Da incentivo a rebus normativo. Introdotto nel decreto governativo “Cura Italia”, il bonus da 600 euro rischia di far ammattire tutti: dal sito dell’Inps, andato in crash per i troppi accessi online, fino ad arrivare alle casse professionali, che si sono ritrovate – come dichiara Alberto Olivetti presidente dell’AdEPP (Associazione degli Enti Previdenziali Privati), a dover stoppare i bonifici nel momento del tanto atteso click (in alcuni casi dopo che già i primi accrediti erano stato avvenuti, come il caso dell’Inpgi2, la cassa previdenziale dei giornalisti).
Se inizialmente, le categorie dei lavoratori autonomi e delle partite Iva che stanno in questi giorni presentando domanda direttamente all’INPS per ottenere il bonus da 600 euro “invidiavano” i professionisti che stavano richiedendo l’incentivo alle proprie casse professionali (tra questi avvocati, giornalisti, consulenti del lavoro), adesso, non è più così. Il cosiddetto decreto liquidità, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale l’8 aprile, ha cambiato le carte in tavola, mandando in tilt le varie casse professionali.
Bonus 600 euro ai professionisti: cosa è successo
Come già preannunciato, le casse previdenziali professionali hanno deciso di sospendere, momentaneamente, il riconoscimento del bonus da 600 euro a causa di quanto evidenziato all’art.34 del decreto di aprile: “Ai fini del riconoscimento dell’indennità di cui all’articolo 44 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, i professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria di cui al decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509 e al decreto legislativo 10f ebbraio 1996, n. 103 devono intendersi non titolari di trattamento pensionistico e iscritti in via esclusiva”.
Ciò significa che l’accesso al bonus da 600 euro è riservato solamente ai professionisti non pensionati ed iscritti in via esclusiva all’ente di previdenza obbligatoria. Di conseguenza e visto che le richieste giunte alle casse professionali sono oltre 420mila, è stato deciso di sospendere gli accrediti, anche per “evitare – come dichiara Alberto Olivetti – di ritrovarci, magari tra due anni, a dover giustificare il nostro operato alla Corte dei conti o alla magistratura per danno erariale”.
Intanto, per evitare il rinvio di tutte le domande già pervenute, alcune casse professionali, come la Cassa Forense e quella dei Dottori Commercialisti, stanno prendendo in considerazione l’opzione di richiedere a coloro che hanno già inoltrato la richiesta di aggiungere una dichiarazione integrativa da rilasciare entro il 30 aprile.
Salve, invece, le domande presentate dagli ingegneri e gli architetti iscritti ad Inarcassa. L’ente infatti per Statuto (articolo 7) preclude l’iscrizione a chi è già iscritto ad altra forma di previdenza.
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