Articolo tratto dal numero di maggio 2024 di Forbes Italia. Abbonati!
“Siamo particolarmente soddisfatti dei risultati ottenuti nel 2023. Estra riprende un trend di crescita al di là delle turbolenze nel mercato internazionale dell’energia. La solidità del modello dell’azienda, da sempre centrato sulla vicinanza con i territori di riferimento, ha consentito di ottenere ottime performance economiche, ma anche di confermare il ruolo-guida del gruppo come uno dei protagonisti a livello nazionale nella transizione energetica e la lotta al cambiamento climatico”. Francesco Macrì, presidente di Estra, l’utility con testa e cuore in Toscana, ma con una presenza che ormai si estende a buona parte del Paese, non nasconde la sua soddisfazione. Ma a contare più di tutti sono i risultati. Ricavi totali a 1,212 miliardi di euro, l’ebitda a 142,9 milioni (+37%), utile netto a 28,1 milioni raddoppiato rispetto ai 14,1 milioni del 2022.
Meno ricavi rispetto al 2022, ma utili record. Come è stato possibile?
Sì, abbiamo avuto un bel risultato. I ricavi sono calati perché nel 2022 risentivano della speculazione sui prezzi dell’energia. Un caso anomalo, perché finora non era mai accaduto che la speculazione finanziaria si concentrasse sul gas. Il caro-energia è stato generato dal mix di vari elementi, quali crisi energetica, crisi geopolitica, speculazione. Ora i prezzi sono tornati a livelli sostenibili e nella normale dinamica di fornitura a livello globale. Il grosso dei nostri numeri è prodotto dalla vendita di gas e di energia elettrica. Siamo stati bravi ad acquistare bene e a vendere a un prezzo giusto, che tenesse conto anche delle capacità economiche dei nostri clienti.
Un settore che sicuramente ha bisogno di continui investimenti.
Sicuramente. Prevediamo di continuare a investire soprattutto nella produzione di energia rinnovabile. Nell’ambito del fotovoltaico ci stiamo confrontando anche con le comunità energetiche rinnovabili (cer). Ci proponiamo come partner tecnico, perché è giusto che le Cer siano principalmente animate dalle realtà locali.
C’è chi sostiene che, se coprissimo tutto il territorio italiano di pannelli fotovoltaici, l’energia prodotta non sarebbe sufficiente. Insomma, il sole non basterebbe mai?
Dobbiamo tenere ferma la barra sulle rinnovabili perché in Italia, soprattutto nel centro-sud, abbiamo una grande risorsa che è il sole, fondamentale nel campo della sostenibilità. Ma non basta produrre energia elettrica, bisogna anche trasportarla e servono notevoli investimenti a livello di infrastrutture dorsali e di rete periferica. È chiaro che si va verso una crescita dell’elettrificazione dei consumi, ma non possiamo fare a meno di queste infrastrutture tecnologiche se vogliamo crescere.
Sì, ma non ci si può basare solo sull’energia elettrica.
Chi immagina un futuro strettamente legato a un unico vettore o a una singola fonte energetica compie un gravissimo errore. Per garantire la competitività e la sicurezza del nostro Paese occorre ragionare in un’ottica di diversificazione delle fonti energetiche. Oggi si parla di new gas, si parla di idrogeno. Estra, che viene da una cultura legata al metano, farà di tutto per preservare e valorizzare il patrimonio di reti pubbliche che hanno realizzato le comunità locali negli anni ’70-’80 e che ci vedono tra i primi al mondo a livello tecnologico. Le reti del gas sono ancora fondamentali e devono durare. Non si può immaginare di elettrificare tutti i consumi, anche perché continueremo a produrre energia elettrica per molti anni sempre con il gas. Bisogna ragionare di biogas, di new gas, di idrogeno. Noi ci stiamo lavorando.
A proposito. Avete fatto un accordo per il biogas e per le la miscelazione gas-idrogeno con Enea.
Stiamo lavorando con Enea per testare la tenuta delle reti del metano. L’idrogeno è un materiale estremamente infiammabile, di una diversa densità materiale, e oggi è consentita una miscelazione di metano e idrogeno fino al 2%. Estra, insieme a Enea e all’Università di Firenze, sta operando per individuare la possibilità di un blending maggiore, per arrivare al 5%, se non al 10%. La sperimentazione sta avvenendo al campo prove di Centria (società di distribuzione del gas di Estra ndr), presso la nostra sede di Arezzo, che è stato selezionato a livello nazionale da Enea per le sue caratteristiche, in termini sia di replicabilità delle diverse tipologie di reti e apparati che di elevati standard di affidabilità.
Il mercato dei servizi è molto competitivo. Come riuscite a tenere testa alle altre aziende nazionali a cui fa gola il territorio toscano?
Stimolando l’aggregazione, acquisendo la collaborazione di altri territori e quindi facendo crescere una realtà di prossimità come la nostra. Abbiamo un modello commerciale e di gestione dei servizi con un taglio di prossimità, che funziona. Siamo convinti che, rispetto ai modelli generalisti nazionali, quando vendiamo energia, la nostra postura commerciale non ci distingue per il centesimo in più o in meno, ma per la vicinanza ai clienti e al territorio. Per il fatto che i nostri utili vanno in ultima istanza ai comuni, che a loro volta li destinano ai cittadini, e per il fatto che siamo disposti a fare investimenti che aiutano comparti economici locali.
Il tema energetico ormai riguarda e coinvolge tutte le comunità locali. È questo il senso del progetto Multiutility Toscana?
Il tema energetico, il tema ambientale, il tema idrico, il tema dell’innovazione delle città, cioè delle smart city, sono tutti argomenti che sono nelle corde di Estra e del gruppo Multiutility. Sono tutte tematiche che contribuiscono alla modernizzazione, rispetto a iniziative più di mercato o più predatorie che arrivano dall’esterno. Quindi lo sforzo che stiamo facendo è quello di convincere gli amministratori toscani che è rilevante non mostrarsi, dal punto di vista politico amministrativo, come un mercato, ma come un’area organizzata con un unico soggetto che può fare il bene del proprio territorio.
Quali sono i vostri obiettivi?
Gli obiettivi principali sono tre: produrre più investimenti per questo territorio, più dividendi per i nostri soci indiretti, cioè per i comuni e quindi per i cittadini, e abbassare le tariffe. Se si realizza una grande azienda moderna, che sia non solo efficiente nella vendita di energia o nel servizio idrico, ma anche in grado di vendere la fibra, costruire le smart city, proporre il cassonetto intelligente o la smart security, si creano le economie di scala che possono consentire di abbattere le tariffe.
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