Il cibo è sempre stato una questione di famiglia nella vita di Jimmy John Liautaud. Non solo perché oggi secondo Forbes il patrimonio del nativo di Arlington Heights, Illinois, ammonta a circa 1,7 miliardi di dollari grazie a una catena di sandwich fondata al termine di vicende improbabili e senza prospettive certe. Il cibo ha riguardato da molto vicino anche la madre, di origini lituane, quando ha dovuto combattere contro la fame, vera, mentre cercava di sopravvivere in un campo profughi dopo l’invasione tedesca della Lituania e anche il padre, veterano della guerra di Corea e poi imprenditore. Un imprenditore che un paio di volte è andato vicino al fallimento delle proprie attività, costringendo così la famiglia ad arrangiarsi e andare avanti nell’incertezza.
Una condizione generale di incertezza che ha caratterizzato anche l’adolescenza di Jimmy, i cui risultati scolastici alle superiori erano tutto meno che brillanti. Tra una dislessia non diagnosticata, come racconta ancora Forbes, e un liceo elegante in cui gli altri ragazzi provenivano da contesti ben diversi dal suo, come riporta il New York Times. Le prime birre e sigarette, qualche bravata, lo studio relegato tra gli ultimi dei pensieri e la sensazione di essere fuori posto. Anche il corpo docenti si convince sia così, di essere di fronte a un ragazzino irrecuperabile, destinato a essere abbandonato a se stesso e a chissà cosa altro. Tanto che si arriva a votare per l’espulsione di Jimmy dall’istituto. Sarebbe tutto finito, se non fosse che a mettersi di traverso rispetto alla questione è un personaggio piuttosto inatteso. Il preside, James Lyons, intuisce che dietro agli atteggiamenti sopra le righe di Jimmy si nasconde solo una profonda insicurezza dettata da una situazione famigliare particolare. “Se va via lui, me ne vado anche io” e così la situazione viene aggiustata, con Jimmy che prende il diploma anche se come penultimo studente della propria classe in quanto a votazione.
Nel frattempo il padre trova una certa stabilità a livello imprenditoriale con una ditta di stampaggio di materie plastiche, come ricostruisce Forbes. Forse intuendo le difficoltà scolastiche del figlio, forse per provare a dargli l’occasione di fare qualcosa di buono decide di fare con lui una sorta di scommessa padre-figlio: 25mila dollari a Jimmy per avviare la propria personale attività, ma se entro un anno le cose non vanno bene arriva l’obbligo di arruolarsi nell’esercito. La prima idea è legata agli hot dog, i costi eccessivi però fanno ripiegare verso i sandwich. Il giorno dopo il diciannovesimo compleanno di Jimmy, nel 1983, nasce così il primo negozio, aperto tra un gruppo di bar vicino alla Eastern Illinois University. La scelta del luogo non è casuale perché proprio i dormitori degli studenti universitari sono il primo target individuato per quei sandwich. Al contrario di quello che molti facevano all’epoca, Jimmy effettua le consegne e lo fa personalmente, con un sovrapprezzo di 25 centesimi per ogni sandwich. Le basi minime su come far andare avanti un’attività le impara un po’ dall’esperienza del padre, che pure c’era nonostante i risultati altalenanti, e in parte da neo-imprenditore autodidatta.
Il primo anno di vita del negozio di sandwich racconta di 154mila dollari incassati secondo Forbes. Il secondo negozio arriva vicino all’Università dell’Illinois occidentale nel 1986 e l’espansione continua poi a Champaign, sempre nell’Illinois. Nel 1994 i negozi Jimmy John sono diventati 10 con 1 milione di dollari all’anno di profitti lordi a fronte di circa 4 milioni di dollari entrate. L’espansione del numero di attività in tutti gli Stati Uniti non ha però portato a un allargamento del menù che è sempre rimasto piuttosto contenuto e semplice nelle sue proposte. Un modo da una parte per distinguersi dalla concorrenza, dall’altro per contenere i costi. Una ricetta che comunque si è rivelata vincente per la storia di Jimmy e della sua catena di sandwich. Il successo infatti non si ferma: come ricorda il sito ufficiale di Jimmy nel 2007 è stata celebrata l’apertura della 500esima location. Nel 2010 è stata aperta la 1000esima sede, nel 2014 è stata poi la volta della sede numero 2000, mentre oggi il numero totale è intorno ai 2800 negozi. Jimmy non ha mai elaborato un piano aziendale, né si aspettava che la società crescesse nella misura in cui poi questo è accaduto.
Nel 2016, Jimmy ha venduto una quota di maggioranza della sua società a Roark Capital, società di private equity americana che nel complesso ha valutato la catena intorno ai 3 miliardi di dollari, mantenendo il 35% e rimanendo come presidente e singolo maggiore azionista individuale. Una nuova posizione che come racconta sempre Forbes gli permette di dedicarsi all’attività che ancora più gli piace legata alla sua creatura: quella di assaggiatore capo di quelli che chissà potrebbero diventare i nuovi panini da aggiungere al menù. Jimmy inoltre non ha dimenticato chi lo salvò dall’espulsione ai tempi del liceo, oltre a spendersi con una sua fondazione e numerose donazioni per sostenere borse di studio e i più svariati ambiti educativi e culturali. Nel 2008, infatti, ricorda il New York Times, ha donato 1 milione di dollari alla sua ex scuola superiore e ha chiesto che un edificio del complesso scolastico venisse intitolato proprio all’ex preside James Lyons. La scuola ha risposto che voleva usare anche il nome di Jimmy per quell’edificio: la sua storia avrebbe infatti potuto ispirare le vite di molti altri studenti.
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