L’Opificio Golinelli, alle porte di Bologna, è un ecosistema che integra formazione, ricerca, innovazione, venture capital, incubazione e accelerazione. È una creatura di Marino Golinelli, 101 anni il prossimo ottobre, fondatore dell’azienda farmaceutica Alfasigma (1 miliardo di fatturato). Imprenditore e filantropo, Golinelli ha già donato 90 milioni di euro all’omonima fondazione. “E ne darò molti di più, ma bisogna guardare anche oltre”, dice. La fondazione si è infatti dotata di strumenti per autoalimentarsi, capitalizzando i risultati della ricerca applicati all’industria.
Andrea Zanotti, presidente della Fondazione Golinelli, è l’ottavo protagonista della serie Fattore R. Riscrivere per Rinascere. Ed è presente perché l’Opificio Golinelli – contenitore delle attività della Fondazione – è un modello da replicare replicato e moltiplicare in un contesto di rinascita. In questo video, Zanotti ci illustra la sua formula.
Il modello della Fondazione Golinelli
“La Fondazione si deve porre il problema di come alimentarsi nel futuro, al di là delle donazioni ricevute”, spiega Zanotti. “È in questa prospettiva che sta varando una finanziaria a sostegno non solo di startup incubate al suo interno, ma anche di altre giovani imprese che si affacciano sul mercato”.
Lo strumento prescelto è la Sis (Società d’investimento semplice), dunque con limite di capitale di 25 milioni ,“a sostegno delle imprenditorialità early stage che hanno bisogno di crescere e non trovano adeguato sostegno finanziario. È uno strumento win-win, che può aiutare a sostenere il percorso intrapreso. Quando le startup entrano nell’Opificio, noi rileviamo una piccola quota. Quanto basta a dimostrare l’impegno da parte nostra, in modo tale da motivarle a lavorare seriamente, perché hanno un tutor che è anche socio e che potrebbe diventare l’investitore futuro”.
Il mercato delle startup
“Del resto, il mercato ci dice che il segmento delle startup è inflazionato e piegato a una logica politica di lavoro giovanile, per cui si tende a mantenerle in vita con sovvenzioni esterne anche quando non hanno prospettive realistiche di affermazione”, aggiunge Andrea Zanotti. La mortalità, invece, è normalmente e fisiologicamente alta.
“Ai nostri ultimi tre bandi hanno partecipato 350 startup”, prosegue Zanotti. “Ne abbiamo selezionate una quindicina, ma pensiamo che solo alcune di esse potrebbero affermarsi davvero. Dobbiamo essere disposti a vedere startup che muoiono e altre che nascono, impiegando le capacità lavorative che un ambiente di imprese ad alto contenuto tecnologico fa maturare. Certo, non possiamo abbandonarle a loro stesse o renderle facile preda di investitori rapaci, che chiedono un ritorno di profitto veloce, pena la progressiva erosione di quote, fino a trasformare un’azione di sostegno finanziario in un esproprio. Noi dobbiamo invece sostenere il volo di giovani capaci, investendo in modo oculato, e ricavarci il giusto margine di guadagno. Sarà questo, domani, il motore in grado di far marciare la Fondazione verso nuove sfide”.
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