Sul podio salgono anche Svezia e Norvegia. Il nostro paese è nello stesso gruppo di Usa, Giappone, Spagna e Polonia
Di Eleonora Fraschini
Un’analisi comparativa su 58 paesi per misurare la loro competitività. L’Eight International Competitiveness Report 2025 non ha tenuto conto solo del Pil, ma è stato realizzato sulla base di quattro pilastri: economia, società, istruzione e sostenibilità. L’equilibrio di questi quattro parametri è fondamentale per una crescita duratura.
I fatti chiave
- L’Eight International Competitiveness Report 2025 analizza 58 economie che rappresentano oltre l’80% del Pil mondiale.
- La competitività è definita come la capacità di un paese di convertire risorse, capitale umano e istituzioni in progresso economico e sociale duraturo.
- Il modello si basa su quattro pilastri integrati: economia, società, istruzione e sostenibilità.
- Svizzera, Svezia e Norvegia guidano la classifica.
- L’Italia è al 30esimo posto, nel Gruppo C – The Global Middle Ground, insieme a Usa, Giappone, Spagna e Polonia.
- Il Gruppo A rappresenta solo l’1% della popolazione mondiale, mentre oltre l’80% vive nei gruppi meno competitivi.
Il contesto
Il report, presentato in Italia da New Deal Advisors, ridefinisce il concetto di competitività come una forma di equilibrio sistemico: la capacità di un Paese di unire crescita economica, benessere sociale, conoscenza e sostenibilità ambientale. Non si tratta più di una semplice misura della ricchezza prodotta, ma del modo in cui quella ricchezza viene generata, distribuita e mantenuta nel tempo.
Alla base del modello ci sono i quattro pilastri della competitività. L’economia rappresenta la forza motrice che crea opportunità, investimenti e innovazione. La società misura la coesione e la fiducia, elementi che rendono possibile una crescita inclusiva. L’istruzione è il pilastro che genera capitale umano, competenze e capacità di adattamento in un mondo in continua trasformazione. Infine, la sostenibilità non è un ambito marginale, ma il fattore che determina la stabilità futura dei sistemi produttivi, assicurando equilibrio tra sviluppo e tutela ambientale.
L’analisi mostra che la vera competitività nasce dalla combinazione armonica di questi pilastri. Paesi di piccole dimensioni o poco densamente abitati, come Svizzera, Svezia e Norvegia, riescono a bilanciare con efficacia tutti gli elementi, mentre le grandi economie tendono a mostrare squilibri interni. Gli Stati Uniti, per esempio, restano una potenza economica, ma sono penalizzati da disuguaglianze sociali e da performance ambientali più deboli, elementi che li spingono fuori dalle prime posizioni della classifica.
Italia nel gruppo centrale
In questo scenario, l’Italia si colloca 30esima su 58 paesi, con un punteggio di 0,511. È lo stesso cluster di altre economie solide e sviluppate, ma che presentano margini di miglioramento nel bilanciamento dei pilastri.
Il profilo dell’Italia mostra buone performance in sostenibilità (25esima posizione) e istruzione (27esima), a conferma dei progressi compiuti nella transizione ecologica e nella formazione. Le criticità emergono invece nel pilastro società (32esima) e soprattutto nell’economia (41esima), dove la produttività stagnante, la complessità burocratica e i ritardi nella digitalizzazione frenano il potenziale del Paese.
Secondo Mara Caverni di New Deal Advisors, “la competitività non è una gara a somma zero sulla crescita del Pil, ma la capacità di rendere sistemici e coerenti i progressi su economia, società, istruzione e sostenibilità”. In questa chiave, l’Italia ha già costruito basi robuste in campo educativo e ambientale, ma deve ora riattivare il motore della produttività e dell’innovazione per tradurre il proprio capitale umano e culturale in maggiore attrattività e crescita sostenuta.
Prospettive
L’edizione di quest’anno del report offre anche una lettura geopolitica della competitività globale. I paesi più avanzati del Gruppo A rappresentano appena l’1% della popolazione mondiale, mentre oltre l’80% vive nei gruppi D ed E, dove la crescita economica non si traduce ancora in progresso duraturo. Questa disparità mostra che la competizione internazionale non si gioca più solo sulla dimensione economica o sulla quantità di risorse, ma sulla capacità dei sistemi-paese di costruire un equilibrio solido tra produttività, equità e sostenibilità.
Per l’Italia, la traiettoria è tracciata: è necessario rafforzare il pilastro economico, investendo in produttività e innovazione, migliorando l’efficienza istituzionale e rinsaldando la coesione sociale. Ma la competitività del futuro non premierà chi cresce più velocemente, bensì chi saprà farlo in modo bilanciato, resiliente e inclusivo, trasformando i progressi ambientali e formativi in una leva stabile di sviluppo.