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I motivi per essere ottimisti, nonostante tutto, secondo l’”imprenditore dell’anno”

Massimo Perotti, a.d. e presidente Sanlorenzo (Courtesy Sanlorenzo)

 

Massimo Perotti è presidente e a.d. di Sanlorenzo, il costruttore numero uno al mondo di imbarcazioni oltre i 30 metri e secondo nella produzione di yacht sopra i 24 metri (ma primo come monobrand).  Nel 2019 è stato insignito del titolo di “imprenditore dell’anno” dalla società di consulenza EY. Sotto la sua presidenza, dal 2005, Sanlorenzo è passata da 40 a 456 milioni  di fatturato. Nove barche su dieci sono vendute all’estero, ma la manifattura è solo ed esclusivamente italiana. Nei quattro siti produttivi di La Spezia, Ameglia, Viareggio e Massa, lavorano 2000 persone.

Nulla sarà uguale a prima, si dice. C’è un’epoca AD e DC, ante e dopo Coronavirus. E’ d’accordo?

Non credo. Penso che ci saranno cose nuove. Per esempio, sfrutteremo ancora di più le risorse del digitale, non andremo fisicamente negli uffici pubblici ma opereremo via app, sostituiremo tanti viaggi con video conferenze. Ora faccio almeno tre video-conferenze al giorno, ne ho appurato l’efficacia, quindi – per esempio – anziché raggiungere l’ufficio di Milano, opterò per questi strumenti risparmiando il tempo degli spostamenti. Per il resto, l’uomo tende a dimenticare, non trattiene le esperienze così a lungo. Fa giusto tesoro delle cose positive.

Vi sono stime che danno il Pil italiano in caduta libera. Si prospetta un – 9%, Goldman Sachs arriva a un -11,6. Crede veramente che ci attenda un’economia da dopo guerra?

Non c’è ragione di pensarlo. Non sono così pessimista. Certo, dobbiamo iniziare a riaprire le aziende e ad uscire pur nel rispetto di una serie di regole. Si andrà avanti con varie precauzioni per qualche mese e poi arriverà il vaccino.

Però i tempi di sviluppo e di validazione di un vaccino sono lunghi, fra i 15 e i 18 mesi. 

Sono i protocolli standard, ora siamo in emergenza, tutto è scardinato e velocizzato. Si lavora a un vaccino da gennaio, possiamo ragionevolmente pensare che per l’autunno potremo averne uno. In sintesi, non credo in una perdita economica così devastante come qualcuno prospetta. Quanto al mio settore, se uno ha voglia di comprarsi la barca, la compra, si tratta di uno scenario diverso rispetto a quello del 2008 quando la crisi si protrasse per sei anni cambiando il tessuto sociale. Non credo che ci sarà un cambio radicale nel mondo economico. Quest’anno cresceremo di meno, qualcuno soffrirà di più, ma poi si tornerà alla normalità

“Soffrirà” o morirà?

Faccio un esempio. Se il mio fornitore di scalette da bagno è il migliore d’Italia continuerà a fare scalette: trovo difficile che fallisca. Certo, quest’anno perderà un po’ del fatturato però le perdite verranno in parte appianate dalla cassa integrazione e dai contributi sebbene la soluzione migliore sarebbe un alleggerimento delle tasse.

Scettico sui contributi?

Se un’azienda andava male prima del Covid, e quindi sarebbe comunque fallita, non ha senso sostenerla. Elargire contributi a quell’azienda è un errore perché se stava fallendo vuol dire che c’erano problemi di inefficienza, era disorganizzata, non funzionava. Potrebbe essere una soluzione defiscalizzare l’investimento di una società che compra l’azienda in crisi favorendone il rilancio. Per dire che ci sono modi e modi per far ripartire il business. Dopodiché vi sono settori come turismo, hotellerie e ristorazione che soffrono più di tutti e che quindi richiedono aiuti più consistenti. Ma anche qui, perché mai dovrebbero fallire ristoranti ed hotel perfettamente funzionanti prima del coronavirus? Il problema grosso sarà l’indebitamento degli Stati,  quindi sarà auspicabile un bel taglio alle spese superflue. Avremo forse problemi di inflazione. Cose di questo tipo andranno gestite nel lungo periodo.

Nessun catastrofismo insomma.

Il pandemonio da pandemia, gli scenari disastrosi che qualcuno prospetta si profilerebbero se la crisi durasse tre anni, il che è assurdo. E’ un virus nuovo, abbiamo bisogno di tempo per correggere il tiro. Punto. Aspettiamo il vaccino e intanto sperimentiamo terapie che tra l’altro iniziano a funzionare. E poi l’area più colpita d’Italia è famosa per l’efficienza delle proprie aziende, che non sono seconde a nessun paese europeo. Abbiamo eccellenze assolute. Cosa che vale anche per la sanità lombarda, trovo ingiusto tacciarla di cattiva organizzazione, sicuramente ci sono stati errori, ma è eccellente.

Promuove, boccia o rimanda a settembre l’intervento dello Stato per scongiurare le scalate straniere, il cosiddetto golden power?

E’ stato uno dei migliori provvedimenti messi a punto da questo Governo. Così riusciamo a difendere le aziende italiane evitando che dall’estero, con pochi soldi, si portino via aziende di valore. In questa fase di crolli in Borsa, “Cash is King”, dicono gli americani. Ovvero, chi ha la cassa governa, alludo a francesi, tedeschi, americani e cinesi. Verrebbe però da fare una riflessione sulle perdite del 40% di alcune aziende: forse erano sopravvalutate? Detto questo. Come ci insegnano le pandemie dell’ultimo secolo, a un certo punto arrivano medicine e vaccini che chiudono la fase emergenziale. Ipotizziamo che il Covid ci tenga in scacco fino all’autunno, ma anche fino alla fine dell’anno: non posso pensare che basti questo lasso di tempo per farmi perdere il 40% del valore. La Sanlorenzo esiste da 62 anni, ho 500 dipendenti, sono un imprenditore capace, c’è una storia, ho un portfolio clienti, non è che tutto questo vale il 40% in meno perché mi sono fermato per tre o quattro mesi, perderò il 10% o anche il 20% del fatturato, ma poi lo recupererò in breve tempo.  Quindi sì dobbiamo assolutamente proteggere il nostro patrimonio italiano, anche perché dall’Europa non possiamo attenderci tanto. Come dicevano i latini, “Mors tua, vita mea”, massima che ritorna puntualmente.

I vostri cantieri sono chiusi dal 23 marzo. Si freme per la riapertura?

Abbiamo la speranza di riprendere il più in fretta possibile. La nautica è un business stagionale. Per noi è fondamentale produrre e consegnare il prodotto fra aprile e luglio. Il flusso positivo in cassa parte ora, il risveglio è sempre dopo Pasqua quando si aprono le case di villeggiatura e si mettono le barche in acqua.

Avete avuto cancellazioni di ordini?

Alcuni clienti ci stanno chiamando per spostare in avanti la consegna delle barche in quanto sono frastornati dalle notizie che giorno per giorno sentono alla televisione o leggono sui giornali, nessuno si è fatto prendere dal panico. Ho ricevuto tante telefonate anche perché prima della dichiarazione di pandemia, l’Italia è stata al centro dell’attenzione mondiale. Chiedevano come stavamo, se eravamo in produzione. In tutto questo, abbiamo potuto contare sul “Club Sanlorenzo”, un gruppo di clienti a noi molto affezionato.

…e su una clientela danarosa quindi meno scalfita  dall’emergenza. Corretto?

Può essere che qualcuno non potrà più permettersi la barca, ma questa crisi non ha nulla a che fare con quella del 2008. E’ oggettiva, non è stata causata dal mal governo o da speculatori, non c’è un colpevole, ma un virus. America, Cina, Europa stanno operando una forte iniezione di liquidità. E’ solo una questione di tempi. Ora il nodo è: quando si tornerà alla piena normalità.

E da qui alla normalità? Il mentre?

Va riattivata l’economia. Contiamo più di 20mila morti, la gente ha imparato, starà molto attenta. Se non si fanno ripartire le aziende, il dramma diventa doppio. Certo. Bisogna riaprire con la massima sicurezza.

Cosa vuol dire sicurezza in San Lorenzo?

Con i sindacati abbiamo concordato un protocollo speciale grazie al quale riprendere con un rischio minimo.

Del Vecchio conta di ripartire con un ritmo più lento, dice al 50%. E’ anche il vostro caso?

Noi non possiamo tenere aperti solo alcuni reparti. Per completare una barca è necessario ogni componente. Il tema della riapertura va affrontato con grande flessibilità, le cose cambiano a seconda della tipologia d’azienda. Se per Del Vecchio va bene aprire al 50% degli stabilimenti, per noi potrebbe aver senso far lavorare i dipendenti sotto i 50 anni, tra un mese inserire quelli sopra i 50 e magari da settembre chi ha più di 60 anni. Abbiamo già fatto i test sierologici ad alcuni dipendenti, una buona percentuale, è risultata asintomatica. Quindi potremmo capitalizzare questi esiti. Non si risolve il problema con un “restate a casa” ad oltranza. Non possiamo continuare a vivere stando a casa. E’ stato giusto farlo ma ora vanno trovate anche altre soluzioni, basta stabilire delle regole.

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