Articolo di Danilo D’Aleo apparso sul numero di dicembre 2023 di Forbes Italia. Abbonati!
In un contesto macroeconomico complesso, segnato dai rialzi dei tassi di interesse, dai conflitti geopolitici e da un rallentamento globale, sono diverse le sfide che stanno rallentando la crescita delle pmi italiane e riducendo la propensione all’attività di m&a. Come evidenzia l’ultimo Global m&a report di Pitchbook, in Europa, dal terzo trimestre del 2022, le operazioni hanno fatto registrare un calo del 18,3% del valore trimestre su trimestre, che sale al 23,5% anno su anno. Ma facendo uno zoom sulle fast-growing company, emergono anche opportunità redditizie. “Grazie a strutture agili a livello gestionale e societario, a una maggior resilienza e attenzione alla marginalità, queste ultime riescono a rimanere attrattive agli occhi di player italiani ed esteri”, racconta Stefania Esposito, managing partner di Blue Ocean Finance, boutique di financial advisory specializzata sul segmento delle fast-growing company.
Per crescere accompagnate da realtà industriali più grandi o da un fondo che possa garantire la finanza straordinaria e le competenze necessarie per lo sviluppo, le fast-growing companies solitamente si affacciano all’m&a entro i dieci anni dalla loro fondazione, venendo valutate anche sulla base dei loro numeri futuri. “Le opportunità esistono, è però fondamentale creare quelli che noi chiamiamo ‘perfect match’ tra le società seller e le acquisitive. Per queste ultime, in particolare, è cruciale valutare solo società che rispondano appieno ai loro desiderata e ciò necessita del supporto di figure tecniche, anche esterne. La fase di scouting, ad esempio, è onerosa in termini di tempo e rischia spesso di defocalizzare figure chiave dell’azienda. Cerchiamo di risolvere questo problema tramite lo scouting sistemico, effettuato con tecnologie e database avanzati che ci permettono di individuare una rosa ristretta di società in target, coinvolgendo così l’azienda acquisitiva solo su match realmente validi”.
Inoltre, l’m&a può giocare un ruolo fondamentale anche a favore delle società che stanno vivendo le difficoltà del passaggio generazionale e del rinnovo manageriale. Con l’83,2% delle medie imprese italiane a conduzione familiare, il tema governance è molto sentito tra le pmi, con un 80% che ritiene urgente agire tramite l’accelerazione del passaggio generazionale e l’introduzione di nuove competenze manageriali.
“Sappiamo che il passaggio generazionale è un processo molto complesso che il più delle volte si rivela fallimentare. Sono pochissime le imprese che arrivano alla seconda generazione e ancora meno quelle che raggiungono la terza”. E le ragioni sono diverse: dalla pianificazione tardiva del passaggio alla scarsa presenza di manager qualificati, fino ai conflitti tra soci. “In certi casi si dovrebbe valutare l’opportunità di trasformare l’asset aziendale in liquidità da trasferire alla generazione successiva, magari con il mantenimento di quote di minoranza. Negli anni abbiamo visto come l’ingresso di nuovi soci abbia permesso a realtà promettenti di rafforzare la propria posizione e di scalare anche nei mercati internazionali”, conclude Esposito.
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