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Murray dice addio al tennis alle Olimpiadi di Parigi: ecco quanto ha guadagnato in carriera

La notizia era nell’aria da tempo e alla fine è arrivata l’ufficialità: Andy Murray lascerà il tennis al termine delle Olimpiadi di Parigi 2024. Un annuncio a cui ha fatto seguito, poche giorni dopo, la decisione di rinunciare al torneo di singolare per concentrarsi esclusivamente sul doppio maschile in coppia con il compagno Daniel Evans. Troppi i problemi fisici negli ultimi anni per il due volte medaglia d’oro, tormentato da una serie di infortuni che non gli hanno più permesso di esprimere il suo tennis migliore.

Dopo Roger Federer, un altro dei Fab Four saluta così il tennis (gli altri due ancora in attività sono Djokovic e Nadal), lasciando questo sport orfano di un campione esempio assoluto di professionalità e spirito di sacrificio. Il suo palmarès parla chiaro: due Wimbledon (2013; 2016), una vittoria agli Us Open (2012), una alle Atp Finals (2016), una Coppa Davis (2015), due medaglie d’oro olimpiche in singolare (2012 e 2016) e una d’argento nel doppio misto (2012).

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Il trionfo di Andy Murray a Wimbledon 2016 (Photo by Julian Finney/Getty Images)

A queste vittorie si aggiungono 14 Master 1000 e la posizione numero uno del ranking Atp raggiunta a novembre del 2016, dopo aver superato Djokovic grazie a una seconda parte di stagione giocata ad altissimi livelli. E chissà, magari le soddisfazioni per lui sarebbero potute essere molte di più se non ci fossero stati i noti problemi all’anca, iniziati nel 2017, che lo hanno portato a saltare due stagioni sportive facendogli meditare più volte il ritiro. Ma quali sono state le tappe più importanti della carriera del tennista scozzese e a quanto ammonta il suo patrimonio?

Dal primo Wimbledon all’oro Olimpico

Con 46 titoli Atp all’attivo, Murray è considerato il tennista britannico più forte della sua generazione. Figlio di William Murray e Judith Erskine, colei che l’ha seguito per gran parte della sua carriera tennistica, lo scozzese ha dimostrato sin dai primi anni un talento indiscutibile unito a un carattere eccezionale, qualità che gli hanno permesso di giocarsela alla pari con i mostri sacri della sua epoca.

La dea bendata ci mise il suo zampino già nel 1996, quando a nove anni riuscì a sopravvivere insieme a suo fratello Jamie, anche lui numero uno del mondo nella classifica di doppio, al massacro della scuola elementare di Dunblane, assalita da un uomo che uccise 16 bambini e un’insegnante. Il destino aveva in serbo altri piani per lui.

L’esordio nel circuito Atp arrivò nel 2005, la top five del ranking Atp solo quattro anni dopo, dando il via all’epoca dei Fab Four. La consacrazione di Murray arrivò con la vittoria del primo Wimbledon nel 2013 ai danni di Djokovic (il secondo arriverà nel 2016 contro Milos Raonic), diventando il primo britannico a vincere il titolo 77 anni dopo Fred Perry. E proprio il 77 sarebbe diventato uno dei suoi simboli, tanto da essere scelto dallo scozzese per dare il nome alla sua 77 Sport Management, agenzia nata per accompagnare una selezione di giovani talenti britannici verso i loro obiettivi sportivi.

Due anni dopo il primo titolo a Wimbledon, Murray tornò a far esultare il suo Paese trascinando la Gran Bretagna alla vittoria in Coppa Davis contro il Belgio 79 anni dopo l’ultimo trionfo. Nel frattempo era già arrivata la prima medaglia d’oro in singolare e nel doppio misto (in coppia con la connazionale Laura Robson) alle Olimpiadi di Londra nel 2012, successo replicato in singolare ai Giochi di Rio.

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Andy Murray dopo la vittoria in Coppa Davis con la Gran Bretagna. Photo by Jordan Mansfield/Getty Images for LTA

Nel 2016, al termine di una stagione straordinaria culminata con le vittorie agli Internazionali d’Italia, a Wimbledon e alle Atp Finals di Londra, oltre alle finali raggiunte all’Australian Open e al Roland Garros, conquistò la vetta del ranking Atp diventando il 26º numero uno del mondo nella storia del tennis nell’Era Open. I problemi per lo scozzese cominciarono però nel 2017 con i primi problemi all’anca, che lo costrinsero a saltare ben due stagioni sportive.

Ma la voglia di tornare era più forte di qualsiasi idea di ritiro e nel 2019 tentò la strada dell’intervento chirurgico. Due operazioni, poi la luce in fondo al tunnel. Il tiolo ad Anversa (2019) e le finali raggiunte nei tornei di Sydney, Stoccarda (2022) e Doha (2023), sono solo gli ultimi sussulti di un tennista che non è più riuscito a trovare continuità e risultati soddisfacenti.

Il patrimonio di Murray

Murray ha incassato in carriera oltre 64 milioni di dollari in premi per le sue vittorie sul campo, di cui quasi 16 milioni solo nel 2016, risultando il quarto tennista più ricco di sempre alle spalle di Djokovic, Federer e Nadal.

Fuori dal campo, il tennista scozzese ha introiti derivanti da investimenti immobiliari e accordi di sponsorizzazione con i marchi sportivi Under Armour e Head, la società finanziaria Standard Life e il brand di orologi Rado Switzerland. 

Come rivela il The Times, i resoconti della sua 77 Sport Management, per quanto riguarda il 2023, riportano una stima di 27,5 milioni di dollari, rispetto ai 26,5 dell’anno precedente, con un patrimonio complessivo di 28,2 milioni di dollari. Il gruppo è proprietario del Cromlix Hotel, acquistato da Murray nel 2013 per 2,5 milioni di dollari e controllato oggi dalla moglie Kim Sears che ne ha ristrutturato la tenuta vittoriana. Oltre a ciò, il tennista ha allargato la sua attività nel settore manageriale, facendo da mentore ad alcuni atleti emergenti.

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