Articolo tratto dal numero di Forbes di luglio
Ne ha fatta di strada il lattaio! L’ingegnere Antonio Perini ha poco a che fare con cesti e bottiglie ma la sua ultima (in ordine di tempo) startup si chiama Milkman, consegna pacchi su appuntamento, fattura 12 milioni ed è stata comprata da Poste Italiane, la più grande azienda italiana per numero di dipendenti. Questa è la storia del gigante e la bambina rivisitata in chiave…logistica: la gestione e l’organizzazione della catena che va dai fornitori ai clienti è materia che appassiona da tempo Perini, un riconosciuto techno addicted.
Non è certo roba affascinante la logistica, ma è uno dei più promettenti campi di innovazione: basti pensare che Jeff Bezos, l’uomo più ricco del mondo nonché patron di Amazon, ha investito su una startup inglese che si propone di rivoluzionarla a livello globale (si chiama Beacon) e che ha già attirato i capitali del fondatore di Uber Travis Kalanick e dell’ex presidente di Google Eric Schmidt.
Antonio Perini, nel suo piccolo, sta facendo la sua parte: veronese, 44 anni, da 10 ha costruito una carriera imprenditoriale di successo proprio sulla logistica. “Dopo aver fatto il progettista di hardware e il project manager, essermi occupato di tecnologia e di supply chain in multinazionali, mi mancava il marketing per completare la mia formazione”, racconta. “Così sono andato a fare il direttore commerciale in una piccola impresa italiana con un prodotto di eccellenza. A un certo punto, però, è scattata la voglia di fare accadere le cose. Eravamo nell’onda lunga della crisi del 2008, il momento migliore per investire sul futuro”.
Comincia la stagione delle startup. La prima si chiama Viamente e nasce con Marco Porcaro per realizzare il progetto FarmToFork, dalla fattoria alla forchetta: prende forma l’idea della consegna a domicilio di frutta e verdura dal produttore al consumatore, che diventa subito Cortilia. “Ma mancava la tecnologia per farla in maniera efficace ed efficiente. Così io mi sono occupato dell’infrastruttura, mentre Marco pensava al servizio”. Che cosa succede? Che la piattaforma tecnologica diventa interessante per altri, viene messa sul mercato e acquisita nel 2012 dagli americani di WorkWave. Perini la segue negli Stati Uniti e continua a lavorare su mappe digitali, smartphone e nuovi servizi.
Nel 2015 si chiude la parentesi americana e torna in Italia con l’idea di lanciare una nuova impresa, sempre nella logistica. “Essere socio non è un mestiere”, dice. Esce da Cortilia, diventata nel frattempo un brand di riferimento per la consegna dei prodotti agroalimentari, e con Tommaso Bau fonda Milkman. Obiettivo: ridurre i costi di consegna e far crescere la qualità del servizio, cioè far felice un cliente che è abituato a comunicazioni incomprensibili, consegne a orari impossibili o a ritiri obbligati in uffici scomodissimi. La sfida è tecnologica, ma non solo. “I corrieri tradizionali non potevano farlo. Milkman ha creato una tecnologia dedicata”, spiega Perini. “Il trasporto esiste da quando hanno inventato la ruota, il problema delle consegne è che quando fai un acquisto online si attiva una catena di una dozzina di operatori ciascuno orientato a massimizzare il proprio profitto. Oggi la tecnologia permette di monitorare tutta la filiera e soprattutto di mettere dentro anche il consumatore, che storicamente è un destinatario passivo”.
Insomma, Perini a modo suo è un rivoluzionario della logistica, visto che con Milkman ha dato più potere a chi compra, che non è il cliente di chi trasporta e consegna. Adesso potremmo dire che ha conquistato il Palazzo d’inverno. Le trattative con Poste italiane sono durate poco più di un anno, si sono chiuse a fine maggio e Poste Italiane adesso ha il 70% (diventerà il 100% nei prossimi tre anni) di una nuova società che si chiama MLK Deliveries: continuerà a fare la logistica on demand, cioè le consegne a chi ha comprato e non solo a chi consegna, lo farà in tutta Italia e con la forza del gigante. In Milkman, dove Poste entra con una piccola quota, resta il team tecnologico. Lo stesso schema di Viamente, a parti invertite. “Come con Cortilia, ci si siamo resi conto che la piattaforma tecnologica ha una sua dignità globale, che non serve ad abilitare solo il business che abbiamo creato noi. Quindi la portiamo sul mercato internazionale, mentre con Poste ci concentriamo sul servizio in Italia”.
E poi ci sono le applicazioni della piattaforma fuori dal mondo della logistica. “Tutto il mondo dei servizi ha bisogno di ottimizzare la relazione con i clienti”. Perini è un fiume in piena quando parla della sua impresa. “Penso sempre alla tecnologia”, ammette a un certo punto. Dichiara solo un’altra passione: la vela. Cresciuto sul lago di Garda, spera questa estate di poter solcare il mare della Croazia. C’è poi il golf: “Ho ricominciato da poco perché adesso posso andare con i miei bambini più grandi (sono tre da 4 a 9 anni, ndr)”.
Sulle colline del Valpolicella, dove ha trascorso l’emergenza coronavirus, Perini ha definito la strategia di crescita di Milkman: “Entro fine 2020 inizieremo a sviluppare la presenza in Europa e apriremo una base a Boston, da cui presidiare l’area nordamericana”. Andate quindi a fare la concorrenza ad Amazon? “Ma no! Noi abbiamo solo tecnologia, non consegniamo i pacchi a domicilio. Aiutiamo solo chi li porta. E non solo chi porta i pacchi”. Strada facendo, Milkman sta per tornare nella sua terra d’origine.
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