Riccardo Mulone Ubs
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La finanza, la Sicilia e l’amicizia con Marchionne: la storia di Riccardo Mulone, country manager di Ubs in Italia

Articolo tratto dal numero di maggio 2024 di Forbes Italia. Abbonati!

Riccardo Mulone, catanese, 51 anni, sposato con Sonia, con cui ha tre figli, nel panorama dei grandi banchieri d’affari italiani è sicuramente un unicum: dal 1999 non ha mai cambiato casacca. Prima aveva lavorato per tre anni in Arthur Andersen, nei dipartimenti di audit e corporate finance, e in precedenza nel dipartimento private equity di Sopaf. Venticinque anni fa ha varcato per la prima volta la soglia di un ufficio di Ubs e da allora lo ha fatto tutti i giorni. Prima a Londra, lavorando nei team di m&a, leverage finance ed equity corporate finance, e poi a Milano, dove è arrivato circa 20 anni fa. Oggi è country head di Ubs in Italia ed è anche direttamente responsabile dell’investment banking.

In questi anni Mulone ha gestito oltre 100 transazioni, per un controvalore superiore ai 300 miliardi di dollari. Tra le più recenti: Unipol/UnipolSai (2024, 1,1 miliardi di euro), Mef (ministero dell’Economia e delle finanze) & Kkr/Tim NetCo (2023, 22 miliardi di euro) e Dufry/Autogrill (2023, 14 miliardi di franchi svizzeri). Senza dimenticare che con il suo team è stato a novembre, ancora a fianco del Mef, nella vendita del 25% del Monte dei Paschi di Siena tramite un accelerated book building, consentendo allo stato azionista di incassare 920 milioni di euro, in un’operazione che lui stesso ha definito “incredibile”.

La finanza al servizio dell’industria

Chi lo conosce lo definisce come un banchiere molto attento alle esigenze di natura industriale e che interpreta il suo ruolo con una missione: creare le migliori condizioni affinché le aziende italiane siano in grado di competere da campioni nel panorama internazionale. In una rara intervista ha dichiarato: “Bisogna puntare su aggregazioni che creino valore strategico e industriale, aiutando le nostre aziende a posizionarsi su prodotti e servizi ad alto valore aggiunto”.

Questo suo approccio, in cui la finanza deve essere messa al servizio dell’industria e non viceversa, gli vale la stima dei suoi clienti, che lo apprezzano anche per la sua capacità di stare lontano dai riflettori. Due nomi su tutti: Sergio Marchionne ed Ermenegildo ‘Gildo’ Zegna. Con il primo Mulone ha costruito una relazione non solo professionale, ma soprattutto umana, passando dall’acquisizione di Chrysler da parte di Fca negli Stati Uniti e dalla quotazione a Wall Street di Ferrari. Due momenti che hanno cambiato il profilo di Fiat. Con Gildo Zegna ha una relazione di lunga data, che è nata con l’acquisizione del gruppo del lusso di Biella del brand statunitense Thom Browne ed è proseguita con la quotazione alla borsa di New York e con l’acquisto di Tom Ford Fashion. Tanto che oggi Mulone siede anche nel board della holding della famiglia Zegna, la Monterubello.

Il legame con la Sicilia

La fedeltà che ha nei confronti di Ubs la dimostra anche nei confronti della sua terra natale, la Sicilia. Orgoglioso delle sue radici, Mulone non perde occasione di supportare nel tempo libero la moglie Sonia, imprenditrice vinicola, fondatrice di Santa Maria La Nave. Quella della moglie è una boutique winery nata per preservare e valorizzare la biodiversità del territorio dell’Etna.

Mulone, consapevole delle difficoltà che le nuove generazioni devono affrontare per entrare nel mondo del lavoro, dedica parte del tempo libero al confronto con i giovani sia alla Bocconi, sia all’Università di Catania, ateneo nel quale ha studiato. In un’intervista ha dichiarato: “Come diceva Marchionne, parlare ai giovani e dare loro consigli è tra le cose più complesse, perché si tende a generalizzare. Ogni persona ha, invece, una propria storia che la rende unica. Per questo motivo mi limito a dire che, a prescindere dal tipo di carriera che si vuole intraprendere, occorre avere sempre, durante tutto il percorso professionale, sia una grande passione per quello che si fa, sia una costante fame di conoscenza, sia coraggio nel cercare di uscire sempre da schemi consolidati”.

Nella scorsa primavera il banchiere ha costituito la sua holding Lifestar e ha investito in due veicoli di The Equity Club, il club deal promosso da Mediobanca. Ma lui continuerà a fare l’investment banker e prevede che il 2024 sarà ancora un anno di buoni affari, che dovranno però essere selezionati attentamente e con mano “artigianale”. Proprio come la sua.

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