Il Senato francese voleva capire come quell’uomo d’affari quasi sconosciuto, figlio di due insegnanti di matematica ebraico-marocchini, fosse riuscito a impadronirsi di Sfr, il secondo gestore di telecomunicazioni di Francia: un investimento da oltre 13 miliardi di euro, in gran parte a debito, con cui sconfisse la concorrenza del colosso Bouygues per subentrare a Vivendi. “Si dorme più sereni con un debito di 50 miliardi sulle spalle che quando si devono rimborsare 50mila euro”, spiegò Patrick Drahi. Secondo Bernard-Henri Lévy, Drahi veniva attaccato in quei giorni in quanto “nuovo arrivato nell’establishment francese”. “In altre parole, gli si rimproverava di possedere un lato franco-israeliano-marocchino” e di “indulgere nel cosmopolitismo”.
Ora il settimo uomo più ricco di Francia – il suo patrimonio è stimato da Forbes in 12,3 miliardi di euro – ha portato a termine un’operazione quasi altrettanto ambiziosa: ha acquistato per 2,5 miliardi il 12,1% di British Telecom, il più grande operatore di telefonia del Regno Unito, e ne è diventato il primo azionista.
Chi è Patrick Drahi
La leggenda vuole che Patrick Drahi fosse già in grado, a 11 anni, di aiutare i genitori nella correzione dei compiti degli studenti del liceo. Arrivato in Francia a 14 anni, oggi residente in Svizzera, Drahi ha lavorato in Philips e nel gruppo svedese Kinnevik. Nel 2001 ha dato vita ad Altice, la multinazionale che lo ha reso miliardario. Negli anni ha acquisito decine di operatori di reti via cavo e mobile in difficoltà. Altice è oggi il maggiore azionista, tra gli altri, della più grande società di telecomunicazioni portoghese (Portugal Telecom) e dei secondi operatori di Israele e Repubblica Dominicana (Hot e Altice Dominicana).
L’impero di Drahi comprende anche media israeliani e francesi. Tra gli altri, Radio Monte-Carlo, Libération – salvato nel 2013 con un investimento da 18 milioni di euro – e Bfm Tv, il canale d’informazione più visto in Francia.
Tra il 2015 e il 2016 Drahi assunse il controllo del quinto e del settimo operatore di reti via cavo d’America – Suddenlink e Cablevision – con affari da 9 e 17,7 miliardi di dollari. Le due società confluirono in Altice Usa, che oggi fornisce tv a pagamento, contenuti televisivi, servizi telefonici e internet a 4,9 milioni di clienti in 21 stati.
Nel 2019 la BidFair Usa di Drahi ha acquistato la casa d’asta Sotheby’s per 3,7 miliardi di dollari. In quella occasione, Il Foglio coniò per lui la definizione di “re del debito dei due mondi”. Come finanziere “ha saputo farsi strada nel mondo del business parigino” e “sfidare i mostri sacri”: nell’affare Sfr batté la concorrenza dei fratelli miliardari Olivier e Martin Bouygyes; con Sotheby’s sfida la 32esima persona più ricca del mondo, François Pinault, proprietario di Christie’s. E con Libération compete con Le Monde, tra i cui azionisti c’è il presidente di Iliad, Xavier Niel.
Secondo Bloomberg, Drahi ha ancora debiti per circa 35 miliardi di euro.
L’operazione BT Group
Con la sua quota del 12,1%, la Altice Uk di Drahi, creata appositamente per l’operazione, ha superato Deutsche Bank: secondo Refinitiv, fornitore globale di dati sui mercati finanziari, la banca di Francoforte sul Meno possiede il 12,06%. Subito dopo che Drahi ha annunciato l’affare, il titolo di BT Group ha raggiunto i livelli più alti degli ultimi 18 mesi. “Diamo il benvenuto a qualsiasi investitore riconosca il valore della nostra azienda e il ruolo importante che gioca nel Regno Unito”, recita un comunicato di British Telecom.
BT Group, scrive Reuters, intende portare la fibra ottica in 25 milioni di case e imprese entro il 2026 ed è alla ricerca di partner per finanziare il programma. “BT ha la grande opportunità di aggiornare ed espandere la sua rete in fibra e di portare benefici sostanziali a milioni di cittadini”, ha dichiarato Drahi.
Secondo l’amministratore delegato di BT, Philip Jansen, il costo dell’intero piano, incoraggiato anche dal governo di Boris Johnson, potrebbe essere di “15 miliardi di sterline”, pari a circa 17 miliardi e mezzo di euro. Per trovare i fondi necessari, British Telecom potrebbe vendere una quota di BT Sport, il pacchetto di canali sportivi a pagamento creato nel 2013 per competere con Sky.
Il piano di Drahi
Come riporta il Guardian, British Telecom sta attraversando una fase di ristrutturazione. L’obiettivo dichiarato dall’amministratore delegato è di restituire alla società lo status di “vanto nazionale”. BT prevede, tra l’altro, di “tagliare 13mila posti di lavoro, lasciare il quartier generale londinese in cui ha sede dal 1874 e chiudere 270 dei 300 siti in cui opera nel Regno Unito entro il 2023”.
Alcuni analisti hanno ipotizzato che Drahi abbia intenzione di assumere la maggioranza di BT in futuro. Una fonte vicina ad Altice, citata dal Guardian stesso, ha affermato che “l’acquisto di azioni appena completato permette di sedersi al tavolo. Significa avviare una conversazione su ciò che potremo fare insieme”. In una nota, Altice Uk ha affermato che “non intende formulare un’offerta per assumere il controllo di BT Group”.
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