Articolo apparso sul numero di luglio 2023 di Forbes Italia. Abbonati!
Un dialogo costruttivo, basato sulla fiducia tra stakeholder interni ed esterni, che possa sfociare in un impatto reputazionale positivo e di lungo termine. Questo è l’obiettivo che si è posta Axa Italia, azienda pioniera sul fronte sociale, ambientale, dell’innovazione di servizio. E che fa del lavoro di squadra e dell’attenzione alla parità di genere i suoi punti di forza, per un futuro più sostenibile e più efficiente, anche dal punto di vista economico. Forbes Italia ha chiesto a Giorgia Freddi, Direttore Communication, Sustainability & Public Affairs, quali sono i progetti di un gruppo così attento alle sfide di oggi.
Ci può raccontare come ha strutturato la strategia di comunicazione del gruppo Axa, che negli anni le è valsa molti premi e riconoscimenti? Da dove è partita e dove vuole arrivare?
In Axa siamo ispirati da uno scopo che viene declinato attraverso un piano strategico, capace di guidare con chiarezza ognuna delle strutture dell’azienda, tra cui appunto la comunicazione. L’obiettivo che ci prefiggiamo, insieme con il mio team, è quella di creare un dialogo costruttivo, basato sulla fiducia tra tutti gli stakeholder interni ed esterni, che possa incidere nella costruzione di un impatto reputazionale positivo e di lungo termine. Per questo l’intera funzione si integra sinergicamente con tutte le altre anime aziendali e con gli interlocutori con cui collaboriamo. In questi anni abbiamo consolidato un posizionamento di cui siamo fieri, da cui emerge il nostro impegno sul fronte sociale, grazie alle tante iniziative su clima e inclusione, ma anche su quello dell’innovazione di prodotto e di servizio, senza mai perdere di vista la centralità della persona. Più che di punto di arrivo, parlerei di traguardo in movimento. E dato che comunicare significa mettere in comune, la mia ambizione è far sì che la parola preservi il suo valore sociale, di servizio della collettività, seguendone i bisogni e i cambiamenti e creando un volano positivo.
Il momento storico è difficile. Cambiano, e in fretta, i canali e le modalità, per non parlare dei mutamenti sociali. Un contesto delicato dove la comunicazione ha assunto una rilevanza anche maggiore rispetto al passato, ma è esposta a molte insidie. Come si sta muovendo?
Viviamo tempi imprevedibili, caratterizzati da un diffuso senso di insicurezza e vulnerabilità. Ma credo anche che questi ultimi anni, se da un lato ci hanno consegnato una maggiore consapevolezza dei rischi, dall’altro ci hanno portato un senso di responsabilità individuale e collettivo e la capacità di innovare. Tutto questo si riflette anche nella comunicazione e ci porta alla scoperta di terreni inesplorati e sfumature di linguaggi inedite. Personalmente vedo nell’innovazione una grande opportunità, sia essa di processi, di linguaggi o di canali, ma credo anche nella coerenza e nell’unione delle idee. Un reel su Instagram e una pagina di approfondimento su un quotidiano possono e devono integrarsi, ma spetta a noi comunicatori scegliere come e a chi sono destinati. Il ruolo del comunicatore è oggi centrale: dar voce al contesto storico attuale va ben oltre la diffusione di informazioni. Si tratta di creare e nutrire un rapporto di fiducia.
Come è organizzato il suo team?
Oggi la mia direzione vive di tre anime: quella di comunicazione, appunto, che comprende sia la parte interna, sia quella esterna, la sostenibilità e i public affair. Una squadra eterogenea, composta da persone di grande talento e passione, con background ed esperienze professionali diverse e, soprattutto, multigenerazionale. Sono molto fiera del cammino che abbiamo fatto insieme e della nostra sinergia, determinante per disegnare una strategia comunicativa in grado di comprendere e indirizzare la complessità contemporanea, utilizzando tutte le leve disponibili al servizio di un dialogo che coinvolge collaboratori, clienti, partner, giornalisti, istituzioni e l’intera società.
Responsabilità sociale, attenzione all’ambiente, governance. Al di là dei proclami, come sta traducendo tutto questo nel suo agire quotidiano in azienda?
Personalmente credo che la vera sfida oggi sia integrare la sostenibilità nei processi aziendali, così da creare un valore condiviso. È questo che stiamo cercando di fare in Axa Italia, grazie anche a un forte impegno a livello globale, che va a misurare il nostro impegno attraverso l’Axa for Progress Index, strutturato in tre ambiti: Axa come investitore, assicuratore e azienda esemplare. Siamo focalizzati su tutte e tre le lettere che compongono l’acronimo esg, a partire dalla G di governance che considero centrale perché consente di realizzare le azioni che incidono sugli altri due assi, ovvero ambiente e società. A questo proposito, abbiamo creato una governance condivisa con le altre funzioni di business che ci ha consentito di raggiungere ottimi risultati, ad esempio sul fronte degli investimenti, dove abbiamo l’obiettivo di ridurre l’impronta di carbonio del nostro portafoglio del 20% già dal 2025. Come assicuratori, lavoriamo in modo trasversale sull’offerta e sui nostri processi per offrire garanzie e servizi che non solo accompagnino la transizione ecologica, ma possano rispondere alle esigenze dei segmenti più vulnerabili. Infine, cerchiamo di essere un’azienda esemplare, puntando a ridisegnare i processi interni per favorire la riduzione di CO2 e sviluppando progetti che portino un concreto contributo sul piano sociale, grazie alla nostra collaborazione con importanti ong. Penso alle numerose iniziative di formazione attive sul clima che hanno coinvolto centinaia di ragazzi, come il programma di formazione sugli oceani, o alle 400 donne che abbiamo accolto nei centri antiviolenza e alle collaborazioni con le principali università italiane per l’attivazione di cattedre e Lab sui temi della transizione ecologica e dell’inclusione sociale.
Il ruolo delle donne è sempre molto difficile e messo in discussione. Cosa ne pensa? Avete lanciato il progetto Axa per l’empowerment femminile: la strada però è lunga, dato che i cambiamenti culturali sono ostici e complicati. Quali risultati sono già arrivati e cosa avete in programma per il futuro?
Nel 2023 nessun paese al mondo ha raggiunto la parità di genere. Il costo sociale ed economico del gender gap è di 160mila miliardi di dollari. Non si tratta ‘soltanto’ di un tema di ingiustizia, ma di una barriera al progresso economico. Per questo, bisognerebbe guardare all’obiettivo della parità di genere non tanto come a una sfida, quanto più come a un’opportunità di innovazione. Credo di far parte di un gruppo che molto ha fatto e molto può ancora fare per la resilienza sociale ed economica. La metà degli scienziati del nostro Fondo di ricerca è donna. Con questo stesso fondo sosteniamo e continueremo a sostenere il Laboratorio sulla gender equality con l’università Bocconi. Supportiamo le donne che vogliono fare impresa con Angels For Women, primo network italiano di business angel al femminile. Con il progetto educativo Girls CodeUp abbiamo avvicinato più di 200 studentesse alle Stem, aumentando la loro consapevolezza sul tema healthcare. Internamente, la parità di genere è un traguardo vicino: metà delle nostre posizioni di leadership è occupata da donne. Credo nel potere dell’esempio e spero che il nostro, come quello di tanti altri role model, possa contribuire al superamento dei bias che, purtroppo, tuttora limitano la partecipazione delle donne alla vita sociale ed economica di questo paese.
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