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Stefano Buono newcleo
Innovation

Che cos’è newcleo, la startup con cui il governo vuole riportare il nucleare in Italia

“Confermiamo di avere dialoghi attivi e continui con il governo a vari livelli. Manteniamo un canale diretto, aperto e trasparente, come è consuetudine per tutte le grandi aziende energetiche del Paese”. A dirlo a Forbes Italia è Stefano Buono, amministratore delegato di newcleo, startup dell’energia nucleare che produce piccoli reattori modulari ultra-compatti di nuova generazione, pensati per essere prodotti in serie e trasportati.

Pochi giorni fa Bloomberg ha citato newcleo, assieme a Enel e Ansaldo, fra le aziende che discutono con il governo italiano della creazione di una nuova società che produca energia nucleare nel nostro Paese. Buono conferma che newcleo partecipa “ai tavoli di lavoro istituiti per supportare la definizione della nuova normativa” e dice che l’azienda ha “collaborazioni con Enel e Ansaldo che in futuro potrebbero dare buoni frutti”.

Che cosa fa newcleo

Newcleo sviluppa reattori che usano come combustibile la miscela Mox (mixed oxide fuel, combustibile ossido misto), composta da uranio impoverito e plutonio e ottenuta dagli scarti di altri impianti. In sostanza, promette di bruciare scorie anziché produrne. “Non avremo bisogno di estrarre uranio”, ha dichiarato Buono a Forbes Italia lo scorso anno. “Per centinaia di anni potremo usare quello già estratto. Produrremo meno di un metro cubo di scarti per ogni gigawatt elettrico annuo”. I rifiuti, ha assicurato, “avranno vita breve: saranno radioattivi per 250 anni, contro i 250mila delle scorie delle centrali tradizionali”.

Buono ha affermato anche che il sistema è “intrinsecamente sicuro”. Per il raffreddamento, newcleo usa il piombo al posto dell’acqua. “Il design stesso”, ha detto, “rende impossibili incidenti come quelli del passato”.

Il ritorno del nucleare in Italia

Fu uno di quegli incidenti, il disastro di Chernobyl del 1986, a portare ai referendum abrogativi del 1987 e alla fine del nucleare in Italia nel 1990. Già una quindicina di anni fa si cominciò a parlare di una ripresa, per incrementare l’indipendenza energetica del Paese, tagliare le emissioni di gas serra e contrastare l’aumento dei prezzi di gas e petrolio.

Oggi il ritorno del nucleare sembra molto vicino. Poche settimane fa il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha detto al Corriere della Sera che un disegno di legge dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno. Al Forum di Cernobbio il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha dichiarato che il governo lavora a “una newco italiana, con una partnership tecnologica straniera, che consenta di produrre a breve in Italia il nucleare di terza generazione avanzata”. I reattori dovrebbero essere “installati dove vengono richiesti nel mondo e certamente anche in Italia”.

L’impatto economico

Secondo Buono, “il ritorno del nucleare sarebbe un passo decisivo verso la creazione di un sistema energetico a basse emissioni e a costi contenuti”. Un mix che integri nucleare e rinnovabili, dice, “risulterebbe meno costoso di un sistema che si basa esclusivamente sulle rinnovabili”.

Nell’ultima versione del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima inviato alla Commissione europea, il governo ha previsto per il 2050 un mix elettrico con una quota di nucleare tra l’11% e il 22%. Secondo il piano, dato l’obiettivo di raggiungere le zero emissioni nette entro quella data, l’impiego del nucleare garantirebbe un risparmio di 17 miliardi di euro.

A Cernobbio Edison, Ansaldo Nucleare e Teha Group hanno presentato uno studio secondo cui l’installazione di 20 reattori modulari, in grado di soddisfare il 10% della domanda elettrica nel 2050, potrebbe avere un impatto economico di 50 miliardi di euro e creare 117mila posti di lavoro.

Incerti e contrari

Resta il fatto che molti italiani sono ancora incerti o contrari al nucleare. Ad aprile un sondaggio di Swg ha riscontrato che tre persone su quattro vorrebbero più informazioni sul tema, anche se il 51% voterebbe a favore della costruzione di centrali di nuova generazione in un ipotetico referendum. Secondo una rilevazione Ipsos di luglio, invece, il 75% dei cittadini è contrario al nucleare e lo giudica troppo pericoloso e poco conveniente.

Buono afferma che sull’argomento esiste “un clima di apprensione e diffidenza che ha spesso oscurato i dati scientifici, nonostante il nucleare sia tra le fonti energetiche più sicure al mondo. Ora le persone, in particolare i giovani, stanno cominciando a riconoscerne i benefici”.

Il nucleare nell’Unione europea

Qualche giorno fa Il Post ha fotografato la situazione del nucleare in Europa e ha scritto che ci sono 100 reattori attivi, di cui 56 in Francia. Nel 2021, secondo dati Eurostat, il nucleare era l’origine del 25,1% dell’elettricità consumata in Europa ed era la prima fonte in assoluto, anche se i 731 terawattora prodotti in totale erano in calo rispetto al picco di 900 del 2004.

Al momento 12 membri dell’Ue su 27 producono energia nucleare. Dieci di questi, durante la Cop28 di Dubai, si sono impegnati a triplicare la produzione entro il 2050. Sono rimasti fuori il Belgio e la Spagna, che ha invece deciso di abbandonare il nucleare entro il 2035.

I numeri di newcleo

Di certo l’interesse verso il nucleare è in aumento tra gli investitori. newcleo, fondata nel 2021, ha raccolto più di mezzo miliardo di euro. Tra gli investitori ci sono Exor – Seeds, il braccio di venture capital della holding di John Elkann, la famiglia Malacalza, Paolo Merloni di Ariston, l’ex presidente di Cassa Depositi e Prestiti Claudio Costamagna, la dinastia svedese dei Lundin, il miliardario italiano Manfredi Lefebvre, Liftt e il Club degli Investitori.

Nel 2023 l’azienda ha speso molto in acquisizioni. A giugno 2023 ha comprato Fucina Italia e Srs Servizi di Ricerche e Sviluppo, aziende italiane di sistemi a piombo liquido per uso nucleare. Due mesi dopo ha comprato Rütschi, gruppo svizzero delle pompe nucleari, per 69 milioni.

Newcleo in Italia

Newcleo è stata fondata in Inghilterra, ma in autunno sposterà il quartier generale a Parigi. È però radicata nel nostro Paese, dove ha sei sedi, incluso il centro di ricerca di Torino. Lavorano in Italia circa 400 degli oltre 800 dipendenti e il 70% degli ingegneri. Sono italiani i tre fondatori, buona parte della catena di approvvigionamento e quasi il 90% dei capitali raccolti.

La società ha investito finora 90 milioni di euro nel nostro Paese e prevede di investirne altri 133 tra il 2025 e il 2027. Sta costruendo a Torino, assieme all’Istituto Italiano di Tecnologia, un centro di ricerca e sviluppo sui materiali da 50 milioni di euro. Ha più di 90 collaborazioni nel settore nucleare, tra cui quelle con Fincantieri e Rina per studiare un mini-reattore da installare sulle navi e con Maire Tecnimont per la chimica verde e l’idrogeno. L’ultimo annuncio, di inizio settembre, riguarda l’accordo con Saipem per la ricerca di applicazioni off-shore della sua tecnologia nucleare.

È italiana anche l’ispirazione scientifica della startup. Negli anni ’90 Buono ha lavorato con il premio Nobel Carlo Rubbia, che l’azienda definisce un suo sostenitore e che fu il primo a formulare l’idea di un reattore nucleare pulito e sicuro ad amplificazione di energia (i fisici lo chiamano ‘rubbiatron’). Il reattore pensato da Rubbia era ‘subcritico’, cioè non era in grado di sostenere autonomamente una reazione a catena incontrollata. Non appena un parametro avesse assunto un valore anomalo, la reazione nucleare si sarebbe fermata da sé e il reattore si sarebbe raffreddato.

I prossimi passi

Buono racconta che al Centro Enea di Brasimone, sull’Appennino bolognese, newcleo sta installando sistemi “sperimentali e di qualifica, in cui proseguono i test sui materiali e sui sistemi a piombo”. L’obiettivo è arrivare, entro il 2026, a costruire un prototipo non nucleare in scala per “validare diversi componenti dei reattori”.

L’intento è “costruire i nostri reattori anche in Italia. Per realizzare questo progetto è essenziale che il governo annunci una strategia nazionale e attui una riforma dell’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, dotandolo delle competenze per avviare le procedure di autorizzazione e incrementandone il personale”.

Quanto alla scadenza per il ritorno del nucleare nel nostro Paese, Buono dice che “se la legislazione dovesse arrivare in tempi rapidi”, l’Italia potrebbe procedere in parallelo “con altri paesi, come la Francia, dove prevediamo di costruire il nostro primo reattore commerciale entro il 2033”.

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