La strada da fare è però ancora molto lunga: se si considera il Modern Slavery Act del 2015, oggi solo il 15% dei marchi di lusso è conforme alle sue linee guida.
Numeri preoccupanti che si aggiungono al dato secondo cui nel 2030 solo il 19% dei materiali prodotti sarà sostenibile.
La figura del chief sustainability officer
Il ruolo del chief sustainability officer è sempre più in voga in Italia nelle aziende di moda. Lo conferma Luca Mosca, fashion & sporting goods lead di Quantis in Italia: “Sempre più cso della moda italiana si stanno muovendo per incentivare l’efficientamento energetico dei propri fornitori diretti, attivando progetti dedicati per supportarli nella raccolta dati e nel calcolo di obiettivi di riduzione delle emissioni.
Questa necessità è una delle ragioni per cui sempre più brand del lusso fanno scelte di integrazione verticale, portando realtà leader italiane a porsi come conglomerati di expertise dell’eccellenza manifatturiera nazionale. Per le maison si tratta dell’opportunità di lavorare con filiere più vicine, dal punto di vista geografico e non solo”.
6 principi per una solida strategia
Il rapporto delinea 6 principi da cui partire.
- Sviluppare una tracciabilità completa per ridurre i rischi delle supply chain
- Utilizzare un approccio scientifico per rafforzare il processo decisionale e soddisfare gli stakeholder
- Diversificare il portafoglio di materiali per distribuire i rischi e rendere le operazioni più resilienti
- Costruire un business case che porti a una triplice vittoria: per le aziende, i fornitori e la natura
- Rafforzare i rapporti con i fornitori lungo la filiera
- Assicurarsi che le conoscenze, gli strumenti e gli incentivi siano condivisi in tutta l’azienda