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Banche e finanza pronte alla nuova ondata di crediti deteriorati. “Servono alleanze per risanare le imprese”

Dietro l’euforia per le stime più ottimistiche del Pil 2021 e per l’inizio del 2022, si cela una minaccia ben radicata per la crescita dell’economia italiana. Allo scadere delle moratorie, delle garanzie e dei sostegni pubblici alle aziende in difficoltà, una nuova ondata di crediti deteriorati (cioè prestiti chiesti da famiglie e imprese e non restituiti) potrebbe compromettere parte della ripresa.

Il tema è stato al centro dell’Npl meeting (dove Npl sta per non performing loans, ovvero prestiti non performanti) organizzato da Banca Ifis: il più grande evento italiano che riunisce esperti, economisti e operatori del settore per dibattere di numeri e soluzioni. Secondo le stime contenute nel report Market Watch Npl alla fine del 2021, lo stock dei crediti deteriorati nei bilanci bancari si attesterà a 90 miliardi di euro. I nuovi flussi di deteriorato,  pari a 41 miliardi nel 2022 e a 32 miliardi nel 2023, saranno comunque inferiori ai 71 miliardi registrati nel solo 2013 sia in valore assoluto, sia in termini percentuali. A settembre 2021 i finanziamenti ancora in moratoria sono il 25% (71 miliardi di euro) delle richieste effettuate inizialmente (280 miliardi di euro), per il 77% in capo a imprese. Dal 2022 lo stock delle inadempienze probabili, cioè quei prestiti che non sono ancora diventati sofferenze e quindi possono essere recuperati, sarà superiore al volume delle sofferenze.

La nuova minaccia degli Npl

Sebbene la questione sia costantemente monitorata dalle authority, i numeri complessivi sono importanti. Il totale delle esposizioni deteriorate a fine 2021 dovrebbe attestarsi in Italia a 345 miliardi di euro di cui 90 miliardi ancora sui libri bancari e il resto ceduto agli operatori del settore che giocano un ruolo importante nella stabilità del sistema finanziario. Lo stock nel 2023 dovrebbe toccare i 430 miliardi di euro di cui solo un quarto pesa sui bilanci bancari.

Gli operatori del settore sono oggi più preparati rispetto alla crisi del 2017 e si stanno adoperando per evitare una nuova bolla. “Serve automatizzazione, ingegnerizzazione, sofisticazione dei processi e una grande attenzione alla sostenibilità”, ha affermato Frederik Geertman, ceo Banca Ifis. E coerenza nei confronti del debitore.

Secondo Intesa Sanpaolo il credito in questo momento si può dire sia sano. “Il default rate di Intesa Sanpaolo e del sistema rimangono comunque molto bassi e inferiore al 2%. La moratoria dai nostri clienti è stata usata come opportunità e non come intervento di emergenza”, ha affermato Stefano Martarelli, executive director Credit Governance Group Clo area.

Il faro delle authority sugli Npl

“La strategia di derisking”, cioè azzeramento del rischio, “è indotta dai vincoli del regolatore”. Esiste infatti un insieme di regole di fonte europea introdotte con l’obiettivo di migliorare la qualità degli attivi delle banche, riducendo le esposizioni non-performing in modo sostenibile, attraverso un piano graduale di accantonamento prudenziale: questa mappa di norme si chiama calendar provisionig. “Il calendar provisioning” della Bce darà forma a una “strategia di” azzeramento del rischio “continuativo. Occorre fare attenzione a non svuotare i crediti vivi: la scommessa è trovare la chiave per una piattaforma di sistema”, aggiunge Martarelli.

Per Aurelio Maccario, head of group Credit Risk di Unicredit: “Il 2021 è un anno estremamente particolare, ora sarà importante consolidare il trend di crescita. Una crescita economica del 4,5% porrebbe le condizioni ideali per mantenere i default rate su livelli bassi”.

La ricetta proposta da Marina Natale, a.d. di Amco è la seguente: “Serve un intervento di tipo industriale, finanziario, e patrimoniale, cioè occorre anche entrare nel capitale delle imprese quando necessario. Queste azioni e strumenti sono la risposta più adatta alla crescita delle inadempienze probabili che sarà inevitabile. Il ticket medio sarà piú piccolo che in passato, sotto i 100 mila euro”.

Le alleanze per risanare il tessuto industriale

La parola chiave per affrontare questa emergenza annunciata è fare sistema e stringere alleanze. “Il mercato italiano è molto attraente come stock e come flussi ed è un mercato che per noi è molto importante”, ha affermato Anders Engdahl, presidente e ceo di Intrum. “La nostra strategia in tutti i mercati in cui operiamo è quella di formare delle partnership, come in Italia abbiamo con Intesa, per perseguire la nostra strategia che è quella di essere a supporto della clientela. A noi non interessa un approccio toccata e fuga ma vogliamo essere presenti per il lungo periodo”.  Il ceo di Intrum, ha aggiunto che il gruppo sta investendo con decisione sulle nuove tecnologie e su nuove piattaforme.

Anche per Amco le alleanze sono fondamentali. “Stiamo infine lavorando per proporci come catalizzatore di partner industriali che ci aiutino nel percorso di risanamento delle imprese. Il risanamento finanziario dell’impresa, perché sia sostenibile, deve poggiare su un percorso di sviluppo industriale. Per fare tutto questo ci avvaliamo di un modello operativo che si declina in un equilibrato mix di in-house-outsourcing: abbiamo attivato una piattaforma aperta per agevolare il colloquio con i legali e i servicer con cui collaboriamo in modo da valorizzare le aree di eccellenza di tutti i singoli player”.

  Intanto il mercato resta in fermento. Nei primi nove mesi del 2021 sono state finalizzate transazioni Npl per 8 miliardi di euro. La pipeline vede ancora 26 miliardi di euro di operazioni attese entro fine anno. Sul fronte delle inadempienze probabili si annunciano 10 miliardi di vendite entro dicembre 2021.

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