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Biden perde il sostegno dei più ricchi ma resta in corsa: “Non mi interessa cosa pensano i miliardari”

Questo articolo è apparso su Forbes.com

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha tentato di rassicurare ancora una volta i democratici, giurando di rimanere in corsa anche se opinionisti, legislatori e alcuni uomini facoltosi lo hanno invitato ad abbandonare la campagna elettorale dopo la sua performance nell’ultimo dibattito: “Non mi interessa cosa pensano i miliardari”, ha dichiarato alla Msnbc.

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Aspetti principali

  • In una telefonata con il programma Morning Joe della Msnbc, Biden ha affermato di essere fiducioso che “l’elettore medio là fuori” voglia ancora vederlo in gara contro l’ex presidente Donald Trump, anche se un gruppo di almeno cinque democratici della Camera gli ha chiesto di porre fine alla sua campagna, mentre diversi sondaggi hanno mostrato che il sostegno di Biden sta scivolando in un testa a testa con Trump.
  • Alla domanda sui miliardari che mettono in dubbio la sua rielezione, Biden ha affermato che la maggior parte dei contributi per la sua campagna sono inferiori ai 200 dollari, sostenendo di essere interessato al sostegno dei miliardari, ma aggiungendo che “non è questo il motivo per cui mi candido”.
  • I miliardari democratici e i critici di Trump hanno chiesto sempre più spesso a Biden di dimettersi dopo la performance del presidente nel dibattito sulla Cnn alla fine del mese scorso. Un botta e risposta di 90 minuti caratterizzato dalla voce rauca e sussurrata di Biden, da gaffe vocali e da diversi commenti incoerenti. Il presidente si è scusato, affermando che le prestazioni erano il risultato di un raffreddore e di un lungo viaggio, e che non c’erano altre motivazioni di salute dietro, come hanno ipotizzato invece alcuni democratici.
  • Nell’ultima settimana, gli appelli a dimettersi sono arrivati dal miliardario fondatore della Iac Barry Diller (4,1 miliardi di dollari, secondo Forbes), dall’erede di Walmart Christy Walton (15,2 miliardi di dollari), dal magnate della criptovaluta Michael Novogratz (2,5 miliardi di dollari) e dall’ad di Netflix Reed Hastings (4,8 miliardi di dollari), mentre il conduttore di “Shark Tank” e proprietario di minoranza dei Dallas Mavericks Mark Cuban (5,4 miliardi di dollari) ha spinto per un aumento dei sondaggi per determinare quale potenziale sostituto di Biden potrebbe battere Trump a novembre.

Chi potrebbe sostituire Biden?

Dopo il dibattito è emerso un gruppo di sostituti democratici, anche se nessuno di loro ha annunciato formalmente una candidatura, mentre alcuni hanno rifiutato categoricamente l’idea – e alcuni hanno sostenuto che trovare un sostituto potrebbe scatenare il caos all’interno del partito e far pendere la bilancia verso Trump a novembre.

Tra i sostituti democratici ipotizzati ci sono il vicepresidente Kamala Harris, il governatore della California Gavin Newsom, il governatore del Michigan Gretchen Whitmer e il governatore dell’Illinois J.D. Pritzker.

Un problema per i democratici, tuttavia, è rappresentato dal fatto che questi candidati non hanno mai ottenuto risultati troppo soddisfacenti nei sondaggi. L’unica di loro che ha ottenuto risultati migliori di Biden in un testa a testa con Trump è stata la First Lady Michelle Obama, che ha superato Trump con il 50%-39% in un sondaggio Reuters/Ipsos condotto dopo il dibattito, rispetto al pareggio di Biden con Trump (40%-40%) e al deficit di Harris con Trump (42%-43%).

La sostituzione di Biden potrebbe anche portare alla resurrezione di un vecchio metodo per la selezione del candidato durante la Convention nazionale democratica di agosto, anche se non è ancora chiaro il formato esatto di questa operazione, che non viene utilizzata dal 1968.

Cosa succederebbe con i contributi della campagna in caso di ritiro di Biden?

Se Biden si ritira dalla corsa, i suoi circa 91 milioni di dollari in donazioni per la campagna elettorale potrebbero essere convogliati ad Harris per una candidatura nel 2024, ma se viene scelto un altro candidato, il processo di convogliamento delle donazioni potrebbe diventare più complicato.

In questo scenario, Biden potrebbe dirottare i contributi verso un nuovo candidato, anche se sarebbe limitato dalle leggi sul finanziamento delle campagne elettorali, che consentono di trasferire solo fino a 2.000 dollari a un’altra campagna federale, il che significa che la maggior parte dei suoi contributi andrebbe probabilmente ai comitati di azione politica. Questi fondi verrebbero trasferiti senza limiti a un Pac, che potrebbe a sua volta utilizzarli per sostenere un candidato sostitutivo o destinare il denaro a gare di ballottaggio.

Sullo sfondo

In una lettera inviata ai legislatori democratici, Biden ha ribadito ancora una volta il suo impegno nella campagna per la rielezione, anche se il suo sostegno da parte dei democratici è diminuito in modo sostanziale in seguito alla sua performance rocambolesca nel dibattito sulla Cnn.

Alcuni opinionisti, donatori e un gruppo crescente di democratici della Camera hanno chiesto a Biden di fare spazio a un altro candidato. Anche i comitati editoriali di alcune importanti testate giornalistiche gli hanno chiesto di dimettersi.

Nelle quasi due settimane successive, Biden ha parlato con più forza in campagna elettorale, ammettendo di non “discutere più bene” come un tempo, ma giurando allo stesso tempo di rimanere in gara e di credere di poter ancora sconfiggere Trump, anche se i sondaggi indicano il contrario (Trump è in vantaggio su Biden per 42,1% a 39,9%, secondo la media ponderata dei sondaggi di FiveThirtyEight).

Nella sua prima intervista televisiva dopo il dibattito con George Stephanopoulos di Abc News, Biden ha ribadito che l’ultimo dibattito è stato solo un “brutto episodio” e non il risultato di una condizione mentale o fisica, respingendo le speculazioni sul suo declino mentale, anche da parte dell’ex presidente della Camera Nancy Pelosi.

Il presidente ha detto di essersi sentito male durante il dibattito, ammettendo di “non avere il controllo” dell’evento, anche dopo settimane di preparazione. Ha anche rifiutato un test cognitivo e neurologico, sostenendo che il lavoro della presidenza equivale a un test cognitivo quotidiano, dicendo: “Ogni giorno ho questo test”.

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