Niente digitale né elettronica. L’innovazione portata da Eucardia, Pmi innovativa che opera nel settore medtech, è una tecnologia semplice quanto rivoluzionaria. Un dispositivo brevettato da Roberto Parravicini, cardiochirurgo milanese che negli ultimi decenni ha operato decine di migliaia di persone tra Italia e Stati Uniti, e trasformato in startup da Francesca, la figlia, che oggi cura la comunicazione e le relazioni con gli investitori. Il suo nome è Heart Damper: uno strumento medico impiantabile per la terapia dell’insufficenza cardiaca sistolica, patologia cronica e progressiva disabilitante che colpisce oltre 30 milioni di persone nel mondo.
Il problema: lo scompenso cardiaco
Lo scompenso cardiaco causa una progressiva perdita di tono del cuore, che gli impedisce di pompare abbastanza sangue per rispondere alle esigenze del corpo. I sintomi, tra cui affaticamento, palpitazioni e dispnea, peggiorano con l’andare del tempo e, ad un certo punto, non sono più gestibili con i soli farmaci. I pazienti hanno difficoltà a svolgere i movimenti e le azioni più elementari e sono costretti a frequenti ricoveri. In questa fase le opzioni terapeutiche sono molto invasive, molto rischiose e comportano per il paziente una bassissima qualità della vita.
Visto l’elevato numero di pazienti (oltre 30 milioni nel mondo, in continuo aumento a causa del progressivo invecchiamento della popolazione e dell’assenza di terapie in grado di rallentare l’avanzata della patologia), lo scompenso cardiaco presenta costi notevolissimi, sia in termini sanitari che sociali.
“Il nostro prodotto si posiziona nel mercato delle terapie biomedicali mini-invasive per il cuore, che nel mondo vale circa 12 miliardi di euro all’anno, con un tasso di crescita del 9%” ha dichiarato Marco Bottaro, ceo di Eucardia. “I fattori trainanti sono l’aumento della popolazione geriatrica e la crescente prevalenza di malattie cardiovascolari, oltre alla richiesta in aumento di soluzioni minimamente invasive da parte di pazienti, medici e sistemi sanitari”.
La soluzione proposta da Eucardia: l’Heart Damper
Semplice, leggero e minimamente invasivo. Lavorando in sinergia con il cuore, l’Heart Damper non necessita di fonti energetiche esterne. Grazie a tali caratteristiche, la sua introduzione sul mercato comporterebbe una diminuzione del costo della patologia che, nel mondo, supera i 100 miliardi di euro all’anno. “Dopo la concettualizzazione del prodotto siamo passati alla fase di prototipazione e di test su differenti piattaforme sperimentali” ha aggiunto Marco Bottaro. “Ora dobbiamo completare la fase di sviluppo prodotto per poter procedere lì con la fase di verifica e validazione pre-clinica”. Due step necessari per ottenere l’autorizzazione ai primi impianti nell’uomo e procedere così con la validazione clinica, volta ad ottenere il marchio CE e l’approvazione FDA, necessarie per la commercializzazione del prodotto.
Una soluzione, quella proposta da Eucardia, che dovrebbe aumentare notevolmente la funzionalità fisica e la qualità di vita dei pazienti, consentendo di migliorare l’efficienza del sistema, riducendo la degenza ospedaliera, il ricorso alla terapia intensiva e la necessità di riabilitazione: “Si tratta di un risparmio di risorse estremamente prezioso, sia in termini normali che di emergenza, come quelli che stiamo vivendo” ha commentato il ceo.
Una risposta specifica e innovativa per un bisogno clinico insoddisfatto. Questi i motivi per i quali, secondo Bottaro, Eucardia può trasformarsi da favola in realtà. “Contiamo inoltre su un solido management team, una forte proprietà intellettuale e operiamo in un mercato di grandi dimensioni con elevati margini prospettando, al tempo stesso, un contenimento della spesa da parte dei sistemi sanitari”. Tutti gli ingredienti necessari per cambiare le sorti di un settore della medicina tradizionale e migliorare sensibilmente la qualità della vita di molti pazienti.
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