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Selta fa rete con le università per il futuro del tech made in Italy

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Un’azienda tech che si rispetti basa il suo successo sulla capacità d’innovare. Deve pensarla così anche Selta, società attiva nel settore delle reti dell’energia, telecomunicazioni e della cybersecurity, che ha appena chiuso un importante accordo con le principali università italiane. La società, attualmente guidata dai commissari straordinari Stefano Crespi, Giovanni Fiori e Francesco Grieco, ha infatti ufficializzato l’accordo con il prestigioso Cnit, il Consorzio nazionale interuniversitario per le telecomunicazioni, che raggruppa 37 atenei del nostro Paese.

Nell’alveo dell’intesa c’è anche la collaborazione già attivata con l’unità di ricerca Cnit presso l’università di Tor Vergata a Roma, che creerà un laboratorio di testing all’interno dell’area ricerca e sviluppo dedicata alle telecomunicazioni, collocata nella sede di Tortoreto, nel Teramano. Selta sarà impegnata inizialmente nello sviluppo di soluzioni per l’accesso ottico disaggregato delle reti telco e, con piani di più lungo termine, anche su altri strati delle Software defined networks (San), ovvero le nuove reti con architettura agile in cui la gestione e configurazione della rete è separata dall’infrastruttura sottostante. Questo rende la rete stessa molto flessibile e dinamica, capace sia di supportare in modo efficace il cloud computing, sia di sfruttarlo per ottimizzare la gestione della rete stessa.

Sempre in questo ambito, Selta è diventata membro attivo della Open network foundation (Onf), l’organizzazione basata nella Silicon Valley che raccoglie importanti player a livello mondiale interessati all’evoluzione delle reti e ha già collaborato con l’unità si ricerca Cnit di Roma Tor Vergata. Con l’ateneo romano, tra l’altro, Selta inizierà un progetto che riguarda il settore della medicina in ambito militare.

I numeri di Selta

Nel frattempo, la società – che progetta e produce in Italia con le sue tre sedi di Cadeo, in provincia di Piacenza, Tortoreto e Roma – è ancora alle prese con le operazioni di vendita che dovrebbero concretizzarsi entro la fine dell’anno. Il governo italiano, attraverso la presidenza del Consiglio, sta seguendo da vicino il dossier Selta poiché le divisioni che fanno capo alla cybersecurity e, in parte, quella dell’energy automation, sono state poste sotto la protezione del golden power, il potere di veto speciale che l’esecutivo può porre su asset nazionali che ritiene strategici. Non è un caso, del resto, perché Selta ha nel suo portafoglio clienti tante società partecipate dallo Stato. Tra queste Terna, Enel, Ferrovie, Snam e il ministero della Difesa.

La società si è rimessa in carreggiata dopo un periodo di difficoltà e ha chiuso l’ultimo bilancio con un fatturato di poco superiore ai 19 milioni di euro. Per il 2020-2021, i ricavi sono previsti in crescita. L’attività è ampiamente ripartita, così come le nuove iniziative. Le prospettive di un mercato mondiale sempre più digitalizzato sono rosee per una società che ha i suoi punti di forza in settori ad alto valore aggiunto tecnologico. 

Ed è così anche se si pensa al super trend della sostenibilità ambientale. Selta, infatti, ha costruito negli anni una leadership nel settore delle cosiddette smart grid, dispositivi che permettono la gestione intelligente delle reti elettriche, che sono basate su fonti tradizionali e rinnovabili, consentendo l’ottimizzazione dei consumi e la riduzione degli sprechi. In questo campo, la società conta clienti importanti come Enel e Terna. I progetti futuri, invece, saranno rivolti a tematiche di manutenzione predittiva degli impianti per intervenire prima che questi, effettivamente, si guastino provocando disservizi.

La sicurezza informatica

Selta si è ricavata negli anni una posizione di rilievo nel settore della sicurezza informatica. Possiede infatti due laboratori specializzati, nelle sedi di Roma e Tortoreto, dedicati alle certificazioni informatiche di sicurezza degli impianti Common Criteria, riconosciuti a livello internazionale. La cybersecurity, infatti, è uno dei core business del gruppo, e i clienti si rivolgono a Selta per sottoporre i propri sistemi informativi a test di vulnerabilità agli attacchi: dall’analisi di sicurezza dei loro siti internet a quelle delle connessioni wi-fi, fino ai controlli su reti private interne e sulle applicazioni mobili. 

Per finire, non si può non parlare di smart working in periodo come questo. Già, perché sempre più aziende continueranno a praticarlo nel mondo post-pandemico e Selta, per questo, ha sviluppato Bravo, una piattaforma dalla quale le aziende di grandi dimensioni e distribuite possono trarre vantaggio implementando un modello in cloud privato, con un delivery dei servizi e una gestione della soluzione centralizzati.

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