Articolo apparso sul numero di ottobre 2023 di Forbes Italia. Abbonati!
Ragusa brilla in una regione impegnata ad abbracciare la transizione ecologica e l’economia verde. Con 36.630 imprese, la Sicilia è infatti in settima posizione nella graduatoria nazionale per numero di aziende eco-investitrici. Lo ricorda l’ultimo rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere, redatto in collaborazione con il centro studi Tagliacarne. Nell’ultimo anno in Sicilia sono stati siglati oltre 84mila contratti di lavoro legati alla sostenibilità, il quadruplo del 2019.
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Tutto il green della Sicilia
Quali sono le professioni verdi? Si va dai progettisti di sistemi di gestione ambientale agli architetti paesaggisti, da esperti in etichettatura ambientale degli imballaggi a startupper che realizzano tessuti da scarti alimentari, integratori preparati con gli estratti di aloe coltivata in Sicilia, fino ai vasetti di creme per viso fatti con i residui della pietra lavica dell’Etna.
È nata nove anni fa Orange Fiber, marchio di Catania che identifica i prodotti realizzati con i filati e i tessuti nati dagli scarti degli agrumi, per la precisione dal ‘pastazzo’, ovvero ciò che resta dopo la produzione di succo di agrumi, che rappresenta poi il 60% circa del peso del frutto fresco. E così l’arancia, quasi un’ossessione di Elio Vittorini, che riempie interi capitoli di Conversazione in Sicilia, è diventata per Enrica Arena, cofondatrice e ceo, la leva per far decollare un’impresa che oggi opera con grandi marchi della moda, come Salvatore Ferragamo, Marinella e H&M.
Ed è un’altra icona siciliana, il limone, ad aver acceso la scintilla di Navhetec, nata nel 2016 come spin-off dell’università di Palermo. L’azienda opera nel settore della nutraceutica, ricavando integratori e nutraceutici dagli scarti di lavorazione del limone. La tecnologia della startup si è sposata con la tradizione dell’Agrumaria Corleone, storico marchio che da quattro generazioni produce succhi ed essenze. Tra i fiori all’occhiello c’è citraVes, il primo prototipo per la prevenzione delle malattie cardiovascolari, mentre sono in fieri gli studi su altre nanostrutture di origine vegetale per future applicazioni.
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Il Greentech Mediterranean Innovation Hub
Un fiorire di imprese che fa pensare a una nuova era (e se fosse la rinascita?) di un’isola che ti riempie di colori e profumi, trasformati però in impresa, fino a oggi, da chi siculo non è. La mente va a Ortigia, azienda di essenze e profumi lanciata dall’inglese Sue Townsend e operativa a Firenze. Finalmente, ora, un cambio di passo.
Palermo, con 8.039 imprese, e Catania, con 7.336, sono le città siciliane con più realtà che abbiano investito in tecnologia. Ragusa ne conta 2.979, ma con una popolazione che è un terzo rispetto alle altre due province. Del resto, proprio Ragusa ambisce a diventare uno dei poli di riferimento in Italia per l’agroalimentare tecnologico. Per questo ha attivato il corso di laurea in management delle imprese per l’economia sostenibile.
Congiuntamente, su spinta del Pnrr per il Sud, sta prendendo corpo anche il progetto da 10 milioni di euro Greentech Mediterranean Innovation Hub, realizzato da un partenariato guidato da Banca agricola popolare di Ragusa (Bapr), responsabile di progetto, che gestirà il polo attraverso la sua società benefit e l’università di Catania. Il progetto è nato per favorire l’incontro tra capitale umano e fabbisogni delle imprese e per contrastare la migrazione di capitale umano altamente qualificato, coinvolgendo i giovani.
Perché Ragusa seduce e meraviglia, ma ancora troppi giovani l’abbandonano per costruire altrove il proprio futuro. Intriga questa perla del Barocco, cresciuta su tre colline separate da profonde vallate, collegata da tre ponti e con due centri: in basso l’antica Ibla e in alto la Ragusa ricostruita dopo il terremoto del 1693, il sisma che mise in ginocchio l’intera Val di Noto.
Ovunque eccessi, rapimenti, teatralità e turbamento, spazi che rompono gli argini. Ammaliano le facciate delle chiese e lo sfarzo degli elementi decorativi dei palazzi gattopardeschi. Tutto è teatro in questa cittadina, dove si percepisce uno spirito imprenditoriale sconosciuto ad altre aree dell’isola. Passeggi per le vie, ti soffermi ad ammirare uno scorcio, spunta una signora che con squisita gentilezza ti illustra fatti e antefatti del luogo. Finale con apertura di una porticina che immette nella bottega di ricamo, l’acquisto di mercanzia è ormai dovuto.
La svolta digitale dell’agricoltura
È soprattutto l’agricoltura ragusana ad abbracciare la svolta digitale. Un esempio di tecnologia al servizio dell’agricoltura l’abbiamo a Chiaramonte Gulfi, nelle serre di Andrea Angilletti, dove è stato installato un sistema di monitoraggio e programmazione dell’attività che sfrutta il sistema LoRaWAN, tecnologia di radio wireless operativa anche in assenza di copertura internet o rete elettrica. Da remoto, Angilletti può regolare e controllare il grado di temperatura e di areazione, lo stato di irrigazione e irrorazione delle piante tramite il sistema di sensori di Lualtek, impresa ragusana lanciata nel 2021 da Luca e Alessio Occhipinti.
Con Lualtek è possibile controllare e avere lo storico dei valori vitali della coltura, leggere e analizzare i dati per poter individuare i fattori che potrebbero favorire agenti patogeni o malattie come peronospora, tuta absoluta, oidio e botrite. Gli attuatori Lualtek automatizzano ogni azione che richieda accensione e spegnimento, dall’apertura dei portelloni all’avvio dell’irrigazione. È dimostrato che l’algoritmo dei fratelli Occhipinti ha ottimizzato la produzione, riducendo i consumi di acqua (-40%), energia elettrica (-15%) e fertilizzanti.
Sempre nel ragusano ha preso corpo Elettrosystem, attiva dal 1991 nella ricerca di soluzioni tecnologiche per l’automazione agricola e industriale, un processo di crescita che l’ha condotta a diventare partner ufficiale Zucchetti. Elettrosystem continua il suo impegno per aiutare le aziende a entrare nell’era dell’informatica, dell’automazione, dell’intelligenza artificiale e del data-driven decision making.
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