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25 novembre 2025
Donanemab potrebbe rivoluzionare la lotta alla malattia: "in Lilly siamo pionieri nella ricerca sull’Alzheimer da oltre 35 anni", dichiara il presidente Elias Khalil
Contenuto tratto dal numero di novembre 2025 di Forbes Italia. Abbonati!
Lilly ha realizzato un farmaco che, secondo diversi esperti, può rivoluzionare la lotta alla malattia di Alzheimer. La prospettiva è un passaggio da soluzioni che agiscono sul sintomo a un trattamento che rallenta la progressione del declino.
Offrire un contributo determinante alla diagnosi precoce della malattia di Alzheimer, attraverso l’immissione sul mercato globale di nuove terapie, più aderenti alle esigenze dei pazienti e destinate a rendere più sostenibili i percorsi terapeutici. È l’obiettivo di Lilly, che intende raggiungerlo con forti investimenti nella ricerca, cui è destinato oltre il 25% del fatturato, e con la produzione di farmaci innovativi, come Donanemab. Un trattamento mirato per la malattia di Alzheimer sintomatica in fase iniziale (Ad), che include persone con decadimento cognitivo lieve (Mci) e persone con lo stadio di demenza lieve dovuta ad Ad, con patologia amiloide confermata, che sono eterozigoti o non portatori dell’apolipoproteina. Di recente ha ottenuto l’approvazione della Commissione europea del farmaco ed è ora in attesa del via libera di Aifa (Agenzia italiana del farmaco) per poter avviare la distribuzione.
Purtroppo i tempi di approvazione determinano spesso rallentamenti, tanto che a livello parlamentare si lavora per ottimizzare le procedure. È stata presentata una mozione bipartisan in cui si è evidenziato come in altri paesi sia più facilitato l’impiego delle terapie innovative. Trattamenti che dovranno essere presto accessibili in Italia, per non determinare una disparità sostanziale nell’accesso alle cure.
Allo stesso tempo c’è bisogno di rendere sempre più precoce la diagnosi della malattia e, quindi, di anticipare la valutazione delle terapie da seguire. Per accelerare l’innovazione nell’ambito dell’Alzheimer in Europa occorre colmare il divario tra normative e pratica clinica: la metà dei neurologi italiani intervistati afferma che l’attuale processo di approvazione crea disparità rispetto ai paesi che hanno un accesso più rapido ai nuovi trattamenti e, sebbene riconoscano il valore di un contesto normativo prudente per garantire il benessere dei pazienti, molti considerano un accesso meno limitato ai nuovi trattamenti come un’opportunità chiave per migliorare l’assistenza.
“Questa indagine evidenzia l’urgente necessità di superare lo stigma e accelerare verso una diagnosi precoce, per trasformare l’assistenza nella malattia di Alzheimer e ridurre gli effetti del deterioramento cognitivo che compromette le funzioni”, afferma Elias Khalil, presidente e amministratore delegato Lilly Italy Hub. “I dati dimostrano che più precocemente i pazienti vengono identificati, diagnosticati e trattati con Donanemab, maggiore è la risposta al trattamento. In Lilly siamo pionieri nella ricerca sull’Alzheimer da oltre 35 anni e continuiamo a ripensare ciò che è possibile, affinché chi ne è colpito possa immaginare nuove prospettive”.
Alessandro Padovani, direttore della Clinica neurologica dell’Università di Brescia e presidente della Sin (Società italiana di neurologia), spiega che in Italia “circa 600mila persone sono affette dalla malattia di Alzheimer, e questo numero è destinato a crescere a causa del progressivo invecchiamento della popolazione. È una malattia che progredisce in fasi che aumentano di gravità nel tempo, con conseguente perdita di indipendenza e capacità di prendersi cura di se stessi. Se non la si diagnostica e tratta nelle fasi più precoci, la malattia progredirà verso stadi clinici più avanzati entro un anno. Donanemab segna un cambiamento nella gestione della malattia: permette di passare da soluzioni che agiscono sul sintomo cognitivo o comportamentale a un trattamento che rallenta la progressione del declino cognitivo e funzionale”.
Per Marco Bozzali, professore associato in neurologia all’Università degli Studi di Torino, Ospedale Molinette e presidente SinDem, associazione autonoma aderente alla Sin per le demenze, “oggi si apre un nuovo scenario di cura. Per la prima volta abbiamo una terapia mensile, Donanemab, diretta verso le placche amiloidi con prove a sostegno di una netta riduzione di amiloide al completamento del ciclo di trattamento, rallentando così la progressione della malattia. Questa terapia segna una svolta decisiva per i pazienti e i caregiver, aiutando a preservare più a lungo le funzioni cognitive e l’indipendenza”.