Style

Colmar, quattro generazioni con lo sport nel DNA

I capi della collezione fall-winter 2019

dal numero di novembre di Forbes Italia

Più di novant’anni e non sentirli. Anzi, mantenere una forma impeccabile che ha superato negli anni i momenti storici più bui come la crisi del ’29 e il regime fascista. Il motivo? Poter contare sempre su una squadra compatta. Pare che il nome (composto dalle prime tre lettere del cognome, seguite dalle prime tre lettere del nome del suo fondatore) sia stato scelto tramite una votazione fatta tra gli amici in una pasticceria di Monza. E pensare che, prima di diventare una delle aziende di abbigliamento sportivo più famose al mondo, Colmar avvia la sua attività con la produzione di cappelli: “A quel tempo, l’ambizione colonialista del regime fascista portò l’Italia alla guerra d’Etiopia con le conseguenti sanzioni decretate dalla Società delle Nazioni, che frenarono l’export e la possibilità di esigere i crediti acquisiti all’estero. In quel momento, attraversammo una fase di crisi”, racconta a Forbes Italia il presidente Mario Colombo. “Fu grazie al cugino Edoardo Sala, dirigente del Cotonificio Fossati Bellani, che decidemmo di trasformare la produzione dal cappello alle tute da lavoro, utilizzando un cotone chiamato Massaua 10”. Un cotone speciale, trattato con agenti chimici per renderlo resistente ai lavaggi, che si rivela adatto anche per i pionieri dello sci e stabilisce i primi flirt di Colmar con il mondo della neve.

E così, dall’intuizione dei fondatori, Mario e Irma, la scalata verso il successo nel mondo dello sport è praticamente dietro l’angolo. Nel 1947, Gian Vittorio Fossati Bellani, imprenditore milanese del tessile con una forte passione per gli sport invernali, diventa direttore tecnico della nazionale di sci e per Colmar si apre la possibilità di fornire l’equipaggiamento tecnico necessario stringendo un sodalizio con la Federazione Italiana Sport Invernali. Ma fu grazie a uno sciatore, Zeno Colò, che avvenne la definitiva consacrazione nel tempio dello ski wear. “Mia nonna ricevette Colò nel suo salotto e fra un tè e alcuni pasticcini, gli chiese come potesse fare per rendere la giacca da sci più adatta alle esigenze di chi si lanciava a capofitto nelle discese”. Alle Olimpiadi di Oslo ’52, dove vince l’oro nella libera, Zeno indossa il primo capo aerodinamico da sci, una guaina aderente in nylon con fianchi e gomiti in tulle bielastico. Un po’ come volare sulla neve.

Nel frattempo, “In caso di neve, Colmar” diventa negli anni uno degli slogan pubblicitari più famosi al mondo e la maggior parte delle campagne pubblicitarie dell’azienda di Monza fanno la storia: “La nascita dello slogan risale alla seconda metà degli anni ’70 ed è stato legato al marchio Colmar fino a oggi, firmando importanti pubblicità che hanno certificato la leadership della nostra azienda nel settore dello sci. Decenni di storia ci hanno permesso di creare un chiaro dna che si riassume nelle parole sport, stile, performance e heritage”, racconta Giulio Colombo, ad della società insieme al fratello Carlo.

    Mario Colombo
    Giulio Colombo
    Carlo Colombo
    Stefano Colombo

Sul fronte distributivo, Colmar è presente in numerosi paesi esteri e fra i suoi principali mercati ci sono soprattutto Germania e Francia. “Attualmente, il peso del turnover export è pari a circa il 35%; con rifermento al network retail possiamo contare su 16 flagship tra gestione diretta e franchising in cui rientrano le recenti aperture a Londra, Kitzbuehel e, prossimamente, Parigi”, prosegue Carlo Colombo, che parla di un fatturato di 108 milioni di euro nel 2018. Ma quello che in tutti questi anni ha distinto l’azienda è sicuramente la qualità del prodotto, che in più di 90 anni si è evoluto per stare al passo con i nuovi trend. “Se confronto la nostra guaina dei primi anni ’50 e una moderna giacca da sci parliamo di due cose completamente diverse. Innanzitutto, i materiali hanno avuto un’enorme sviluppo tecnologico: da tessuti in cotone o nylon a malapena idrorepellenti siamo arrivati a materiali con perfetta resistenza agli agenti atmosferici quali l’acqua, la neve e il vento. La necessità di tutelare l’ambiente, infine, sta spingendo verso lo sviluppo di materiali eco-sostenibili”, spiega Giulio.

A questo punto, la parola passa, di diritto, alla quarta generazione con Stefano Colombo in qualità di sales and marketing manager: “Non ci sono molte realtà che possono vantare una storicità e una governance così duratura legata a una famiglia come la nostra. Non è comunque un compito facile. Le difficoltà sono molteplici ed è necessario avere sempre un profondo senso di responsabilità. Quali sono allora le migliori “vetrine” per un marchio storico che vuole continuare a rimanere on-track? “Le fiere sono un asset fondamentale. Chiaramente, ci sono e ci saranno delle evoluzioni. Pitti, ad esempio, sta riuscendo a produrre contenuti attuali e di qualità e questo le permetterà di farla diventare il vero punto di riferimento per il “ready to wear” quanto meno a livello europeo.

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