Articolo tratto dal numero di febbraio 2025 di Forbes Italia. Abbonati!
“Crediamo che oggi la priorità dell’industria del design debba essere quella di creare e sviluppare nuovi modelli di sostenibilità e di crescita delle aziende e dei gruppi che si sono formati negli ultimi anni”. A dirlo è Federico Palazzari, ceo di Nemo Group, polo industriale a guida italiana che negli ultimi anni ha vissuto una rapida espansione. Il merito è di una visione fondata su un’interpretazione lucida degli scenari presenti e futuri del comparto del design, insieme a una strategia ponderata di acquisizioni.
La crescita e le acquisizioni
Un approccio che ha consentito a Nemo, fondata nel 1993 e dal 2012 proprietà di Palazzari, di diventare oggi uno dei player centrali dell’illuminazione. Ad alimentare la sua crescita sono state varie acquisizioni: quella dell’azienda torinese Ilti Luce nel 2020, della storica azienda Reggiani nel 2023, e infine dei marchi FontanaArte e Driade nel 2024. Tre aziende – Reggiani, FontanaArte e Driade – che hanno fatto la storia del design italiano e che contribuiscono a rendere Nemo Group un polo d’eccellenza. “Queste ultime operazioni non erano programmate, ma sono nate quasi spontaneamente, è stato come raccogliere un fiore nel bosco”, racconta Palazzari. Con la stessa naturalezza procede il percorso di crescita organico e costante del gruppo. “Quando abbiamo iniziato, non avevamo un piano predefinito, ma la capacità di navigare con flessibilità ci ha sempre guidati verso nuove opportunità”.
Con quattro aziende nel settore dell’illuminazione – Nemo Lighting, Ilti Luce, Reggiani e FontanaArte – e una nel mobile, Driade, oggi Nemo Group rappresenta un caso atipico rispetto ai gruppi supportati da fondi d’investimento. Una struttura che, secondo Palazzari, offre grande libertà di gestione, permettendo di adottare un modello snello ed efficiente che pone al centro le persone. “È un paradigma che ci permette di essere liberi. Il nostro obiettivo è quello di rendere le aziende autonome e sostenibili identificando un nostro modello di gestione e investendo sulle persone”.
La formazione
Una filosofia che si traduce in una forte enfasi sulla crescita interna, con percorsi mirati a formare nuove professionalità. Il risultato è che oggi Nemo Group conta poco meno di 300 dipendenti nel mondo, un fatturato consolidato di circa 70 milioni, tre stabilimenti produttivi e filiali in Francia, Scandinavia, Stati Uniti, Medio Oriente e Cina. “Le aziende dovrebbero impegnarsi molto di più nella formazione di una classe di manager specifica dedicata al mondo del design, in grado di gestire l’azienda in modo trasversale, con capacità che comprendono soprattutto l’autonomia nelle decisioni sullo sviluppo dei prodotti”, prosegue Palazzari.
L’acquisizione di Driade, marchio storico del design, è stata un’occasione per riflettere non solo su come creare nuove strutture organizzative del gruppo, ma anche su come gestire un portafoglio diversificato. “Inizialmente l’idea era quella di rivendere rapidamente l’azienda, ma l’incontro con i prodotti e le persone di Driade ha cambiato il corso degli eventi. Mi sono accorto di quanto fosse interessante lavorare con volumi e materiali diversi rispetto a quelli dell’illuminazione. Alla fine, è come se Driade fosse sempre stata parte del nostro gruppo”.
Nuove competenze
Un’apertura alla novità che permette al gruppo di ampliare i propri orizzonti e acquisire nuove competenze. “Mi piace paragonare la nostra realtà a quella di una casa editrice. C’è un grande lavoro nella selezione degli autori, c’è la cura del processo di creazione del prodotto, c’è la riedizione dei grandi classici del design. È un po’ come se diventassimo una biblioteca, dove il cliente sceglie il prodotto che risuona meglio con ciò di cui ha bisogno”.
Per il 2025 Nemo Group punta a consolidare la propria presenza internazionale, con investimenti mirati negli Stati Uniti e in Asia, ma anche a rafforzare le basi costruite negli ultimi anni. “Mi piacerebbe che avvenisse una sorta di colonizzazione del design italiano nel mondo. Parlo soprattutto di valori: vorrei che ci fosse un trasferimento dei valori culturali del design italiano verso altre nazioni. Ci vorranno generazioni per farlo, ma pazienza. Noi ci stiamo lavorando, piano piano”.
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