Il futuro delle aziende di smartphone risiede nelle auto elettriche. Dopo Huawei e Apple, anche Xiaomi, che già produce monopattini elettrici, inizia la sua nuova avventura industriale. Per intraprenderla, utilizzerà la fabbrica automobilistica di Great Wall Motor a Hong Kong. Dopo che la notizia è stata diffusa da Reuters, le azioni delle due società sono salite sensibilmente.
Le auto Xiaomi
Le auto a marchio Xiaomi saranno di fascia medio-bassa, in linea con il posizionamento dell’azienda fondata dal miliardario Lei Jun – detto “lo Steve Jobs cinese” -. Xiaomi produce elettronica di consumo e in pochi anni ha conquistato il 17% del mercato mondiale degli smartphone. Secondo i dati di Counter Point, occupa oggi il terzo posto nel settore dopo Apple e Samsung, con un incremento di vendite dell’85% nel quarto trimestre 2020, in un mercato che flette del 14% a causa della pandemia.
La corsa alle auto elettriche
Great Wall Motor è famosa per la produzione dell’utilitaria Peri, accusata di essere una copia della Fiat Panda. Proprio per questo motivo il modello è al centro di una controversia legale che ne ha impedito l’uscita in Europa, ma non in Cina. L’azienda, quotata alla Borsa di Hong Kong, finora non aveva mai offerto servizi e componenti ad altre case automobilistiche. Metterà però a disposizione di Xiaomi “consulenza ingegneristica per accelerare il progetto”.
Secondo Reuters, Xiaomi intende diversificare la sua attività per via dei margini di profitto molto esigui sugli smartphone. Mercoledì scorso, la società ha avvertito che i costi sono in ascesa, a causa di una carenza di chip a livello internazionale.
Anche Baidu e Huawei puntano sull’elettrico
Il Google cinese, Baidu, ha annunciato in gennaio che lancerà un’auto elettrica sfruttando uno stabilimento di Geely. Il motore di ricerca può contare su una base utenti di oltre un miliardo di cinesi.
Huawei, il gigante degli smartphone di Shenzhen, si starebbe invece alleando con il produttore di auto Chang’an Automobile per lo sviluppo di auto elettriche e piattaforme internet dedicate. L’iniziativa di Huawei, che ha perso una quota consistente del mercato degli smartphone a causa della guerra con il governo statunitense, è stata affidata a Richard Yu, il manager che ha guidato la crescita globale del marchio.
Chi è Lei Jun, lo Steve Jobs cinese
Secondo Forbes, Lei Jun ha un patrimonio netto di 23,3 miliardi di dollari. Fin da studente ha coltivato una passione per Steve Jobs, tanto da presentarsi al lavoro con un lupetto nero come il fondatore di Apple. Un’ammirazione che gli procurò perfino problemi in azienda, perché molti colleghi non vedevano in modo favorevole un’emulazione tanto estrema.
Laureato in informatica alla Wuhan University, Lei Jun iniziò la sua carriera in Kingsoft e ne diventò presidente. Fece la sua prima vera fortuna nel 2004, quando vendette a Jeff Bezos la sua libreria online, Joyo.com, per 75 milioni di dollari. Quanto all’origine del nome Xiaomi – in cinese “piccolo chicco di riso” -, Lei Jun ha raccontato di essere stato “ispirato da una frase di Buddha, che dava ad ogni chicco di riso la stessa importanza del Monte Xumi”.
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