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Il Mef vende il 15% di Mps per oltre 1 miliardo. Entrano Caltagirone e gli eredi di Del Vecchio

Il ministero dell’Economia e delle finanze ha fatto sapere di aver perfezionato con successo la cessione del 15% di Banca Monte dei Paschi di Siena per un totale di 1,1 miliardi di euro. 

Continua la privatizzazione di Banca Monte dei Paschi di Siena

  • Ieri il Mef ha comunicato di aver completato con successo la cessione del 15% di Mps, pari a 188.975.176 azioni ordinarie.
  • A fronte della domanda raccolta, pari a oltre il doppio dell’ammontare iniziale, e alla presenza di un premio del 5% rispetto all’odierno prezzo di chiusura del mercato, l’offerta è stata incrementata dal 7% al 15% del capitale sociale di Mps.
  • Il corrispettivo per azione è stato pari 5,792 euro per un controvalore complessivo di circa 1,1 miliardi di euro.
  • A seguito dell’operazione, la partecipazione detenuta dal Mef in Banca Monte dei Paschi di Siena scenderà dal 26,7% all’11,7% circa del capitale sociale dell’istituto.

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Quanto ha incassato finora lo Stato da Mps

Con questa ulteriore cessione di azioni sul mercato e grazie alle tre operazioni di cessione effettuate a partire da novembre 2023, il Mef ha incassato in totale circa 2,7 miliardi di euro, a fronte di un importo dell’aumento di capitale di Mps sottoscritto a novembre 2022 di circa 1,6 miliardi di euro.

Chi ha acquistato le quote

Come comunicato in una nota ufficiale, Banco Bpm è uno degli attori protagonisti dell’operazione. Ha acquisito infatti una quota azionaria pari al 5% di Mps (circa 370 milioni di euro), precisando comunque che “non intende presentare alle autorità competenti le istanze autorizzative per poter eventualmente superare la soglia del 10%”. Anche Anima ha dichiarato di aver acquisito il 3% di Banca Monte dei Paschi di Siena per circa 219 milioni di euro. E non è finita qui. A far notizia è il ritorno dopo 21 anni, con una quota del 3,5%, di Francesco Gaetano Caltagirone, già vicepresidente della Banca nella sfortunata stagione dell’acquisto di Banca Antonveneta nel novembre del 2007. Carica dalla quale si era dimesso a gennaio del 2012, con la contestuale uscita dal capitale. Infine, sempre con il 3,5%, hanno fatto il loro ingresso gli eredi di Del Vecchio attraverso la holding Delfin.

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