Food & Beverage

Nel cuore del Vulture questa cantina esalta i vini della Basilicata

Articolo tratto dal numero di settembre 2024 di Forbes Italia. Abbonati!

Le pendici del Monte Vulture, l’antico vulcano della Basilicata, fanno da scenario al racconto della storia della Cantina Terra dei Re, nata nel 2000 da un’idea imprenditoriale delle famiglie Rabasco e Leone. Un luogo che unisce storia e innovazione, a partire dalla cantina interrata a una profondità di circa 25 metri, con annesse grotte scavate nella roccia vulcanica in cui viene affinato l’Aglianico del Vulture, a cui si affianca il Pinot Nero, una vigna unica nel suo genere, a un’altitudine di 800 metri.

Non è solo questione di terroir

Il terroir ha fatto il resto, grazie alla presenza della componente vulcanica, di banchi di tufo e aree a cellulosa, elementi determinanti per le caratteristiche del vino. Da questo approccio alla vigna sono nati prodotti come il Nocte Aglianico del Vulture Doc, dai tannini di raffinata eleganza che si fondono con spezie intriganti, il prodotto di una vendemmia notturna.

Cantina Terra dei Re

Durante l’estate di San Martino, infatti, in coincidenza con la vendemmia notturna del Nocte, si registrano forti escursioni termiche che favoriscono la formazione di precursori aromatici, sostanze che conferiranno aromi al vino. Sbalzi anche di 15° C sottopongono la buccia dell’acino a uno stress dovuto alla dilatazione durante il giorno e al restringimento durante la notte. Le analisi hanno evidenziato nella raccolta notturna una predominanza delle componenti fruttate.

Delle uve provenienti da vigneti impiantati sulla crosta lavica vengono selezionati solo i grappoli migliori, che verranno diraspati e pigiati delicatamente. Il pigiato viene trasferito nei vasi vinari, dove si svolgeranno la fermentazione e la macerazione a temperatura controllata: il periodo fermentativo ha una durata media di 15 giorni, trascorsi i quali il vino viene trasferito in barrique, dove completerà la fase della fermentazione malolattica. L’affinamento ha una durata variabile dai 18 ai 24 mesi, poi il vino viene imbottigliato e affinato ancora per un anno, per ottenere le note gustative e olfattive caratteristiche del Nocte Aglianico del Vulture Doc, come la rosa appassita e la viola, che donano il finale vellutato.

Una combinazione di tradizione e innovazione

Il filo che lega storia e innovazione è rappresentato anche dalla presenza del Pinot Nero: lo studio sull’ampelografia di Robinson, Harding e Vouillamoz pone in uno schema genealogico il vitigno come elemento primordiale e come suoi discendenti, su varie linee e incroci, Dureza, Mondeuse, Syrah e Aglianico. Trasformazioni avvenute con tutta probabilità in Enotria, della quale la Lucania faceva parte. Numerose altre testimonianze dimostrano la presenza del Pinot Nero in Basilicata. Tra le altre, c’è quella del censimento vitivinicolo del 1811 voluto da Gioacchino Murat (statistica murattiana), poi nel 1887 Michele Lacava – chirurgo ed esperto di vino che organizzò i primi eventi per far conoscere il valore dei vini della Basilicata – nel discorso di inaugurazione della prima mostra enologica di Potenza testimoniò la presenza del Pinot Nero nelle zone fredde della regione.

Evidenze di enorme valenza storica che hanno convinto le famiglie Rabasco e Leone a impiantare vigneti sulla crosta lavica per realizzare spumanti e vini fermi, tra cui il Pinot Nero Vulcano 800, la cui ricchezza aromatica è strettamente legata alla complessità del terreno vulcanico. Note minerali e freschezza olfattiva sono la sintesi dell’estrema altitudine del vigneto, mentre la presenza aromatica dei piccoli frutti delle selve boschive del Vulture gli dà un carattere unico.

Il lavoro in cantina con Riccardo Cotarella

Il lavoro in vigna e cantina è coordinato da Riccardo Cotarella, uno dei più importanti nomi dell’enologia del nostro Paese e della scena internazionale, che, coadiuvato da Pier Paolo Chiasso, direttore del team di esperti del più autorevole winemaker contemporaneo, è andato alla ricerca delle condizioni migliori per sfruttare tutto il potenziale di vitigni e terreni, per realizzare vini in grado di rappresentare passato, presente e futuro della zona. 

“L’impegno primario che contraddistingue l’approccio al lavoro di questa realtà”, ha detto Claudio Roberto Rabasco, amministratore delegato della Cantina Terra dei Re, “è e sarà sempre quello di concentrarci sulla qualità dei vini. Questo obiettivo è al centro della nostra filosofia aziendale e guida tutte le decisioni strategiche. Nei prossimi anni continueremo a investire in tecnologie all’avanguardia e in pratiche sostenibili per migliorare costantemente la qualità dei prodotti.

Collaboreremo strettamente con gli esperti viticoltori e gli enologi coinvolti nel progetto, per garantire che ogni bottiglia di vino prodotta possa riflettere la passione, la dedizione e l’eccellenza che ci contraddistinguono. Crediamo che il futuro del settore risieda nella capacità di innovare mantenendo fede alle tradizioni che hanno reso celebre la nostra regione vinicola”.

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