atalanta valorizza di più i giovani
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Atalanta regina d’Europa: nessun club ha valorizzato meglio i giovani negli ultimi 5 anni

atalanta valorizza di più i giovani
(Photo by Emilio Andreoli – Getty Images)

Da Bastoni e Kulusevski, ceduti rispettivamente all’Inter e alla Juventus per 31 e 35 milioni di euro, fino a Pessina e Gollini, ancora presenti in rosa. Nessuno in Europa, nell’arco degli ultimi cinque anni, è stato bravo come l’Atalanta nel valorizzare i giovani. A decretarlo è uno studio di AlixPartners, che Forbes.it ha potuto visionare in anteprima, focalizzato sui bilanci dei club del Vecchio Continente.

Ajax e Benfica sul podio insieme all’Atalanta

Come base dati sono stati considerati i valori del portale Transfermarkt, con la ricerca ristretta ai calciatori entrati in ciascun club prima del compimento di 23 anni e per i quali il valore di mercato è cresciuto di almeno 10 milioni di euro. Sono ben 16 i giocatori dell’Atalanta che rispondono a questi requisiti, a dimostrazione della capacità della società orobica nello scovare talenti e valorizzarli, spesso cederli per tenere in equilibrio il bilancio. Un destino, quest’ultimo, che tra gli altri ha riguardato anche tre ex Atalanta, Mancini (in direzione Roma), Kessie (al Milan) e il 18enne Diallo, che dal 1° gennaio passerà al Manchester United per 30 milioni.

In classifica seguono Ajax e Benfica, rispettivamente con 14 e 12 giocatori valorizzati. Proprio i lusitani svettano quando si passa a considerare l’incremento di valore di questi calciatori, pari a 463 milioni di euro, di cui 127 milioni incassati per la cession di Joao Felix un anno e mezzo fa all’Atletico Madrid e un altro centinaio tra Cancelo e Ruben Dias (entrambi al Manchester City). Mentre tra i lancieri spiccano le cessioni di De Ligt e DeJong (entrambi pagati 70 milioni, il primo dalla Juventus, il secondo dal Barcellona).

Ai piedi del podio il Salisburgo, con dieci calciatori valorizzati sopra i 15 milioni di euro, tra cui la stella Szoboszlai, che il Milan potrebbe acquistare in estate per una cifra intorno ai 25 milioni, seguito dal Lipsia, che ha in rosa Upamecano, uno dei difensori più corteggiati d’Europa e con un valore stimato in 40 milioni di euro.

Ci sono due modelli vincenti: da una parte i forti investimenti nei vivai, con la capacità di individuare i talenti e inserirli nella propria academy mentre frequentano ancora la scuola dell’obbligo, dall’altra lo scouting, con la disponibilità a spendere sì, ma con giudizio, sui 18-20enni più promettenti. “L’Atalanta e l’Ajax adottano un modello misto, mentre il Lille e le squadre in orbita RedBull, come il Lipsia e il Salisburgo, hanno la loro forza in uno scouting all’avanguardia, racconta Filippo Guidotti Mori, director di AlixPartners. 

Al Napoli lo scudetto dei conti

Un altro capitolo dello studio è dedicato ai costi operativi, come spese mediche, costi amministrativi, centro di allenamento e stadio. Si tratta di un ambito solitamente trascurato dalle altre analisi di bilancio (che preferiscono concentrarsi sugli stipendi dei calciatori), ma che ha un certo rilievo, dato che vale il 30% dei ricavi. Secondo l’analisi di AlixPartner, il club più virtuoso su questo fronte è il Napoli, che si ferma al 17%, mentre Juventus e Inter sono intorno al 30%, Roma e Milan oltre il 40%, con il picco costituito dalla Sampdoria (53%).

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“Contenere l’incidenza dei costi operativi è fondamentale per garantire alle società una crescita sostenibile e liberare risorse per gli acquisti”, spiega l’esperto. Che sottolinea come su questo fronte vi sia bisogno di un’iniezione di managerialità nella Serie A. Come spiega il managing director di AlixPartners, Piero Masera, per il quale l’attuale ingresso dei private equity nel settore (a cominciare dall’accordo con la Lega Calcio per commercializzare i diritti Tv) il faro si sposterà sempre più sulla capacità di gestire i club. “Per questo assistiamo all’introduzione nei club di nuove professionalità che vengono da altri settori – come hospitality, consumer goods, retail – e che hanno alzato il livello manageriale”, racconta. “Bisogna però evitare il rischio che l’aspetto finanziario prevalga rispetto alla performance sul campo. Anzi, la performance finanziaria deve essere al 100% funzionale al conseguimento dei migliori risultati sul campo. Una vittoria in Champions League vale più di qualsiasi taglio dei costi: si riducono gli sprechi e i risparmi si investono per massimizzare i risultati sul campo”.

Sostenibilità finanziaria a rischio

Queste analisi si fermano agli ultimi bilanci pubblicati, quelli relativi al 2019, che non risentono della recessione scatenata dalla pandemia da coronavirus. “Alla luce dell’attuale situazione di crisi economica e finanziaria, la maggior parte dei club deve necessariamente rivedere l’intera struttura dei costi per recuperare risorse nel breve periodo”, sottolinea Guidotti Mori.

Qualcosa si è già visto nell’ultima campagna acquisti con i primi cinque club italiani per fatturato che hanno ridotto del 38% gli esborsi, ma il peggio deve ancora avvenire. Del resto lo ha detto di recente anche un manager esperto e prudente come Beppe Marotta, secondo il quale “il calcio italiano rischia il default”. L’ad dell’Inter si riferiva alla Serie A, ma nei campionati minori la situazione è anche peggiore, dato che i ricavi in quest’ultimo caso sono fortemente legati agli incassi degli stadi. Che sono chiusi per l’emergenza sanitaria e chissà quando torneranno a riempirsi.

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