Articolo di Robert Olsen apparso su Forbes.com
Venerdì, il presidente degli Usa, Donald Trump, ha firmato un disegno di legge che potrebbe rimuovere le società cinesi dagli indici di borsa statunitensi (delisting), se le autorità di regolamentazione non saranno autorizzate a rivedere il loro audit finanzario.
L’Holding Foreign Companies Accountable Act richiederà alle società di dimostrare che non sono né di proprietà, né controllate da un governo straniero. Inoltre, consentirà al Public Accounting Oversight Board degli Stati Uniti di rivedere i loro conti finanziari. Anche se il disegno di legge può essere applicato a società di qualsiasi Paese (al di fuori degli Stati Uniti), tuttavia è chiaro che è stato immaginato per colpire società cinesi, come Alibaba Group, Pinduoduo e PetroChina. Le aziende hanno tre anni di tempo per conformarsi ai requisiti, prima di rischiare di perdere l’accesso ai mercati azionari statunitensi, una fonte fondamentale di capitale per le società.
Il disegno di legge aumenterà quasi sicuramente le tensioni tra Cina e Stati Uniti, mentre Donald Trump si prepara a lasciare l’incarico il mese prossimo. Le autorità del Dragone Rosso hanno impedito a lungo alle autorità di regolamentazione estere di controllare le società di contabilità locali, affermando di essere preoccupate per la sicurezza nazionale.
Passato alla Camera con un voto unanime, dopo che a maggio era passato al Senato (sempre con voto unanime), la legislazione americana non fa altro che esprimere una vera e propria linea dura contro la Cina. Aspetto che quest’anno, visto il continuo acuirsi delle tensioni tra le due maggiori economie mondiali, ha ricevuto un chiaro e deciso sostegno bipartisan.
Prima che il presidente Donald Trump firmasse il disegno di legge, il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, ha detto ai giornalisti: “Questo minerà la fiducia degli investitori globali nella borsa americana e, contestualmente, ne minerà la sua posizione globale e danneggerà gli interessi degli Stati Uniti”.
In previsione che il disegno di legge diventi a tutti gli effetti legge, le società cinesi hanno deciso di dar vita a quotazioni secondarie a Hong Kong, come copertura contro il potenziale divieto di negoziazione delle proprie azioni negli Stati Uniti.
Alibaba, NetEase e Yum China hanno già quotato le loro azioni a Hong Kong. La borsa della città cinese terminerà l’anno come il secondo mercato più grande al mondo, in termini di Ipo, dopo aver raccolto un totale di 50 miliardi dollari in nuove quotazioni, secondo i dati compilati da Kpmg.
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