Due nemici hanno funestato i Giochi Olimpici Tokyo 2020. Il primo, invisibile, è il virus Covid 19 che ha costretto gli organizzatori a rimandare di un anno l’evento. Il secondo nemico è il proverbiale caldo di Tokyo, nel mese di agosto. La tenacia dei giapponesi, però, affiancata dal supporto delle nuove tecnologie che per il Paese del Sol Levante sono parte del dna nazionale, hanno superato le criticità regalando al mondo puro spettacolo.
Il tessuto tech che disperde il calore del corpo
Per abbattere la temperatura corporea durante le manifestazioni ufficiali David Lauren, figlio dello stilista Ralph e chief branding and Innovation della Corporation, che fa capo al marchio di moda giovane, ha creato il cosiddetto RL Cooling (nella foto).
“Conoscendo le temperature di Tokyo in questa stagione, abbiamo cercato di sviluppare una soluzione per il Team Usa che mettesse insieme moda e funzionalità. Così da farli sentire a proprio agio su uno dei palcoscenici più grandi al mondo”, ha detto David Lauren.
Come nasce questa tecnologia di raffreddamento
La ricerca condotta da David Lauren e dal suo team ha visto il sostanziale appoggio dell’Advanced Research Projects Agency-Energy che fa capo al dipartimento dell’Energia americano. Il sistema è perfettamente integrato nel tessuto e riesce a disperdere il calore della pelle utilizzando la stessa tecnologia di dissipazione impiegata per raffreddare Pc o smartphone.
Secondo il team che ha lavorato al progetto – lo stesso che nei Giochi invernali di PyeongChang 2018 elaborarono un tessuto che scaldava il corpo degli sciatori- “la sensazione di freschezza si percepisce immediatamente e perdura lungo”.
Cosa fanno i Robot Olimpici
In Giappone, il mercato dei robot industriali utilizzati per la produzione vale circa 9,55 miliardi di dollari. Ai Giochi, un robot Toyota corre sui prati a raccogliere pesi, martelli e giavellotti dopo il lancio per ridurre i tempi morti e imprimere alle gare di atletica tempi allineati alle dirette televisive. Il Robot Project Tokyo 2020 ha mandato in giro un robot umanoide della Toyota che assiste gli spettatori sulla sedia a rotelle prendendo in custodia i loro effetti personali e accompagnandoli nei loro posti. Ci sono poi robot le mascotte Miraitowa e Someity che accolgono atleti e spettatori. Nessuna traccia invece dei quadricotteri volanti di cui si è narrato a più riprese nell’attesa dei Giochi di Tokyo.
La biometria per moltiplicare le emozioni
Il tracciamento degli atleti presenti alle Olimpiadi di Tokyo è stato messo a punto da due giganti della tecnologia come Alibaba e Intel. Ma oltre a questo controllo di routine – che rileva per ciascun atleta accreditato i dati biometrici – la biometria contribuisce a rendere più emozionanti le 9.500 ore di contenuti dell’Olympic Broadcasting Services, che impiega 1000 telecamere e 3.600 microfoni.
“Quando un arciere tende il suo arco all’occhio umano sembra perfettamente immobile”, spiegano al Comitato organizzatore, “ma ci sono dei lievi cambiamenti biometrici che avvengono nel suo corpo. Per la prima volta, in una Olimpiade gli spettatori vedranno quei dati grazie al monitoraggio della frequenza cardiaca degli atleti in tempo reale”.
La copertura a 360 gradi che ricorda The Matrix
I portavoce dell’Olympic Broadcasting Systems hanno spiegato la funzione di migliaia di videocamere 4K ad alta velocità che permettono un approccio visivo inedito sulle rutilanti azioni del ciclismo, del basket, del golf, dello skateboard, dell’atletica, del calcio e dell’arrampicata.
Il sistema è in grado di mostrare il replay delle azioni da varie angolazioni, alla maniera del film The Matrix, nel momento in cui la telecamera compie una panoramica attorno al personaggio mentre fluttua a mezz’aria.
Intel dal 5G all’Intelligenza Artificiale
Il partner mondiale del Comitato olimpico, leader nei processori per Pc, ha messo a disposizione varie tecnologie. 3Dat (3D athlete traking) una piattaforma che usa l’intelligenza artificiale per acquisire video da diverse telecamere contemporaneamente e, attraverso algoritmi biomeccanici, estrae delle forme 3D delle evoluzioni degli atleti. In parole semplici, è un po’ la stessa tecnica sperimentata dal regista di Hong Kong John Woo, quando sul set di Mission Impossible ha girato con 40 telecamere tutte accese sul set, per poi elaborare un montaggio mozzafiato. Intel ha usato anche il sistema True View che cattura le immagini direttamente sul campo sportivo, soprattutto per il basket: le piccole telecamere Hd sparse in vari punti del campo, insieme al rendering dei dati raccolti, offre una visione 3D immersiva che siamo abituati a vedere solo nel mondo dei videogames.
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