Dagli attesissimi dati sulla diffusione e sullo spending del marketing e della comunicazione digitali ai segreti del metaverso e della generazione Z. Passando per tavoli di lavoro specifici su argomenti estremamente attuali e dettagliati come, per esempio, i nuovi regolamenti europei Digital markets act (Dma) e Digital services act (Dsa). Il tutto con un parterre, sempre esclusivo, di relatori che spaziano dal presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare Antonio Zoccoli al papà dei videogiochi Nolan Bushnell, il co-founder di Atari. In mezzo un mare magnum di pionieri e campioni del digitale protagonisti non soltanto della creatività online, ma dello sport, della smart mobility e di un’infinità di altri settori.
Tutto questo è previsto nel menu di Iab Forum 2022, in programma martedì 15 e mercoledì 16 novembre all’Allianz Mico di Milano, e che per quest’anno ha come titolo Decoding change. Forbes Italia ne ha parlato alla vigilia con Carlo Noseda, presidente di Iab Italia, il chapter italiano della più importante associazione nel campo della pubblicità digitale a livello mondiale e che rappresenta l’intera filiera.
Noseda, perché è così importante imparare a decodificare il cambiamento? Non basta semplicemente saperlo leggere e scoprire come comprenderlo?
Saper decodificare il cambiamento è oggi vitale almeno quanto l’aria per respirare. Insistendo sul concetto di decoding, del resto, non abbiamo solamente voluto “giocare” con una parola ricorrente nel dibattito sul mondo digitale, ma abbiamo scelto di porre il contributo di questo Forum allo stesso livello della mission della nostra associazione: semplificare le complessità di un mondo che cambia alla velocità della luce per contribuire a una reale diffusione della cultura digitale. Siamo, infatti, profondamente convinti che, solo così facendo, si possano offrire davvero a tutti le stesse possibilità e gli stessi strumenti per innovare, in un’epoca in cui i governi, le aziende, gli enti e le persone riescono spesso con difficoltà a stare, essi stessi, al passo delle tante novità che si intravedono appena, ma non vengono assimilate dai più. È una sfida decisiva senza vincere la quale il digitale rischia sempre più di dividere anziché di unire.
Sfogliando il programma di Iab Forum spiccano i nomi di personaggi simbolo, ciascuno nel proprio ambito, del cambiamento. Cosa vi aspettate dai loro contributi?
A ciascuno dei relatori che interverranno a Iab Forum abbiamo chiesto approfondimenti, attraverso un concreto lavoro di decodifica, sui temi di loro competenza. Nel dettaglio, la mattina del primo giorno di lavori avrà un taglio più d’ispirazione, volto a offrire una vision chiara relativamente a parole che sono estremamente attuali come: innovazione e scienza, competenze e disuguaglianze, sostenibilità e tecnologia, intelligenza artificiale e trasformazione digitale, vita e futuro. La mattina del secondo giorno, invece, è stata costruita con interventi più tecnici e industry driven, di cui gli attesissimi dati sulla diffusione del marketing e della comunicazione digitale in Italia e sullo spending pubblicitario online non sono che solamente una, per quanto importante, componente del programma. Senza dimenticare gli importantissimi workshop pomeridiani dedicati alle aziende e ai professionisti presenti con l’obiettivo di affinare la propria conoscenza del digitale e, infine, la Vision Arena dove, il 15 novembre, verrà analizzato il ruolo nell’ecosistema digitale della Gen Z, la generazione che, più di altre, ha il cambiamento nel suo Dna, e il 16 novembre si terrà il Future Lab, spazio in cui verranno forniti gli strumenti per affrontare il futuro: formazione, innovazione e metaverso.
L’anno scorso il tema di Iab Forum è stato quello del ‘ritorno all’umano’. La persona è ancora centrale nell’opera di decodifica del cambiamento oppure è definitivamente sorto il tempo delle macchine?
In Iab Italia siamo profondamente convinti che, grazie alla tecnologia, le persone torneranno ad essere sempre più sé stesse. E libere. Troppo spesso, infatti, anche in un recente passato, siamo stati istruiti come delle macchine, correndo il rischio di perderci tra infiniti job title e sempre nuove skill. La tecnologia, invece, contribuirà a sgomberare il campo della nostra quotidianità da lavori che non meritiamo più di fare permettendoci di tornare ad essere poeti e inventori. Anche perché, se il Paese vuole alzare di nuovo la testa, occorre liberare la Ram della nostra memoria da tutto ciò che occupa inutilmente spazio e finalmente fissare lo sguardo su ciò che vale.
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