Articolo tratto dal numero di settembre 2024 di Forbes Italia. Abbonati!
Per raccontare la storia della Tenuta Fratini non è sbagliato parlare di ‘richiamo della terra’. Perché ha scelto, per il suo ritorno nel mondo dell’enologia, la regione di Bolgheri, la zona vinicola della Toscana che già in passato l’aveva vista protagonista con Tenuta Argentiera, azienda fondata nel 1999 e venduta nel 2016 dopo che aveva ricevuto importanti premi e riconoscimenti a livello internazionale.
“La nostra storia vitivinicola ha avuto inizio grazie all’amicizia tra mio padre e Piero Antinori, che ci ha trasmesso il know-how necessario a dare vita a una produzione d’eccellenza, come avvenuto con Tenuta Argentiera”, racconta Ludovica Fratini.
“Ci è rimasta la passione anche dopo la chiusura di quella avventura, e abbiamo deciso di creare una sola azienda che può contare su circa 1.000 ettari, dei quali però solo 28 vitati (Cabernet Franc, Merlot e Cabernet Sauvignon)”. La percentuale vitata può sembrare esigua, ma testimonia la volontà di lavorare perseguendo l’eccellenza e la qualità.
Come dimostrato dall’indagine condotta dal 2016 al 2019 per capire le peculiarità dei terreni, eterogenei e adagiati su stupendi affacci tra i più alti delle colline metallifere nel comprensorio bolgherese, scelti tra i migliori per lo sviluppo della vite e per la produzione di uve di alta qualità.
Ottimizzare la produzione con la tecnologia
Un percorso all’insegna della ricerca e dell’innovazione per cui la famiglia si è avvalsa del lavoro di Pedro Parra, consulente vitivinicolo cileno di fama mondiale, conosciuto per gli studi sulle radici profonde delle vigne e per l’inconfondibile modalità di lavoro, basata su scavi e scassi molto profondi nel vigneto.
Per la mappatura del suolo di Tenuta Fratini sono intervenuti Nelson Muñoz Jara, di AgroPrecision, e Françoise Vannier, di Adama Terroirs Viticoles. Il loro contributo ha permesso di introdurre la tecnologia Mrs (magnetic resonance sounding), che ha portato a grandi risultati nelle analisi del suolo, consentendo di comprenderne a fondo le caratteristiche, di selezionare quello più adatto a ciascun tipo di vitigno e di ottimizzare quindi la produzione per garantire una qualità superiore.
Il team di Tenuta Fratini
La costruzione di un ‘dream team’ è stata naturale per chi vuole dar vita a vini sorprendenti. E così a Fratini e Bolgheri si è aggiunto Eric Boissenot, enologo vincolato visceralmente a Bordeaux, figlio di Jaques Boissenot, braccio destro di Emile Peynaud, già consulente di quattro dei cinque Premier Cru di Bordeaux (Latour, Lafite Rothschild, Margaux e Mouton-Rothschild).
Una collaborazione che dà nuova continuità al legame storico tra Bolgheri e Bordeaux e che serve a creare una gamma di referenze che possa distinguersi per originalità e qualità. “Ciò che mi ha motivato a venire qui è stato Bolgheri, una grande regione rinomata per i suoi vini e vitigni bordolesi”, commenta Boissenot.
“Mi ha conquistato il progetto nuovo, ambizioso, che permetterà di creare qualcosa che non ha precedenti. Poter studiare in maniera approfondita i terreni, ricchi di calcare, ci consentirà di valorizzare i vitigni di Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, creando prodotti di forte personalità”.
A completare la squadra di esperti che compongono il team di Tenuta Fratini sono l’agronomo Gianni Moscardini ed Emiliano Falsini, punta di diamante del gruppo Matura e tra i più contesi enologi toscani, che collabora con l’azienda nelle scelte quotidiane per creare uno stile unico.
Si aggiunge poi il contributo di Xavier Choné, agronomo di fama internazionale con una vasta esperienza nel mondo del vino, esperto di mappatura e comprensione dei terroir, che ha contribuito a tracciare un solco indelebile nella cultura dei suoli del Medoc.
I sistemi di allevamento, la gestione delle vigne e le tecniche di vinificazione sono frutto delle menti di questi professionisti. Tutto, quindi, è coadiuvato dalle più moderne tecnologie, senza stravolgere l’essenza del terroir bolgherese, anzi cercando di elevarlo.
I vini di Tenuta Fratini
Un approccio che ha trovato riscontro nei vini: Clinio, un rosso Igt Toscana (prevalenza Cabernet Franc) già disponibile con l’annata 2021, Hortense (80% Cabernet Franc, 20% Cabernet Sauvignon) e Harte (72% Cabernet Franc, 21% Cabernet Sauvignon, 7% Merlot), due Bolgheri Superiore che entro la fine del 2024 faranno il loro esordio sul mercato con la vendemmia 2021.
“Sono vini estremamente eleganti, ognuno con sue caratteristiche, tutti rappresentativi di un terroir che, grazie alla vicinanza del mare, ha un microclima tutto suo”, dice Ludovica Fratini. Mentre Boissenot sottolinea: “Hortense 2021 ha riservato grandi sorprese: personalità, carattere, ricercatezza, tutto ciò che vogliamo in un vino. Harte 2021, invece, ci consente di mostrare un altro aspetto di questo terroir che stiamo scoprendo giorno dopo giorno”.
Arte e vino
La famiglia Fratini spera di veder riconosciuto il valore aggiunto dell’interazione tra grandi professionisti, ma anche l’originalità di un progetto che abbina alla produzione vinicola un importante percorso artistico, rappresentato dall’ammodernamento della cantina e del suggestivo anfiteatro che ospiterà le degustazioni guidate.
“Il legame tra la passione per l’arte e quella per il vino è per noi fondamentale, e la presenza delle sculture di Camilla Bacherini esprimono l’intensità emotiva che si respira nella nostra tenuta”.
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