Taylor Swift pare essere affascinata dai servizi streaming per creare contenuti originali. Ha da poco lanciato un concerto speciale e una sessione intima, uno speciale dietro le quinte, del suo ultimo album Folklore su Disney Plus. Questo progetto è stato pianificato e registrato durante la pandemia del coronavirus. E, Taylor ha anche diretto il primo video musicale dell’album, intitolato Cardigan, e il film speciale, girato nello studio di registrazione di Dessner’s Long Pond nello stato di New York a settembre. Aaron Dessner di The National ha co-scritto e prodotto 11 dei brani di Folklore e vi è anche una collaborazione col musicista Bon Iver.
“Folklore è un album realizzato completamente in isolamento. Io, Aaron Dessner e Jack Antonoff non ci siamo mai visti mentre stavamo collaborando e creando l’album insieme” ha detto Taylor a Good morning America. “Ma poi ci siamo incontrati nello studio di Long Pond e, per la prima volta, abbiamo creato questa musica insieme, suonandola, raccontandola” ha aggiunto. Non è la prima volta che Taylor Swift, una vera imprenditrice di se stessa fin da quando era ragazzina, si rivolge ai servizi streaming. All’inizio di quest’anno ha pubblicato il suo concerto City of lover esclusivamente su Disney Plus, e su Netflix ha lanciato il suo film Reputation Stadium Tour e il documentario Miss Americana.
Taylor Swift da ragazzina era già una star della musica country, creando un nuovo genere: una fusione di country tradizionale e moderno. Ha venduto oltre 40 milioni di album e 130 milioni di singoli in digitale. Nel 2019 il suo patrimonio è stato stimato a 360 milioni di dollari, mentre è stata nominata artista del decennio e artista dell’anno dagli American music awards e donna del decennio da Billboard. “Non ho più voglia di essere gentile a tutti i costi”, ha esordito con gli occhi azzurrissimi, capaci di fissare a lungo intensamente e con uno spirito curioso, quando l’abbiamo incontrata al Sundance film festival 2020, tra la neve di Park City, in Utah, alla première del suo documentario Miss Americana. “Mi sono resa conto che, per anni, ho avuto la personalità di un golden retriever, sempre a fare moine a tutti, come un cane, non importava come mi trattassero o cosa pensassero di me. Negli ultimi tempi, però, ho imparato a difendermi… Mi sono prefissata di sviluppare l’indole di una volpe, di essere più scaltra e astuta, ma anche, come un animale selvatico, di non fidarmi subito di chi incontro, di essere più cauta”, ha confessato.
Diretto da Lana Wilson, Miss Americana, ancora visibile su Netflix, racconta la sua vita, la sua carriera, ma soprattutto il suo essere donna e se stessa, al di fuori dei riflettori e della sua fama di star. La telecamera la segue nello studio di registrazione, come in momenti molto privati della sua quotidianità: la mattina senza trucco, con i suoi genitori, col nuovo fidanzato, con uno dei suoi amati gatti che, facendo le fusa, le salta sui tasti del pianoforte, rovinandole la melodia, mentre suona e compone. Si scopre la vita di una star dietro le quinte, ma anche quella di un’imprenditrice che ha saputo fare del suo talento, e perfino della sua fragilità, un’arma vincente che l’ha portata al grande successo e a saper conquistare un vasto pubblico. Quando si apre in un immenso sorriso tra l’ironia e la saggezza di chi sa bene cosa vuole dalla vita e quando comincia a raccontarsi, si scopre la sua grande determinazione, di andare anche contro tutti, se necessario, in nome della sua arte.
Il suo album Lover (2019) è stato, per la prima volta, una dichiarazione del suo attivismo politico, oltre che della sua evoluzione da ragazza a donna. E, il suo documentario Miss Americana è ispirato dal titolo di una canzone totalmente allegorica di Lover: Miss Americana & the Heartbreak Prince. “L’intero testo è una metafora di come io sia cresciuta come una patriota senza veri legami e come abbia dovuto confrontarmi con la mia iniziale ingenuità nell’era di Trump. Ci sono diversi messaggi tra le parole di come io vedo la politica e gli Stati Uniti al momento. Mi era stato detto che se non avessi preso posizione politica sarei piaciuta a tutti, ma sono arrivata a un certo punto in cui mi sono resa conto che dovevo parlare ed esprimere tutte le mie contrarietà alla politica di Trump. La musica, in fondo, è il modo con cui mi sono sempre espressa”, ha spiegato. Il documentario include pure la canzone Only the Young, che la Swift scrisse dopo le elezioni americane del 2018.
Ma come si è avvicinata Taylor Swift alla musica? “Sono stata educata dai miei genitori (Scott Kingsley Swift, un finanziere di Merrill Lynch, e Andrea Gardner Finlay, una casalinga, ndr) con tantissimo amore e con la consapevolezza che avrei potuto fare qualsiasi cosa avessi voluto. Per questo ho sempre creduto nei sogni. Sono nata a Reading, in Pennsylvania, e sono cresciuta con mio fratello minore Austin presso una fattoria di alberi di Natale, in mezzo alla natura. Mi sono trasferita successivamente a Handersonville, in Tennessee, per perseguire la mia carriera, esibendomi spesso a Nashville. E’ una città che adoro, dove spesso ci si trova dal vicino di casa a improvvisare musica, da tanto la gente la ama qui. Mi sono appassionata di musica country già a 6 anni, ascoltando brani di Dolly Parton, Le Ann Rimes, Patsy Cline. La poesia mi ha avvicinato ancora più alle melodie, perché ancor prima di comporre ho cominciato a scrivere. Leggevo versi di Shel Silverstein e i libri di Dr. Seuss, ma soprattutto avevo tantissime nuove idee. Le scrivevo su bigliettini di carta, adesso le annoto sul mio iPhone, che è sempre con me e in cui letteralmente sprofondo, quando sono in uno studio di registrazione, perché è lì che scrivo tutto. Quello che mi rattristava di più era però l’ansia di non poter realizzare i miei sogni, il pericolo che una canzone, le mie parole, potessero rimanere solo con me. Ho avuto da sempre il bisogno di condividere con gli altri. Penso sia la necessità di ogni artista. Altri musicisti che mi hanno ispirato sono stati Faith Hill, le Dixie Chicks, Shania Twain, Bruce Springsteen, Kris Kristofferson, Paul McCartney, Carly Simon, Emmylou Harris, The Rolling Stone. Sono cresciuta ascoltando poi alcuni artisti che erano tanto amati dai miei genitori come James Taylor, Def Leppard e Simon & Garfunkel”, ha ricordato Taylor Swift.
Ha un’idea anche molto precisa sul motivo di voler raccontare la sua storia e di sapersi aprire al suo pubblico. In fondo, è stato anche questo, la capacità di rivelare, senza pudori e ipocrisie, la sua vita privata nelle sue canzoni, il coraggio di aprirsi, con tutti i suoi pregi e difetti, per quella che è, che l’hanno fatta emergere e distinguersi, la poesia dei suoi sentimenti ed emozioni espressa in musica, che le hanno fatto conquistare il cuore della gente. “Come cantautrice, a 30 anni, a un buon punto della mia carriera ed evoluzione di artista e donna, sono ossessionata dal voler connettermi ai miei fan, perché so che come artista, come essere umano, ho una profonda relazione con la gente e le loro emozioni. Per questo ho la necessità di esprimere le mie nelle mie canzoni: la mia visione, come le mie delusioni amorose, di recente la mia posizione politica. Ho avuto la fortuna di avere molto successo, ma questo non mi rende diversa dagli altri. Anch’io soffro, ho gli stessi problemi di tutti. Inoltre mi devo confrontare col fatto che ogni volta che una storia d’amore finisce o litigo con un’amica o qualcuno mi critica, la mia fotografia viene sbattuta sulle prime pagine delle riviste scandalistiche. Ci tenevo a realizzare un documentario che fosse vero, che potesse avvicinarmi alle altre persone, non lasciarmi soltanto sul piedistallo della star, su un palcoscenico lontana da tutti. Per questo ho contattato Netflix per questo progetto, perché hanno una piattaforma vastissima che raggiunge la gente nelle loro case o su un iPhone, e per questo mi rivolgerò sempre più allo streaming e a nuovi metodi di comunicazione della tecnologia. Questo mi ammalia del potere della rete: poter raggiungere subito un pubblico vastissimo. E mondiale, senza confini”, ha concluso.
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