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Le banche americane in rivolta contro Apple Pay: “Commissioni troppo alte”

È guerra sulle commissioni tra le banche americane e Apple Pay.  Lo riporta il Wall Street Journal, secondo cui le contrapposizioni latenti tra il gigante tech e i colossi bancari a stelle e strisce stanno venendo a galla. Alcuni istituti hanno infatti chiesto uno sconto sulle commissioni proposte dalla multinazionale guidata da Tim Cook, perché giudicate troppo elevate, e si sono appellati a Visa affinché intercedesse con Cupertino. La richiesta è stata rispedita al mittente e un accordo non si è trovato. 

Quale il nodo del contendere? Apple Pay è un servizio lanciato nel 2014 che consente di caricare le carte in un portafoglio digitale e di pagare direttamente con iPhone o Apple Watch. Per ogni transazione, Cupertino incassa una commissione dello 0,15% dalla banca emittente, che di fatto paga per avere accesso al “parco” di Apple.

Le banche contro Apple Pay

Jp Morgan e Bank of America – così come altri grandi banche internazionali – sono state sinora disposte a versare ad Apple questa tassa d’ingresso per il tramite dei due principali circuiti e fornitori di carte, Visa e Mastercard. Negli ultimi tempi, però, alcuni istituti hanno iniziato a criticare il modello di commissioni adottato da Cupertino, chiedendo, in particolare, che ne vengano esclusi i pagamenti ricorrenti, come gli abbonamenti. 

Quando poi Apple ha lanciato la sua carta di credito in collaborazione con Goldman Sachs, l’iniziativa è stata percepita da alcune banche come un’indebita e sorprendente invasione di campo. Con Visa e Mastercard, del resto, la big tech avrebbe stretto una sorta di patto di non concorrenza. In cambio della loro adesione ad Apple Pay, prosegue il Wsj, il gigante della Silicon Valley avrebbe rinunciato a sviluppare il proprio circuito di pagamento alternativo. Ma il lancio della Apple Card sarebbe stato percepito da alcuni istituti come una violazione della pax fra big bank e big tech nel campo finanziario.

L’invasione di campo delle big tech

Le invasioni di campo delle big tech hanno iniziato a moltiplicarsi. La prima a muoversi è stata Facebook con il progetto di coniare una valuta digitale globale, Libra, presto bloccato dalle autorità globali anche sulla scorta dei timori espressi dalle banche. Poi vanno ricordate le indiscrezioni sulla volontà di Amazon di offrire direttamente conti correnti ai clienti e di battere una propria moneta da spendere nell’ecosistema e-commerce. Infine l’annuncio del conto corrente Plex, sviluppato da Google con Citigroup, di recente ritirato senza troppe spiegazioni. 

Tutto ciò, secondo alcuni osservatori, potrebbe motivare una controffensiva da parte del mondo bancario. Una strategia all’interno della quale rientrerebbe anche la levata di scudi contro le commissioni di Apple Pay, accolta con freddezza da Cupertino, che nel borsellino digitale ha una formidabile fonte di profitti. Resta da capire se l’insoddisfazione verso le pretese di Cook sia condivisa anche nel resto del mondo. 

La battaglia si fermerà agli Stati Uniti o si sposterà anche Oltreoceano? Apple Pay è attivo in molti paesi europei e in Italia il servizio è compatibile con le carte emesse praticamente da tutti gli istituti nazionali, fra cui Intesa Sanpaolo e Unicredit. E chissà se la miccia accesa dalle banche Usa potrà, in un secondo momento, essere cavalcata anche dalle banche europee.

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