“È giunta l’ora del governo degli imprenditori”. Il miliardario Terry Gou, fondatore di Foxconn, il più grande produttore mondiale di componenti elettronici, ha annunciato così la sua candidatura alla presidenza di Taiwan. “Datemi quattro anni”, ha detto, “e svilupperò la tecnologia e l’economia al punto da permettere a Taiwan di superare Singapore e diventare il paese più ricco dell’Asia per Pil pro capite entro 20 anni”.
Gou correrà da indipendente, dopo avere tentato invano di assicurarsi il sostegno del Kuomintang, partito conservatore e principale forza di opposizione. Per qualificarsi alle presidenziali, dovrà raccogliere 290mila firme entro l’inizio di novembre. Se dovesse essere eletto, Gou diventerebbe uno dei capi di stato più ricchi del mondo, con un patrimonio di 7,2 miliardi di dollari.
La candidatura
L’annuncio della candidatura arriva in un momento di enorme tensione tra Taiwan, che si autogoverna da circa 75 anni, e la Cina, che vuole una riunificazione. Gli Stati Uniti hanno appena annunciato la vendita di un nuovo pacchetto di armi da mezzo miliardo di dollari a Taiwan, mossa che la Cina ha definito “una grave ingerenza”. Gou non sostiene la riunificazione, molto impopolare tra i taiwanesi, ma ha dichiarato di puntare alla pace con Pechino. “Non permetterò che Taiwan diventi la nuova Ucraina”, ha dichiarato. “Prometto che porterò la pace nello Stretto di Taiwan per i prossimi 50 anni e getterò le basi per una più profonda fiducia tra le parti”.
Gli avversari di Gou sottolineano gli stretti legami economici tra Foxconn e la Cina, che Pechino potrebbe sfruttare come strumento di pressione. Tra le altre cose, Foxconn ha uno stabilimento da oltre 200mila dipendenti a Zhengzhou, la più grande fabbrica di iPhone del mondo. Al contempo, è anche un fornitore chiave di grandi aziende americane, Apple in testa. Gou ha assicurato di essere pronto a “sacrificare” il suo patrimonio in nome della pace con la Cina.
Già da tempo Gou meditava l’ingresso in politica. Nel 2019 lasciò la presidenza di Foxconn dopo 45 anni per puntare alle presidenziali del 2020, salvo rinunciare dopo che il Kuomintang decise di sostenere un altro nome. Secondo la giornalista Kathrin Hille del Financial Times, Gou si ispirerebbe a Donald Trump nel suo scagliarsi contro i politici tradizionali.
La storia di Terry Gou
Gou, figlio di genitori originari della provincia cinese dello Shanxi, è nato a Taiwan il 18 ottobre del 1950. Dopo il servizio militare, lavorò per due anni come addetto alle spedizioni prima di mettersi in proprio nel 1974, convinto che i prodotti elettronici sarebbero entrati nella vita quotidiana di tutti. Come ha raccontato Francesco Nasato su Forbes, per avviare Foxconn – conosciuta anche come Hon Hai Precision – prese in prestito 7.500 dollari dalla madre per affittare un capannone. Acquistò macchine per lo stampaggio della plastica, con cui iniziò a produrre manopole per cambiare canale sui televisori in bianco e nero. Partì con dieci dipendenti, tutti piuttosto anziani. Oggi ne ha circa un milione.
L’espansione globale è arrivata negli anni ’90, con la quotazione in Borsa e gli accordi con clienti americani quali Ibm, Hp, Apple e Compaq. La crescita ha portato il gruppo ad acquisire anche marchi storici internazionali, come la finlandese Nokia e la giapponese Sharp. Oggi, per alcuni telefoni in commercio, circa il 70% dei componenti è prodotto da un’azienda collegata a Foxconn.
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