983 con sette anni di anticipo con una spettacolare cerimonia al Waldorf Astoria di New York presentandosi con un gigantesco assegno di 813.487.500 dollari. E’ la sua  impresa più memorabile: il manager taglia migliaia di posti, cancella stabilimenti e rivede i costi. Ma trova anche il modo per mettere in produzione alcuni modelli, la Dodge Aries e la Plymouth Reliant che Ford aveva bocciato.

“Lee Iacocca – si legge nel comunicato di Fca emesso ieri – ha avuto un ruolo storico alla guida di Chrysler in anni di crisi durissime”. Già, ad annunciare la sua scomparsa è stata la stessa Fca, erede di quella Chrysler che Iacocca aveva salvato negli anni Ottanta, grazie anche al prestito del governo federale. Un po’ come è accaduto, anni dopo, a Sergio Marchionne, il manager arrivato dall’Italia come i suoi genitori, Nicola ed Antonietta, gestori di un ristorante ad Allentown negli anni della Grande Recessione. C’è un fil rouge che collega i due manager a partire dalla capacità di pensare in grande. ”Tutti i bambini – disse Iacocca nell’ultima assemblea di bilancio da lui guidata nel 1992 – sognano di diventare da grande un cowboy. Ebbene, io ho avuto la fortuna di esserlo”.

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