Diffusa da una garage-company, la notizia finirebbe in una rubrica dedicata ai “gadget impossibili”. Ma qui l’esperimento è firmato General Electric: un marchio protagonista di un secolo e mezzo di storia industriale americana, che nei primi anni vide bazzicare nei suoi laboratori personaggi come Thomas Alva Edison, l’inventore della lampadina a incandescenza.
La novità annunciata da GE consiste in un micro-sensore integrabile anche in smartphone e dispositivi mobili, in grado di monitorare la presenza di coronavirus sulle superfici. “Una delle prime linee di difesa contro qualsiasi virus consiste nell’evitare l’esposizione allo stesso. Cosa più facile a dirsi che a farsi, poiché siamo di fronte a qualcosa di invisibile”, racconta, sul sito di GE Research, lo scienziato di riferimento del progetto, Radislav Potyrailo, che gestisce un fondo acceso da un premio assegnato dal National Institutes of Health (Nih).
Come è nato il sensore di General Electric
Il team multidisciplinare di GE Research non è una new entry nel settore. Sviluppa da anni, con successo, sensori fisici, ambientali, di gas e biosensori per il monitoraggio degli ambienti industriali. È da questo retroterra che giunge il nuovo micro-sensore, le cui caratteristiche sono state pubblicate dalle riviste Nature Electronics e Lab on a Chip.
“Tutti noi entriamo in contatto con superfici diverse durante la giornata. Parlo di schermi di computer, tavoli su cui si tengono riunioni o conferenze, tastiere, chioschi degli aeroporti quando siamo in attesa di un volo e, naturalmente, i punti pos dei negozi dove appoggiamo le carte di pagamento”, spiega Potyrailo. “Con il clima di allarme che si è creato in questa crisi sanitaria, tutti hanno alzato il livello di attenzione, con sanificazione dei luoghi pubblici e privati. Noi vogliamo aggiungere un ulteriore elemento di sicurezza”.
L’integrazione negli smartphone
Il micro-sensore è più piccolo di un polpastrello e ha le stesse capacità di rilevamento di uno strumento grande come un apparecchio microonde. Un aspetto che lo candida a essere integrato nelle nuove generazioni di smartphone, smartwatch o tablet, ampliando le applicazioni quotidiani di questi device.
“I nostri sensori sono come segugi” precisano nel team GE Research che sta sviluppando il concept. “Li addestriamo a rilevare una cosa specifica e sono in grado di farlo senza essere sviati da elementi esterni. Interferenze che, nella società digitale, sono all’ordine del giorno”. Tecnicamente, questi micro sensori utilizzano bio-recettori ingegnerizzati collegati a nano-sensori elettronici. Senza eccedere in linguaggio tecnico, proviamo a dare la nostra fiducia per i futuri sviluppi di questa tecnologia all’azienda che assunse Thomas Alva Edison.
Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .
Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .