Mike Manley, ex ceo Fca
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La nuova scossa elettrica di Fiat Chrysler

Mike Manley, ceo di Fca
Mike Manley, ceo di Fca (Bill Pugliano/Getty Images)

Articolo tratto dal numero di ottobre di Forbes

“Non siamo noi in ritardo, sono gli altri  ad essere arrivati troppo presto”. Il ceo di Fiat Chrysler, Mike Manley, ha liquidato così  le perplessità degli analisti sui piani elettrici del gruppo che hanno, tra l’altro, suscitato le critiche di Romano Prodi che, commentando la vendita di Magneti Marelli, ha lamentato che buona parte degli introiti sia finito agli azionisti piuttosto che per finanziare la transizione verso l’auto ad emissione zero. “Il nostro piano industriale prevede oltre 5 miliardi di investimenti in Italia”, ha replicato John Philip Elkann parlando agli industriali torinesi. “Ed è centrato proprio sui veicoli puramente elettrici e sugli ibridi plug-in”.

La polemica riflette ancora le perplessità avanzate a suo tempo da Sergio Marchionne, l’ultimo tra i big dell’auto (più per i limiti del budget di Fiat Chrysler che per ostilità ideologica) a sposare la carta dell’elettrico. Eppure, fu proprio SuperSergio in occasione della presentazione a Balocco del business plan al 2022, l’ultima sua sortita pubblica davanti agli addetti ai lavori, ad annunciare la svolta verde: eliminazione del diesel entro il 2021 (“un obiettivo un po’ troppo aggressivo”, ha riconosciuto di recente il responsabile Fca dell’area emea, Pietro Gorlier, rinviando lo stop); 9 miliardi di investimenti per accelerare il passaggio all’auto elettrica in ogni forma, dall’ibrido al plug-in , cioè dotate di batterie ricaricabili “alla spina”, in modo da percorrere almeno qualche decina di chilometri senza carburante fossile. Da allora il gruppo italo-americano ha concentrato molte energie nel varo in Europa della 500 elettrica che vedrà la luce a Torino entro la metà del 2020, sulla base del modello già presente in California, già croce più che delizia per Marchionne, costretto a vendere sottocosto la vettura (con una minus di 14mila dollari a pezzo).

Ma l’elettrico sembra ormai entrato nel futuro del gruppo, come confermano i piani industriali dei singoli marchi e come ha assicurato lo stesso Manley: “C’è chi pensa che Fca sia scettica sull’elettrico. Non c‘è niente di più lontano dalla verità”. A dimostrarlo c’è una tabella di marcia impressionante, almeno sulla carta. Nel 2020, oltre alla 500 elettrica ci sarà il varo della Jeep Renegade ibrida plug-in che sarà prodotta a Melfi così come la Compass. Intanto a Toledo nell’Ohio nascerà la versione plug-in della Wrangler. “Nel 2021”, ha aggiunto il ceo, “avremo il debutto di un’altra elettrica, un’altra ibrida plug-in e quattro mild hybrid”.

E non è che l’inizio: entro la deadline del 2022, il catalogo Fca conterà un totale di 12 sistemi di propulsione elettrica (bev, phev, full-hybrid e mild-hybrid) nelle architetture globali, con 30 diversi modelli che adotteranno uno o più di tali sistemi. Tra questi merita una citazione Maserati, un marchio “formidabile” secondo Manley, vittima in passato di alcuni errori strategici (compresa l’abbinamento con Alfa Romeo, la scuderia oggi più sofferente). Nel 2020 è prevista, accanto a una ibrida ricaricabile, l’uscita della Alfieri 100% elettrica che sarà anche a trazione integrale, capace di accelerare da 0 a 100 km/h in 2 secondi circa. La velocità massima della vettura messa a punto su una nuova piattaforma in alluminio supererà i 300 chilometri all’ora. Una meraviglia che lascia perplessi alcuni analisti. Come farà Fca a sostenere i costi di sviluppo? C’è chi fa notare che Porsche e Bmw, che assieme vendono più di un milione di vetture, hanno deciso di condividere i costi di sviluppo delle nuove supercar elettriche. E che futuro può avere, all’altro estremo della gamma, la Centoventi, l’elettrico cheap alla portata di tutte le tasche? Il principio, affascinante, è quello di un’elettrica da città, modulare e ultra personalizzabile: povera ed essenziale all’atto dell’acquisto, ma da arricchire “a rate” con accessori e batterie supplementari fino a un massimo di 500 chilometri di autonomia. Le idee, insomma, non mancano. Ma le dimensioni finanziarie della sfida fanno davvero paura. Al punto che, nonostante lo stop alle trattative con Renault, sembra difficile che il gruppo italo-americano, dopo aver evitato la multa sulle emissioni comprando crediti verdi da Tesla possa fare a meno di un partner ancora a lungo. Ma Elkann e Manley sono convinti di poter smentire le Cassandre. Com’è spesso avvenuto in 120 anni di storia, quelli che hanno preceduto la nascita della 500 elettrica.

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