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“Ecco perché ho scelto di salvare Pernigotti”, parla Giordano Emendatori

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Luigi Di Maio con i lavoratori di Pernigotti nel giorno dell’annuncio del salvataggio (Imagoeconomica)

Ascolta “Chi ha salvato Pernigotti?” su Spreaker.

Pernigotti è salva, hanno titolato in questi giorni quotidiani e telegiornali. E anche la politica ha subito rivendicato i meriti, presunti o reali che siano, del salvataggio.

La cooperativa sociale Spes rileverà il ramo cioccolato, praline e torroni dell’azienda di Novi Ligure, mentre il riminese Giordano Emendatori, fondatore della Optima Mec 3, rileverà la divisione «Ice & Pastry».

Proprio Emendatori, che può essere considerato il vero first mover dell’operazione (assistito da Skema Rimini, dagli avvocati Roberto e Francesco Ludergnani e da Kaleidos Finance), ha scelto di spiegare a Forbes.it le motivazioni alla base dell’operazione.

Giordano Emendatori

Emendatori è considerato il “re dei gelati”, fondatore della Optima Mec 3 è stato a lungo leader nel settore delle creme, prima di cedere l’azienda nel 2014 e decidere di dedicarsi alla sua tenuta agricola in Romagna.

Emendatori, perché ha deciso di tornare in pista? E’ stato mosso in prima battuta dal desiderio di salvare posti di lavoro o da buon imprenditore ci vede solo del business?

Non mi sarei mosso per nulla al mondo, ma quando ho saputo di Pernigotti, un marchio fortissimo sia sul lato consumer che B2B, mi sono brillati gli occhi. Potrei rispondere che per me si tratta di puro business, ma c’è la volontà di far crescere l’azienda e quindi in questo senso di fare del bene in termini di conservazione dei posti di lavoro e anche di assunzioni di nuovo personale (con Optima Mec Emendatori dava lavoro a 300 dipendenti).

E’ stata prematura secondo lei la passerella dei politici al Ministero dello sviluppo economico?
Per noi no, perché abbiamo fatto il contratto con la proprietà turca e, se tutto andrà come deve, già dal primo di ottobre partiremo con la produzione. La politica è semplicemente salita sul carro dei vincitori. Il Mise si è messo di mezzo come facilitatore, ma deve ancora dimostrare con i fatti il suo ruolo. L’unico fautore dell’operazione sono stato io. Ci ho messo soldi miei, che derivano dalla vendita della mia azienda precedente.

Però ha anche detto che servirà un aiuto pubblico per ammodernare gli impianti e le macchine.
Mi sembra che senza aiuto pubblico si possa fare ben poco.

Quindi se non arriva un sostegno dallo Stato lei si tira indietro?
Per nulla, se non dovesse arrivare l’aiuto pubblico faremo da soli. Ma quell’aiuto ce l’aspettiamo. Noi abbiamo un accordo per stare lì 4 anni. Se lo Stato ci darà una mano faremo un nuovo stabilimento a Novi. In caso contrario faremo da soli un nuovo stabilimento, ma dove lo riterremo più utile.

Quanto può valere oggi un’attività come quella di Pernigotti?
Pensiamo a un business B2B, fatto di ingredienti e semilavorati. Il ramo d’azienda potrebbe arrivare a fatturare ogni anno 60-70 milioni. E nel giro di 10 anni qualcosa come 100 milioni. Perché il nostro mercato è il mondo: il gelato nel mondo è italiano.

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