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Entro il 2030 cambierà il mercato del lavoro per 8 professioni su 10

Come cambierà il lavoro con l’intelligenza artificiale? Con lo sviluppo di modelli linguistici di grandi dimensioni sono in tanti a chiedersi quali professioni spariranno e quali invece diventeranno fondamentali per l’uomo.

Secondo lo studio Il futuro delle competenze nell’era dell’Intelligenza Artificiale, realizzato da Ey, ManpowerGroup e Sanoma Italia, nel nostro paese non si assiste ancora a un effetto di sostituzione del lavoro umano con l’Ia: la domanda di lavoro continuerà a crescere nei prossimi anni, per poi rallentare in maniera significativa dal 2027, in corrispondenza della diffusione sempre più importante di soluzioni di Ia generativa e robotica avanzata nelle aziende.

Questa tecnologia avrà un impatto negativo sulla domanda, in particolare, di profili professionali a livello di qualifica media: tecnici, conduttori d’impianti, lavoratori della logistica, chi svolge mansioni d’ufficio che hanno a che fare con la gestione dei dati.

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L’impatto sarà diverso a seconda dei settori. Secondo lo studio, la domanda di lavoro aumenterà in 9 settori di attività su 23: tra questi alcuni settori tecnologicamente maturi (telecomunicazioni, public utilities, chimica) e quelli legati alla trasformazione dei servizi e delle competenze (servizi di cura, servizi di educazione, formazione e lavoro).

Discorso diverso per banche e assicurazioni, che hanno da tempo intrapreso un percorso di ristrutturazione legato all’uso delle tecnologie dei dati, settori in cui la domanda di lavoro aggregata diminuirà.

La domanda di lavoro continuerà a crescere

Secondo lo studio, la domanda di lavoro in Italia legata all’Ia riguarderà profili molto eterogenei: ingegneri e fisici (+7%), analisti di mercato e psicologi del lavoro e della formazione (+3%), profili ad alto contenuto creativo (architetti, progettisti, pianificatori). E ancora professioni legate al marketing e alle vendite (+5%), oltre a lavori manageriali, come i direttori di amministrazione e finanze e gli specialisti di organizzazione (+3%).

“I risultati emersi dallo studio confermano come, in generale, la domanda di lavoro si sposterà sempre di più verso profili a qualifica alta e molto alta, in molti casi con skillset ibridi tecnologici e di settore, ad esempio nella ricerca e sviluppo, nel marketing, nell’ambito della sostenibilità energetica” – dichiara Donato Ferri, Ey Europe West Consulting Managing Partner.

“Prevediamo che nel prossimo decennio i profili la cui domanda registrerà una maggior crescita sono sì legati alla pervasività della tecnologia, ma anche alla progettazione di nuovi modelli di lavoro e di collaborazione tra le persone”.

L’importanza della sostenibilità e degli obiettivi Esg

Un altro fattore che le imprese dovranno riuscire gestire nel tempo e che avrà un impatto sul mercato del lavoro si lega alla crescente importanza ricoperta dalla sostenibilità e dagli obiettivi Esg (Environmental, social, governance).

Un ambito su cui il 94% delle organizzazioni globali ammette di non avere tutti i professionisti necessari allo scopo e il 70% si sta già muovendo per assumerli. Questo porterà a una crescita dei green jobs, posizioni che richiedono competenze specifiche rispetto ai diversi settori della sostenibilità: figure tecniche (ingegneri di fonti di energia rinnovabili e della mobilità elettrica) e manager (chief sustainability officer e manager dei rischi ambientali).

In una situazione di questo tipo, imprese, sistema dell’istruzione e decisori pubblici devono intervenire per tempo su tre quarti delle professioni: nel caso si tratti di occupazioni con domanda in calo si dovrà gestire un eccesso di forza lavoro da riassorbire in altri ruoli; nel caso invece si tratti di lavori in forte crescita occorrerà essere pronti a formare addetti con le giuste competenze prima di incontrare problemi di talent shortage.

Cambia il bagaglio di competenze richieste nel mondo del lavoro

Alle professioni tecniche sarà richiesto di aumentare la varietà di competenze possedute, anche non strettamente attinenti al proprio lavoro, mentre alle professioni ad alta specializzazione servirà approfondire sempre di più il proprio settore di competenze.

È prevista inoltre una domanda trasversale di competenze sulla sostenibilità, su cui dovrà formarsi oltre il 60% dell’attuale forza lavoro, che permettono alle aziende di migliorare il proprio impatto ambientale. Questi cambiamenti potranno comportare un aumento del mismatch tra domanda e offerta di lavoro.

Già oggi la quota di assunzioni che le imprese italiane giudicano difficili da realizzare ha superato il 48% a settembre 2023, ed è in continua crescita almeno dal 2019, mentre la percentuale di posti di lavoro disponibili ma non occupati è attorno al 2%, con perdite stimate pari al 3% del valore aggiunto annuo di industria e dei servizi.

L’importanza della formazione

Un rimedio al talent shortage e al mismatch è dato dalla formazione, che costituirà una risorsa sempre più preziosa ed efficace anche grazie alle potenzialità offerte dall’Ia ad aziende ed enti. Integrando questa tecnologia nei processi d’apprendimento sarà più semplice e rapido allineare le offerte dei sistemi di istruzione alle trasformazioni costanti del mercato del lavoro.

Secondo le stime, l’implementazione di soluzioni Ia renderà corsi e programmi di formazione più accessibili per lavoratori e aziende, oltre a consentire un aumento dell’efficacia dell’insegnamento superiore potenziando soluzioni formative tradizionali.

Il percorso di orientamento, da attuare già nelle scuole secondarie, dovrà essere impostato in modo da consentire a studenti e famiglie di focalizzarsi sull’acquisizione di competenze e di riconoscere quali percorsi formativi e scelte professionali offrono maggiori opportunità di successo.

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