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Quali sono le più grandi media company del mondo: Comcast davanti a tutti, Disney paga l’anno nero al cinema

Questo articolo è apparso su Forbes.com

Le più grandi media company del mondo hanno ricevuto recensioni contrastanti nel 2023.

Prima le buone notizie. Gli introiti al botteghino, secondo Box Office Mojo, sono saliti del 21%, fino a raggiungere gli 8,9 miliardi di dollari. Tra i film che hanno incassato di più ci sono Barbie (1,4 miliardi a livello globale) di Warner Bros. Discovery e il tandem di Universal Pictures Super Mario Bros. – Il film (1,4 miliardi) e Oppenheimer (975 milioni). Numeri che ancora non riportano l’industria al picco del pre-pandemia – 11,9 miliardi nel 2018, quando in testa alla classifica degli incassi c’era Black Panther -, ma che mostrano una forte ripresa rispetto al 2020, quando la pandemia fece crollare le vendite di biglietti dell’80% e portò a un incasso totale di 2,1 miliardi.

Comcast davanti a tutti

I due film sul podio del botteghino mondiale ha contribuito a spingere Comcast, prima media company al mondo e società madre di Universal, al numero 40 della Global 2000, la classifica di Forbes delle più grandi aziende quotate al mondo, con un balzo di 11 posizioni rispetto all’anno scorso.

Questi successi hanno aiutato il titolo di Comcast a guadagnare il 29% lo scorso anno. Anche il settore dei media, in generale, ha ottenuto buoni risultatii. Le azioni delle 20 media company nella Global 2000 hanno registrato un ritorno medio del 28%, di poco al di sopra del 26% dell’indice S&P 500. A trainare sono stati DraftKings (numero 1.993 in classifica), con un 209%, e Netflix (numero 212) con un 65%.

Il calo della pubblicità in tv

Ora le cattive notizie. Il mercato della pubblicità televisiva, che dirigenti come David Zaslav, amministratore delegato di Warner Bros. Discovery, pensavano si sarebbe ripreso nella seconda metà dell’anno, è rimasto debole. In una conferenza con gli investitori del novembre 2022, Zaslav parlato di come gli acquisti pubblicitari fossero peggiorati rispetto al periodo della pandemia.

Fox, l’ottava media company per dimensione, è quella che ha fatto meglio su questo fronte, con un calo dell’1,6%, grazie a un palinsesto ricco di programmi sportivi. Warner Bros. Discovery, sesta in classifica nel settore, nel terzo trimestre del 2023 ha registrato un calo del 13% dei ricavi pubblicitari televisivi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Paramount Global, decima in classifica, ha segnato un -14%, mentre la Nbc, che fa parte di Comcast, ha chiuso con un -8,4%.

Warner Bros. Discovery è scesa di 144 posizioni nella Global 2000 (ora è al numero 673), Fox di 95 (ora è 814esima) e Paramount di 209 (1.066esima).

Forbes usa dati di FactSet per stilare la lista delle più grandi aziende quotate al mondo e si basa su quattro parametri: asset, valore di mercato, fatturato e utili. I calcoli sul valore di mercato sono aggiornati al 17 maggio e includono tutte le azioni ordinarie in circolazione.

L’anno nero della Disney

Walt Disney, che l’anno scorso ha celebrato il centenario, ha registrato uno dei cali più marcati tra le aziende in classifica ed è scivolata dall’87esimo posto dell’anno scorso al 155esimo del 2024. Tra le prime 100 aziende della graduatoria 2023, solo i giganti farmaceutici Pfizer (-397 posizioni) e Merck & Co. (-89) e il colosso energetico italiano Eni (-70) hanno visto un calo più significativo.

Il calo della Disney può essere in parte attribuito alla sua divisione di studi cinematografici, che è in difficoltà. Se in generale gli incassi al botteghino hanno continuato la ripresa, Disney ha faticato. Secondo la testata specializzata Deadline, la Disney ha prodotto quattro dei cinque maggiori flop dell’anno: The Marvels ha perso 237 milioni di dollari, Indiana Jones e il quadrante del destino 143 milioni, Wish 131 e La casa dei fantasmi 117.

L’anno disastroso dei film della Disney ha fatto scendere del 26% l’utile netto della società per l’anno fiscale finito a settembre 2023. Se si esclude il 2020, condizionato dalla pandemia, è stato il calo più marcato dal 2001, quando gli introiti pubblicitari e le presenze nei parchi di divertimento crollarono dopo gli attentati dell’11 settembre. Se si esclude il 2001, secondo FactSet, è il più grande calo dal 1984.

L’amministratore delegato di Disney, Bob Iger, durante la conferenza sui risultati del terzo trimestre ha annunciato un taglio delle spese sulle produzioni future per rimediare. “Siamo concentrati sul miglioramento della qualità dei film e dei dati economici”, ha detto. “Non pensiamo solo a ridurre il numero di titoli, ma anche il costo di ciascun titolo”.

Questo sentimento si sta diffondendo in tutta Hollywood. A maggio ProdPro, una società di analisi che studia le produzioni televisive e cinematografiche, ha scritto che le spese di produzione sono scese del 50% negli ultimi 12 mesi. Un dato che, in parte, è frutto dello sciopero degli sceneggiatori dell’anno scorso, ma che riflette anche la volontà degli studi cinematografici di ridurre i costi di produzione.

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