Big G, come viene chiamato in gergo Google, diventa ancora più Big.
Dopo il search, le mappe, la mail, il voice assistant, il traduttore, il calendar, gli album con le foto della nostra vita, starebbe per arrivare dall’azienda di Mountain View anche la carta di debito. Fisica o virtuale.
L’aspetto più rilevante dell’indiscrezione è che Google si candiderebbe ufficialmente a diventare un gigante fintech globale appoggiandosi, come vedremo, a banche e fornitori di servizi finanziari.
La carta di debito di Google arriverebbe buona ultima rispetto alla concorrenza ma con almeno due acceleratori potentissimi. Una base utenti globale che pochi altri competitor possono vantare e la possibilità di collegare questa forma di pagamento a una serie di servizi strategici tipo la localizzazione. Per non parlare della pubblicità che la piattaforma di Google gestisce con sapiente impiego di dati e profilazione degli utenti.
La notizia appare sotto forma di “leak”, una fuga, sul sito specializzato Tech Crunch ma ha tutta l’aria di essere vera a partire dall’immagine che il sito riporta e che identifica la carta fisica, fondo bianco e grafica con colori che vanno dal verde al blu.
E sarebbe interessante per gli specialisti di percezione visiva e psicologici sondare le possibili relazioni tra colore e denaro/fiducia. Quando ING Direct lanciò il suo servizio di conti correnti una ricerca condotta in Olanda stabilì che l’arancio è il colore che scalda il cuore dei risparmiatori. Mah?
Gli utenti avranno ovviamente bisogno di un conto corrente per associare la carta che permetterà lo shopping con la carta stessa, con lo smartphone oppure online.
Gli istituti che al momento aderiscono al servizio sono CITI, Stanford Federal Credit Union. Altro indizio. Sul prototipo di carta pubblicato da TechCrunch appare il brand Visa. E’ solo una simulazione? E non è detto che in altre carte possa balenare il marchio di Mastercard.
Questa carta accelera lo sviluppo di Google Pay ed entra in competizione con Apple Pay e Apple Card emessa dalla Goldman Sachs l’estate scorsa.
La potenza di fuoco di Google e il suo accesso ai dati potrebbe creare un ambiente meno rischioso di quello offerto dalle istituzioni finanziarie tradizionali.
Anche se le app del mondo Android, secondo gli analisti, in certi casi sono caotiche e vulnerabili.
Un fornitore di servizi di pagamento che possiede app, pubblicità, search e un completo sistema operativo come Android, leader assoluto del mercato, avrebbe in mano tutte le carte per vincere la partita. Non trascurabile anche la data di nascita della nuova carta.
L’economia vive sotto il macigno invisibile del Covid-19 e i prodotti finanziari ben gestiti potrebbero portare Alphabet ad aumentare il valore delle sue azioni. Ma siamo nel campo delle ipotesi.
Al momento la strategia di Google è apertura verso banche partner e fornitori di servizi di pagamento per lavorare insieme. Ma a pensar male, diceva qualcuno, si fa peccato ma non si sbaglia mai. Cosa impedirebbe in futuro alla holding Alphabet di evolversi, fare a meno dei partner e diventare un player globale di servizi finanziari?
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