Se sommiamo 8,5 miliardi di dollari a 465 milioni arriviamo a 9 miliardi, una cifra pesante anche per una struttura solida come quella del gruppo Amazon. L’esborso di queste cifre e una crisi generalizzata del mercato del videostreaming hanno costretto Prime Video e Amazon MGM Studios a tagliare alcune centinaia di dipendenti. Nel dettaglio, per tornare alle cifre, gli otto miliardi e mezzo sono stati sborsati per il deal con MGM e i 465 milioni rappresentano la cifra investita per acquisire i diritti del colossal “The Lord of The Rings: The Rings Power” diretto dal regista neozelandese Peter Jackson.
E veniamo ai tagli di personale, che si aggiungono, come fa notare Reuters, ai 27.000 addetti licenziati nello scorso anno. La riduzione del personale è stata annunciata in una nota interna da Mike Hopkins, vice president senior di Prime Video e Amazon MGM Studios: “Abbiamo identificato opportunità per ridurre o interrompere gli investimenti in determinate aree, aumentando al contempo i nostri investimenti e concentrandoci su iniziative di contenuti e prodotti che offrono il massimo impatto”.
Non solo Amazon
I tagli maggiori, all’interno dei 27.000 già operati, riguardano la divisione degli assistenti vocali della famiglia Alexa e si inseriscono in un quadro di riduzione del personale generalizzata di tutte le società tecnologiche. Microsoft, per fare un altro esempio, ha ridotto di 700 unità gli addetti di Linkedin, Twitter (oggi X) da 7.500 a 2.000 quasi tutti ingegneri, Facebook 11.000. L’attenzione degli analisti si concentra su Amazon poiché – oltre alla riduzione delle forze dei canali in streaming- anche la controllata Twitch vive un momento difficile. Uno dei fondatori di Twitch, Constance Knight, aveva lasciato l’azienda in contrasto con le nuove scelte commerciali di Amazon, nell’autunno del 2022 e ora salteranno 500 posti di lavoro,il 35% del totale addetti. Twitch è entrata a far parte del gruppo Amazon nel 2011.
Prima Video insieme alle principali piattaforme di video streaming, vive una fase di trasformazione per mantenere alta la qualità delle produzioni e in parallelo far tornare i conti. Dopo l’introduzione degli spot pubblicitari dei concorrenti Netflix e Disney+, dalla fine di questo mese gli utenti che vorranno schivare la pubblicità dovranno pagare 2,99 dollari al mese oltre il normale abbonamento. Rassicurando gli abbonati, Amazon Prime ha specificato che le interruzioni saranno “significativamente inferiori al carico pubblicitario delle tv”.
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